CAPITOLO 5 - LA PUREZZA DELL'ARGENTO RESISTE ALLA CORROSIONE DELL'ANIMA

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Mentre nella sala del re, il mormorio delle voci si intrecciava con lo sfondo, fuori, il giovane principe si trovò catturato da un momento di intima contemplazione. Allungò la mano delicatamente posandola fra i capelli bianchi con riflessi argentei, e non grigi come quelli di re Aprum, ma propio di puro argento, che accarezzandoli con una dolcezza quasi passionale, parevano gemme preziose da custodire nel tempo. La mente del principe vagò verso ricordi d'infanzia, quando, spinto dalla curiosità, aveva segretamente raccolto alcuni di quei capelli caduti, sperando di rivelarne il segreto nascosto del loro colore. Ma ogni tentativo era stato vano, a causa della servitù che gli impediva di continuare la raccolta una volta scoperto, e il colore esatto di quei fili rimaneva avvolto nel mistero.
Avvicinandosi al volto, il giovane principe scese lentamente lo sguardo, desideroso di catturare ogni minimo dettaglio, incerto se avrebbe mai avuto l'opportunità di osservarsi nuovamente. I tratti del viso erano così lineari e puliti, contornati da una carnagione così bianca da sembrare quasi estranea a lui.Da quando era nato persino gli specchi d'acqua gli erano stati proibiti per paura della sua immagine riflessa, convincendolo che il suo viso potesse destare turbamento e disgusto negli altri. Era quindi arrivato a conclusione, dopo anni di trattamenti schivi e impauriti, che la sua immagine non corrispondesse ai canoni di bellezza comuni e di conseguenza non aveva mai cercato di ribellarsi ma solo trattenere quel minimo di dignità che il suo rango gli concedeva.Spesso infatti pensava a quanto era fortunato a essere nato nel castello e non tra le vie popolari della città.Ora però l'immagine riflessa nello specchio portava a un capovolgimento delle sulle certezze. Ogni suo pensiero era tornato in discussione portando la mente a essere sommersa da mille domande. Perché i genitori avevano emanato quel decreto? Perché ogni persona che lo guardava negli occhi si inquietava? Perché coprire gli specchi?Ogni domanda che si arrovellava nella testa del principe doveva essere risolta; ma prima di tutto mentre Lupus scrutava ogni centimetro del suo corpo, capì il perchè di tale inquietudine. I suoi occhi non erano normali, erano di un altro colore, un colore che non aveva mai visto fra gli ospiti del castello.Erano grandi occhi espressivi ma tuttavia privi di colore, erano come appannati, come se la nebbia gli avvolgesse. Tutto il suo corpo era chiaro come il latte, persino i suoi occhi. Dai libri che aveva letto sulle creature mitologiche, parevano quelli di uno spirito.Persino il principe scattò quando li vide, fece un sospiro per prendere coraggio, e cercò di portare indietro con la mano i capelli, per valorizzare gli occhi, così lisci e sottili, che sembravano quasi una matassa preziosa da sfruttare per creare un ricamo. Ad incorniciare gli occhi delle folte sopracciglia marroni, quasi nere, andavano a dare al giovane principe un viso brillante. Lepus si avvicinò allo specchio "Se pensano che tu sia un mostro solo per questi occhi, non sanno cosa si perdono, io invece potrei abituarmici a questi occhi".In quel momento fuori dalla sala dei banchetti, in uno dei corridoi del castello della casata Novira, il giovane principe ritrovò un attimo di pace. Si riconobbe nei suoi riflessi, abbraccio la propria immagine e piantò per la prima volta il seme della certezza che quella straordinaria diversità poteva essere una forza, non una debolezza, riempiendo il suo cuore di determinazione. "Avete paura dello spirito eh?, ebbene madre è il momento che il popolo cominci a vedere chi è il suo futuro re!".In quel fugace momento di introspezione, mentre i minuti correvano tra quei quesiti e vittorie, Lepus si accorse di aver per un attimo scordato il motivo della sua angoscia. Si arrestò nel suo gesto sciocco, smettendo di toccarsi il volto e sorridere in modo malizioso, mentre delle lacrime di gioia scendevano sulle gote rosate. Gli occhi fissarono lo specchio ancora più intensamente e lo fecero avvicinare ancora di più verso la parete. In quella sequenza di riflessioni, ciò che aveva spinto il principe a compiere quel forte gesto, capace di scatenare il dissenso della regina, a un tratto torno alla luce. I suoi intenti, le sue insicurezze che fino ad allora erano rimaste remissive per paura, erano balzate fuori con determinazione per il continuo incubo che avveniva ogni notte, quando Lepus si coricava nel letto. Ogni notte quegli occhi gialli, che brillavano nel buio della notte, lo chiamavano a sè, ripetendo sempre la stessa frase. Con il suo volto a pochi centimetri dallo specchio, le parole uscirono dalle sue labbra sussurrate, svelando la domanda che aveva segretamente tenuto per sé da quando erano iniziati quegli incubi, che in linea col pensiero del Marchese, erano nati propio quando quelle piante da germogli erano diventati veri e propi fiori. Lepus continuando a guardarsi allo specchio, come per minacciare il suo stesso riflesso, fece uscire una frase dalle sue soffici labbra che lo perseguitava durante la notte < "Tutto solo per questo" eh? Intendevi il mio riflesso, begli occhi gialli?>. Un breve attimo di silenzio sembrò frizzare il tempo, come se aspettasse che lo specchio stesse per rispondere a quella domanda. Ma non vi era suono, solo una tensione di emozioni represse al quale Lepus stava dando libero sfogo. I secondi passavano ma nessuna risposta, provava come una ricerca di verità celata in un'enigmatica risposta.Quegli occhi erano lo stavano spaccando in due dalla curiosità e dal timore, i suoi stessi occhi lo turbavano. Portò una mano davanti a loro e provò comprendolo uno per volta a constatare, se riusciva a vedere da entrambi. Il suo colore lo faceva apparire cieco, eppure, vedeva benissimo.Prima che potesse dar seguito a quei pensieri, notò che il silenzio che echeggiava nel palazzo non era poi così normale. Le voci nella sala dei banchetti si placarono, e suo padre, stava uscendo dalla porta adiacente. La situazione richiese prontezza, e Lepus si affrettò a coprire lo specchio, non più cucito, appoggiandolo solamente, in modo da far credere che non fosse stato toccato, o almeno non da lui. Lepus corse via prima che il padre lo notasse con passo svelto e leggero, come lui aveva imparato a fare. I suoi capelli si muovevano leggendari al vento, liberi dal cappuccio rosso, come un vessillo di fierezza. Gli occhi biancastri erano pieni di luci e speranza, rispecchiavano la sua anima ardente. Con questo nuovo spirito e allo stesso tempo il desiderio di nascondersi dal padre, svicolò tra i corridoi per dirigersi ad affrontare la sua prossima sfida che avrebbe dato luce ai quesiti che si era portato dietro in tutti questi anni. Era giunto il momento di affrontare sua madre, anzi la regina Agatha, e di pretendere risposte a ciò che da troppo tempo agitava e faceva palpitare il suo cuore. Voleva sapere tutto sul perché di quei sogni, il motivo di tutti quei segreti, della sua reclusione nel castello e il perché delle sue "crisi" dovute dal sole. Non vi era più spazio per l'incertezza o il timore di fronte alla verità. Lepus si sentiva straordinario e unico, ma non negativamente come aveva pensato in tutti questi anni. Il percorso verso la verità era a pochi passi da lui, alla fine del corridoio, oltre la porta di ciliegio adornata da foglie d'oro, c'era lei sua madre Agatha, la fiera quanto glaciale regina di Novira.

IPERICO - tutto nasce da un sognoWhere stories live. Discover now