«E hai deciso di sabotare ogni mio tentativo di dichiararmi per primo!» Lo interruppe Luca. «Non mi dire che anche l'arrivo di Jonathan, l'altra sera...»

Con un mezzo sorriso contrito, Cristian confessò: «A mia discolpa, a un certo punto ero così preso dall'atmosfera che si era creata e tu eri così carino che mi ero scordato di avergli chiesto di passare e stavo per cedere. Anche durante la nevicata ci sono andato vicino, te l'ho detto. Ho sbagliato ad aspettare?»

«Abbiamo aspettato troppo entrambi, mi sa,» ammise Luca, «però, non credo che abbiamo sprecato tempo prezioso. In fondo, è vero: siamo sempre stati io e te. Non rimpiango nemmeno un secondo trascorso insieme.»

«Nemmeno io,» rispose Cristian, «però, dubito che avrei resistito anche solo un giorno in più senza baciarti.»

Si sporse in avanti e Luca lo fermò, premendogli un dito sulle labbra. «Ah, no! Mi hai fatto impazzire, ora è il tuo turno di aspettare.»

Gli rubò la scatolina in cui era rimasto l'altro anello. «Dammi la mano, signor Bassi.»

Lo vide arrossire fino alla radice dei capelli. «Devi per forza suonare così solenne?» chiese Cristian e si sventolò il viso, per poi obbedirgli a capo chino.

«Tu devi per forza essere così timido? Se non mi guardi negli occhi, non se ne fa nulla.»

Cristian alzò subito lo sguardo. Accidenti a lui, con quell'aria da educando timido e vittoriano era irresistibile.

Luca si affrettò a infilargli l'anello anche perché, se avesse indugiato, si sarebbe commosso. «Ti amo,» sussurrò.

Cristian sospirò. «Quanto siamo scemi. Ha ragione Samuele: ci voleva tanto?»

Anziché rispondere, Luca lo abbracciò. Fece scivolare le dita sotto la sua felpa, sulla pelle nuda, e lo sentì rabbrividire. «Ormai, è fatta. Meglio tardi che mai. L'importante è che ci siamo decisi.»

«Manca ancora qualcosa...» Cristian si sciolse dall'abbraccio e si sfilò la felpa. Lo afferrò per la vita e lo fece arretrare finché Luca non sbatté contro la porta con un tonfo secco.

Doveva essersi sentito in tutta casa, ma da Samuele non giunsero lamentele e Luca non ebbe tempo per preoccuparsene. Cristian lo baciò, gli morse un labbro, poi scese sul mento e sulla gola.

Luca ricambiò e gli premette le mani sul petto. Il contatto con la pelle nuda lo fece ansimare. L'aveva desiderato così spesso, eppure non era preparato all'intensità delle emozioni che rischiavano di travolgerlo. Cristian sembrava sconvolto quanto lui. Boccheggiò e si tese quando Luca gli pizzicò i capezzoli. Era così eccitante trovarli già inturgiditi. Luca li stuzzicò di nuovo, prima di accarezzargli le spalle che, senza i vestiti, sembravano ancora più ampie.

Senza riflettere, gli accarezzò la schiena, vi affondò le unghie e seguì le linee marcate dei muscoli.

Dopo avergli tracciato, un bacio dopo l'altro, una scia umida lungo la gola Cristian gli sbottonò i jeans e li abbassò insieme ai boxer.

Luca cercò di ritrovare un briciolo di lucidità, almeno il tanto necessario a sfilarsi le scarpe e a finire di sbarazzarsi dei pantaloni e della biancheria. Non appena ci fu riuscito, Cristian gli tolse il maglione, con tanta impazienza che, per un'istante, la stoffa gli rimase attorcigliata intorno a un braccio. Si liberò con uno strattone e gemette, un labbro stretto tra i denti.

Anche Cristian si sbarazzò dei vestiti. Luca lo aveva visto un sacco di volte in costume da bagno o perfino nudo, come accadeva tra maschi, ma quella volta era diverso. Lui stesso si sentiva più esposto del solito. Arrossì e Cristian gli regalò un sorriso un po' storto e tutto fossette. Chiuse una mano sulla gola, senza stringere e gli diede un bacio a labbra appena dischiuse, poi un altro e un altro ancora, sfregando il viso sul suo.

Il mio biasDonde viven las historias. Descúbrelo ahora