Terra di misteri

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Serafine aveva appena finito di raccontare seduta su una colonna di sette volumi di Proust, quando l'amico Michael si alzò e iniziò a spostare carte nella stanza che mostrava ancora tracce del recente incendio.

- Eccoli! - Disse mostrandole alcuni pezzi di pergamena con i simboli che lei aveva usato per i propri tatuaggi - Li avevo trovati dal robivecchi del paese, questi sono frammenti di un libro pre medioevale che qualche monaco amanuense ha copiato su questa pergamena. Magari mille anni fa e più, vedi qua? Si vede che sono stati strappati da una pagina più grande da qualche scellerato che non ne capiva il valore... chissà che storia raccontavano!

Lei li prese in mano e indicò:

- Questi due: davanti alle figure alate in alto sulla pianura...

- Le Silfidi - Chiarì Michael.

- ... sì, quelle, mi sono concentrata su questi simboli d'aria e di nuovo si sono come accesi e in quel momento mi sono sentita, come dire, leggera, padrona del vento, volatile!

- Una picciona, insomma!

Rise, contenta che lui non si sconvolgesse per questi eventi incredibili. Già turbata lo era lei, a chiedersi cos'era diventata, e ringraziava che lui fosse più rilassato.

- Conseguenze, dicevamo. Non esiste un potere che non abbia un effetto da qualche parte: le silfidi sono elementali dell'aria, richiamati dai picchi di energia sollecitati da te per alzare i turbini.

- Ma sono esseri buoni?

- Non ci sono buoni o cattivi, a livello degli elementi: per una silfide una fiamma è da spegnere, per farlo potrebbe scatenare una disastrosa tromba d'aria. Sono esseri terribilmente potenti ma credo anche incoscienti dei nostri piccoli problemucci...

- Ma dove stanno? Perché sono venute fuori?

- Mi piacerebbe trovare il libro originale: si dice siano nei gorghi, nei turbini, negli incendi o nelle faglie terrestri. Là le energie degli elementi sono enormi, i tuoi tatuaggi le concentrano per farti fare cose incredibili e loro le percepiscono da lontano.

- Ma devo averne paura?

- Secondo me sarebbe sano. Non usare i tatuaggi se non in emergenza, altrimenti non hai idea di chi potresti trovarti dietro.

***

A Serafine non sembrava giusto, ma di sicuro non lo disse a lui, che sembrava così serio... ma che ne sapeva? Aveva giusto raccontato storie prese a caso nel mucchio dei suoi libri.

Rognò così lungo tutta la strada, un po' indispettita, un po' stanca, ma anche ansiosa di riusare le sue magie.

-Tsè, sarei una picciona....

Prese un pullman che la portò in campagna dai suoi, li salutò e poi si allontanò dalla casa a cercare un posto. Il gatto nello zaino mugolava, ma se cercava di metterlo a terra teneva le gambe dritte come ad allontanarla da sé.

Arrivò in un vecchio casolare diroccato che stava a mezz'ora di passeggiata dai suoi, si sedette su un muretto a rimuginare.

Ma sì! Questa casa aveva un grosso problema, era mezza distrutta! Michael aveva detto di usare i poteri solo per emergenza e per aiutare! Adesso non stava pensando per sé, non ci guadagnava niente, quindi era sicuramente autorizzata. Si girò a destra, poi a sinistra, guardò il gatto che aveva il cipiglio così nero che manco si vedeva la sua stellina.

- Tutti d'accordo?! - Nessuno rispose, ovviamente, tantomeno il micio.

Aspettò altri cinque minuti, poi salì sul muretto con le braccia allargate per non perdere l'equilibrio. Respirò a fondo, pensò ai quattro elementi, ma soprattutto alla terra e cominciò a cantilenare:

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