I. she was like the moon, a part of her was always hidden away.

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si comincia, mes étoiles ❤️

— Trust that you betrayed, confusion that still lingers






Se dovessi descrivere la mia vita, la paragonerei ad un nodo da sciogliere.
A quelli come me, che sono nati con tante domande ma con poche risposte, questo è poco ma sicuro: l'universo ha una certa rilevanza nei nostri confronti.

Ma allo stesso tempo, l'infinito non mi ha privato dell'unità della vita. Io, nella mia irresoluzione sono ciò che manca dal mondo in cui vivo, colei che tra tutti non incontrerò mai.

Ogni giorno ruoto su me stessa e
coincido con ciò che mi è sottratto.
Io sono la mia eclissi, la contumacia e la malinconia: la stella meno luminosa di cui per sempre dovrò
fare a meno di notare


Nella mia storia non ci sono regole, solo metodi.
Condurre una vita in una piccola cittadina può sembrare facile: ma solo chi ci vive veramente sa quanti segreti vanno e vengono dalle orecchie degli altri. Col tempo poi, ho capito che si possono dire tante cose, ma ci sono silenzi in grado di farti capire cose che nessuna voce può spiegare.

Il suono della campanella fece alzare dai propri banchi tutti gli studenti della Saint Gabriel. Il suono tediato delle sedie che strisciavano contro il pavimento in gres porcellanato fu la prima cosa che riuscì a farmi ritornare alla realtà, dopo il suono assordante del campanello che diede via alla regolare pausa dei quindici minuti.

Mentre tutti si alzavano con la smania di uscire subito dall'aula, io invece rimasi seduta, con lo sguardo nel vuoto a riflettere all'ennesimo voto rosso con tanto di bollino trascritto in quel foglio a quadretti.

Nonché quello di matematica.

Al solo pensiero, sbuffai. Mi alzai dalla sedia e raccolsi incalzante l'astuccio e i libri. Infine mi misi lo zaino sulla spalla e, ancora inviperita, mi avviai verso l'uscita.

Che giornata del cazzo, di un venerdì del cazzo.

Nel momento in cui i miei passi si destreggiarono verso gli ampi corridoi, sentì qualcuno da dietro chiamarmi. Tediata, alzai la testa e mi girai.

«Evelyneee!»

Madison Woods, due occhi azzurri come il ghiaccio e una chioma nera al posto dei capelli. Ecco cosa si presentò davanti ai miei occhi, appena la mia amica corse verso di me e in un attimo le sue braccia circondavano le mie spalle.

Sapevo che lei era ormai considerata l'icona della moda di questa scuola, ma oggi si era proprio superata: indossava un jeans a vita bassa che a lei stava divinamente, per poi passare alla camicia bianca della scuola con tanto di cravatta dov'era accompagnata rigorosamente dal logo   St Gabriel.

«Madison!»

Il corridoio era sommerso di studenti che si godevano la pausa, chi sedeva a terra, chi nel bel mezzo di una chiaccherata e poi c'eravamo io e la mia amica, che bloccavamo la fila infinita dei ragazzi e delle ragazze stando al centro del corridoio. Ero immersa nella braccia di Madison che mi avvinghiavano, quando sentì un'altra voce che chiamava entrambe.

Una chioma castana scura che usciva dall'aula di storia ci venne in contro, ed era Julie Woods, sua sorella.

«Ciao stronzette»

Al contrario di lei, che sembrava appena uscita da un corso di modelling, io avevo i capelli spettinati, delle occhiaie lunghe quanto il Tower Bridge e dei vestiti che nonostante avessi comprato al mall, sembravano di mia nonna.
Beh, tanto che ci siamo, indossavo anche io la camicia della scuola, ma la mia era stropicciata da tutti i lati.

𝐂𝐋𝐔𝐄𝐋𝐄𝐒𝐒Where stories live. Discover now