ASTRO

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Ottobre aveva portato con sé un clima pungente, eppure non ne percepivo il freddo. Mi sentivo come in un limbo, a dire la verità, non avvertendo nemmeno alcun tipo di calore. Ma la cosa non mi preoccupava. Ero troppo occupata a osservare le foglie d'autunno scivolarmi addosso, smosse dalla leggera brezza che passava attraverso i rami degli alberi. Quei meravigliosi colori mi mettevano una tale allegria!

Riaffiorava la stessa, identica gioia che provavo da bambina, quando giocavo in mezzo al fango di quello stesso parco, sporcandomi dalla testa ai piedi. Ripensandoci, riuscivo ancora a sentire mamma gridare: «Vanessa, ma come ti sei conciata?!» durante il tragitto verso casa.

D'improvviso, però, il mio umore s'incupì.

Alzai la testa dallo schienale della panchina su cui sedevo. Per un breve momento, riuscii a captare il freddo penetrante.

Chiusi gli occhi. In una frazione di secondo, il paesaggio iniziò a vorticare nella mia mente: diversi monumenti mi sfrecciarono davanti, tra questi ero certa di aver riconosciuto il London Eye; poi rallentai di fronte ad altri edifici famosi e, infine, mi fermai alla stazione di Charing Cross.

Quando riaprii gli occhi, non so come, mi ritrovai lì per davvero.

All'istante mi sentii parecchio disorientata. Non era la prima volta che avvertivo questa percezione, a dire il vero stava diventando sempre più frequente; tuttavia, in quella circostanza non le diedi valore: Samuel si era appena materializzato come per magia a una spanna dal mio volto.

Si stringeva nel suo pesante cappotto nero, tentando di riscaldarsi le mani arrossate. Il venticello gli accarezzò con dolcezza la guancia, laddove le lacrime gli rigavano il pallido viso.  

Lo sguardo del tutto perso. 

«Sam. . . cosa succede?» gli chiesi. «Va tutto bene?»

I suoi occhi cerulei, evidenziati dal gonfiore, rimasero privi di luce mentre mi guardava silenzioso.

«È tutto ok?» domandai di nuovo; ma, ancora una volta, non ricevetti risposta.

Sembrava avere la testa brulicante di pensieri.

«Perché non mi rispondi?!» sollecitai afferrandogli un braccio, intenta a tutti i costi a ottenere una risposta. «Ho fatto qualcosa di male?»

Inaspettatamente, la mia mano lo oltrepassò.


«Sam. . . Sam, ho fatto forse qualcosa di male? Dimmelo Sam! Ho fatto forse qualcosa di male?»

«Anita!»

Mi svegliai, scossa dai brividi. Il sudore che mi imperlava la fronte.

«Si può dormire in santa pace per una volta?» mi urlò contro Victoria.

Subito cacciai la testa sotto il cuscino, infastidita dalla rumorosa "sveglia".

Fa' che si calmi pregai, premendo la federa più forte che potevo sulle mie orecchie.

Il frastuono continuò: «Sempre la stessa storia! Sam di qua, Sam di là. . . quando la smetterai. . .?»

Ma ormai non la ascoltavo più. Le parole rimbombavano nella stanza senza alcun senso.

«Va bene, va bene. Mi dispiace» sbraitai, emergendo da sotto le lenzuola e poggiando i piedi nudi a terra: di colpo altri brividi di freddo mi percorsero la schiena. «Ma si dà il caso che non lo faccia di proposito; quindi, ti supplico, taci!»

Premetti una mano sul capo, che mi doleva parecchio. Dopodiché, notai Victoria scrutarmi impassibile.

«Ti esce il sangue dal naso» disse infine e si ridistese nel letto, dandomi le spalle.

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⏰ Last updated: Feb 28 ⏰

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