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Il tutto ebbe inizio a gennaio, nell'anno 2024.

La ragazza s'era appena destata da un lungo sonno, il giorno prima aveva avuto la notizia che non avrebbe più dovuto lavorare nel posto in cui era stata da poco assunta. La cosa l'aveva alquanto scossa, tanto che aveva cominciato a chiudersi a riccio e accumulare parecchia ansia e malumore.

A rassicurarla, però, c'era il fatto che qualche giorno dopo avrebbe avuto un appuntamento con la propria terapista di fiducia; perciò, avrebbe sfogato con lei tutte quelle emozioni negative che la stavano tenendo bloccata a letto. Corvino, che s'era appisolato sulle sue gambe durante la notte, alzò il capo e la guardò con occhio serio, quasi come se volesse dire che da lì non si sarebbe mosso per nessun motivo al mondo. «Mi spiace piccolo, ma ho promesso a Giulia che sarei andata a lezione oggi. Non puoi tenermi anche questa volta in ostaggio.», lo disse ridacchiando e accarezzando il gatto che nel mentre continuava a fissarla in silenzio. Lo prese poi di peso e lo spostò sull'altro lato del letto, il tutto mentre lui la giudicava con lo sguardo.

Uscì dalle coperte con uno scatto energico e dopo essersi resa conto di essere in ritardo, iniziò a correre da tutte le parti. Andò in bagno a lavarsi i denti, il viso e truccarsi. Mise il suo solito maglioncino grigiastro, dei pantaloni larghi color terra e delle scarpe nere da ginnastica. Si pettinò i capelli, ma non avendo il tempo di sistemarsi le trecce decise di andare a scuola con i capelli sciolti. Raccolse da terra la propria ventiquattrore e dopo aver controllato che Corvino non la stesse seguendo sgattaiolò fuori casa.

Finì di mettersi addosso il proprio cappotto invernale e caldo, poi iniziò a camminare verso l'auto, non accorgendosi di essere seguita dal suo piccolo amico peloso. Ignara della cosa mise le chiavi nel quadrante e partì verso casa dell'amica. Una volta arrivata di fronte alle porte del giardino, parcheggiò e con un movimento svelto prese il proprio cellulare in mano. Digitò il numero di telefono che ormai aveva imparato a memoria e dopo una serie di squilli continui e varie chiamate andate non a buon fine, Giulia rispose. «Sono qui, dammi un secondo! Sempre così di fretta!», la telefonata durò poco, subito dopo, infatti, venne chiusa dalla ragazza stessa.

«E poi sarei io quella sempre in ritardo. Tu che dici Corvino?», si voltò parlando al gatto, quasi come se fosse consapevole che lui si trovava lì nonostante i suoi tentativi di non farlo uscire di casa. «Aspetta un attimo! Tu che ci fai qui?», passò la sua mano fredda, dalle dita affusolate e lunghe sul pelo morbido e caldo dell'animale. «Non riesco a prendermela con te, non riesco proprio. Sei troppo adorabile.», sospirò accendendosi l'ennesima sigaretta e guardandolo con la coda dell'occhio mentre abbassava il finestrino alla sua sinistra. «Ormai dovrei rinunciare nel tentare e ritentare di tenerti in casa. Tu ormai sei la mia ombra, il mio angelo custode, la mia spalla.»

«E io cosa sarei, scusa?», disse Giulia, la migliore amica della ragazza che s'era affacciata al finestrino che la stessa aveva appena abbassato per poter fumare e non far rimanere la nebbia nell'auto. «Buongiorno, comunque.», lo disse sorridendo, ma si vedeva benissimo ch'era stanca e provata. Le due, infatti, erano rimaste quasi tutta la notte sveglie a studiare per uno dei tanti esami che avrebbero poi svolto in quel periodo di sessione.

La ragazza ridacchiò ricambiando il saluto e il sorriso, poi continuò. «Tu sei...diciamo che sei la mia spalla umana, lui è la mia spalla felina. Siamo un perfetto trio, non trovi?», l'amica annuì non aggiungendo altro. «Oggi, comunque...», esordì la stessa, «...dovrebbe esserci il nuovo professore di pittura, finalmente quella mummia di Roselli –non era questo il suo vero cognome, lo storpiavo ogni volta per errore– se ne va in pensione. Non che le sue lezioni mi dispiacciano, anzi, è anche bravo a spiegare e insegnare, ma i suoi modi di fare con noi sono rimasti a quando c'era il duce. È anche un po' nostalgico, sai che l'hanno beccato con il busto di tu sai chi in casa? Non dico che non me l'aspettavo, ma a dir la verità mi ha stupita come cosa.» Nel mentre continuava a guidare, pensando e ripensando a quanto le persone possano sempre sorprendere, che sia in bene o in male.

La Morte Del PettirossoWhere stories live. Discover now