Diciannove.

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Lutto.

Venere sorseggiava il vino rosso in piedi accanto a Regulus mentre aspettavano gli altri Mangiamorte che pian pian arrivavano, chi si accomodava, chi si metteva a chiacchierare da quale parte della sala

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Venere sorseggiava il vino rosso in piedi accanto a Regulus mentre aspettavano gli altri Mangiamorte che pian pian arrivavano, chi si accomodava, chi si metteva a chiacchierare da quale parte della sala.

Regulus teneva una mano salda sul suo fianco per proteggerla, nonostante lei gli avesse detto più volte che non c'era bisogno.

Dopo aver visto la piccola bambina di Lily morire, non era più sicura di niente. A casa c'era spesso un silenzio tombale e lei non lo sopportava.

Sentiva Voldemort bisbigliare con il suo serpente poco più in là rispetto a dov'era lei.

Lo trovò assurdo. Capiva alla perfezione le parole di Nagini, nemmeno una sillaba di Voldemort. Proprio perché lei e il serpente erano della stessa razza.

Posò la testa sulla spalla di Regulus e sospirò chiudendo gli occhi, lui le baciò la fronte. Ormai i Mangiamorte erano abituati a quei piccoli scambi affettuosi e dovettero ammettere che più di due fratelli non sembravano.

Avevano nei loro occhi quel tipico affetto che si regalava ad un fratello o un figlio. Niente di più e Voldemort, in ogni caso, aveva messo a tacere ogni diceria.

Per due motivi, il primo che era che gli servivano troppo entrambi per poterli perdere per stupidaggini ed il secondo era ovviamente che conosceva la natura del loro rapporto già da prima che Venere diventasse Mangiamorte.

«Mio piccolo Maledictus, Regulus.» li salutò avvicinandosi e Venere sentì Nagini sussurrare sul fatto che sembrasse estremamente triste. Così tirò su un sorriso guardandola.

Le due alla fine non erano così diverse. Aveva parlato allungo con Nagini e aveva scoperto in lei quella che un tempo era una persona splendida, era stata innamorata, ma lui non era stato abbastanza fedele ed era passato dalla parte di Grindelwald.

Quando aveva provato a dirle di essere dispiaciuta lei l'aveva fermata. “Non biasimo colui che chiamavo Credence per essere passato dal lato di Grindelwald, ha sempre voluto sapere la verità e lui gliel'ha promessa e data. Solo che poi si pentito ed ha provato a tornare da me. Come saprai Venere, il nostro tempo è limitato, il mio era scaduto. Ma ho serbato il mio rancore e la mia sete finché non ho conosciuto il nostro signore, lui si che mi capì e mi aiutò.”

Voldemort alzò lo sguardo verso Venere con un sorriso leggero, trovava eccitante il pensiero che le due si potessero capire. Solo loro due, in qualunque forma e le parole le une dell'altra alle loro orecchie giungessero come una lingua universale.

«Mio signore.» dissero in coro i due.

«Vedo, che manca Severus. Né sapete qualcosa?»

Venere annuì subito, avevano deciso insieme come agire.

«Si, mio signore. Al momento vive in casa mia lontano da tutti i babbani, si è sentito male questa notte, prometto che riferirò fedelmente ogni lettera.» parlò seriamente e Nagini le diede ragione.

Venere la guardò e per un attimo le vennero gli occhi lucidi pensando a sua madre, perché Nagini aveva un coscienza lucida e sua madre se n'era andata per sempre?

Voldemort lo notò e le lesse il pensiero.

«Vieni Venere, tu resta qui.»

Venere lo guardò confusa ma lo seguì. Uscirono dalla stanza ed entrarono in un'altra.

In quella c'era c'era un gabbia coperta da un telo, Voldemort posò le mani ossute sulle sue spalle e le tenne ben salde.

Amycus Carrow tolse il telo e lei vide immediatamente un canarino.

Girò la testa verso Voldemort con gli occhi lucidi.

Non hai ancora visto niente bambina.” sibilò Nagini avvicinandosi alla gabbia ed un urlo venne cacciato dall'animale, ma non era un urlo qualunque, uno umano.

“Sta lontano da me schifoso serpente.” pronunciò il volatile e Venere si sentì morire dentro finendo con l'appoggiarsi al Signore Oscuro, il quale mollò la presa sulle spalle e la tenne per i fianchi.

«Apri la gabbia Amycus.»

Il Mangiamorte eseguì e da quella volò l'animale che però poco dopo fatturato trasformandosi in una splendida donna molto simile a Venere.

«Allora, Julia. Quando pensavi di dire a tua figlia la verità?» pronunciò lui e Julia guardò la figlia a bocca aperta.

La verità è che è ancora ben lontana dalla sua età, semplicemente non ti amava più.”  spiegò Nagini.

Persino Amycus Carrow riuscì a provare un po' di pena. Era indifesa, tremante, le guance solcate dalle lacrime.

«No, amore mio, Venere. Credi alla mamma, non andò così.»

«Si invece. Me lo ricordo hai detto a Silente che eri pronta, pronta per andartene. Ho sempre creduto che fosse stata la maledizione, invece tu non mi volevi. Nemmeno io voglio figli, ma per non condannarli a questo ignobile destino.» ringhiò.

«È ora per te di toglierti un piccolo peso, mio dolce Maledictus.» le sussurrò all'orecchio. «Uccidi la donna che dovrebbe essere tua madre.»

Venere brandì la sua bacchetta di abete e la puntò verso sua madre. Chiuse gli occhi e fece un pronfodo respiro, era diventato il suo modo per spegnere tutto già da qualche giorno, quando aveva aiutato Lily.

«Avada Kedavra.» pronunciò decisa.

Il corpo di sua madre ricadde a terra privo di vita dopo un urlo.

«Ed ora sei veramente benvenuta tra le mie fila Venere Hadley.»

Insieme tornarono alla riunione, Regulus la guardò preoccupato, soprattutto quando si sedette alla destra di Voldemort, ma in lei non c'era nulla. Nei suoi occhi e sguardo. Solo vuoto.

𝓥𝓮𝓷𝓮𝓻𝓮. // 𝓙𝓪𝓶𝓮𝓼 𝓟𝓸𝓽𝓽𝓮𝓻Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora