«Senti, Liam, io non sapevo dove tu abitassi o dove studiassi, non volevo perseguitarti se è questo ciò che stavi pensando, e dopo tutto questo tempo per te è il modo di salutarmi? Così?» sbottai infastidita.

Si portò una mano all fronte e lo vidi cercare di trattenersi. «Come avrei dovuto salutarti, quadrifoglio? Avresti voluto un saluto del tipo "Ma ciao! da quanto tempo tesoro mio, mi sei mancata tantissimo, non vedo proprio l'ora di vederti ogni giorno, vieni ad abbracciarmi!"» Rise prendendosi gioco di me, non era affatto cambiato.

Mi aveva chiamata ancora una volta quadrifoglio un nomignolo che utilizzava quando da piccoli lui mi prendeva in giro, non avrei mai pensato che se lo ricordasse ancora, e l'idea di sentirlo nuovamente mi infastidisce parecchio, ma non me ne curai.

«Sei il solito stronzo», mi scappò. Non ero solita ad usare certi termini, ma lui mi faceva sempre arrivare al limite. Ogni volta.

«Non sono mai cambiato. E non cambierò nemmeno per te».

«E chi ti ha detto che devi cambiare per me?» incrociai le braccia e lo guardai con atteggiamento di sfida. dovevo farmi valere e fargli capire che io sono cambiata.

«Ma guarda un po'. Cambi personalità da un momento all'altro? Soffri per caso di qualche disturbo?» Tentò di sfidarmi con un sorriso tirato. Lo odio. «Oppure...» Avanzò verso di me e la nostra distanza quasi si azzerò. riuscivo a sentire il battito cardiaco rimbombare nelle orecchie, non so dove si trovava, se nello stomaco, in gola, o chissà dove. «... Stai cercando di giocare?» Continuò con gli occhi saldi sui miei.

Aveva evidenziato l'ultima parola. Ma cosa intendeva con giocare?

Corrugai le sopracciglia e lo guardai confusa, cercando di capirci qualcosa dentro ai suoi occhi, purtroppo, però, non ci trovai nessuna risposta.
Sapevo capire le persone, ero molto empatica con tutti.

Ma non con lui.

Con Liam tutto è diverso, se gli si sta affianco il mondo cambia, le persone spariscono ed esiste un unico mondo, come se fossimo in un'altra realtà e nessuno può vederci.

«Giocare?» Gli domandai finalmente incredula dopo secondi quasi interminabili. Mi ero persa nei suoi occhi inconsapevolmente senza accorgermene.
Che idiota.

Sbuffò e improvvisamente il suo atteggiamento cambiò, se prima nei suoi occhi c'era una piccola luce tra tante ombre, ora vedo solo l'oscurità.
La mascella era nuovamente testa e il respiro quasi gli si mozzò.

Ero visibilmente nervosa non sapendo che gli fosse preso.

«Liam... » Tentai in qualche modo di attirare la sua attenzione, sembrava da un'altra parte tranne che qui, vedevo la sua mente viaggiare altrove, mi stava spaventato tanto che iniziai a tremare. «Liam, mi stai spaventando, per favore...»

Niente da fare. Era immobile, la mascella sempre più tesa, le mani sono chiuse a pugno e le stava stringendo così forte che le nocche erano bianche come il latte.

Stavo andando nel panico più totale, cercai di pensare a cosa ho detto di sbagliato ma non riuscivo ad arrivarci.

ricordai i suoi occhi cambiare e le sue pupille rimpicciolirsi quando pronunciai la domanda "Giocare?", si staccò da me distanziandosi e guardarmi con terrore.

Mi avvicinai ancora a lui cercando la sua attenzione. «Liam, ascoltami...» lo toccai e sussultai quando mosse il braccio con violenza per impedirmi di toccarlo.

i suoi occhi saettarono sui miei, spalancati e profondamente bui.

Ebbi un tuffo al cuore. Che cos'ho di sbagliato? Perché puntualmente rovino sempre tutto?

Cocci Di Vetro - ( Romance )Where stories live. Discover now