Oppure di quella volta in cui avevano deciso di cambiare il colore della loro camera che il grigio era troppo triste e quindi avevano preso i pennarelli imbrattando tutti i muri di mille colori, beccandosi una sgridata dai genitori e una piccola punizione.

Tra un ricordo e l'altro si ritrovano a giocare come fossero due bambini inscenando storie con i personaggi di toy story, per la felicità di Manuel, oppure improvvisando gare con le macchinine colorate, ridendo a crepapelle.

Il sole sta ormai tramontando quando il corvino, sul fondo della penultima scatola, trova un dinosauro, usurato e ricoperto di polvere.

<< Questo compare in un sacco di ricordi...Credo fosse il nostro gioco preferito. Io e Jaco ne avevamo due uguali ma non so dove sia finito l'altro>>

Simone tiene in mano il giocattolo con gli occhi un po' malinconici mentre Manuel osserva quel dinosauro e nota che ha qualcosa di molto familiare.

<< Ma sai che ne avevo uno anch'io, identico. Era uno dei miei preferiti, ci giocavo continuamente>>

Nella sua mente si delineano le immagini di lui bambino che non lasciava mai andare quel dinosauro, portandoselo ovunque, si ricorda che aveva anche cominciato a parlarci.

<<Me lo aveva regalato un uomo quando ha 4 anni sono andato in ospedale dopo aver...>>

Mentre sta parlando, cercando di ricordare la sua piccola fuga all'ospedale, Manuel viene colpito da una consapevolezza improvvisa che gli sembra quasi uno strano scherzo del destino.

Si alza in modo frettoloso e Simone, all'oscuro ancora da tutto, lo guarda stranito.

<< Dove vai?>>

<< Aspetta, devo controllà 'na cosa>>

Manuel risponde all'amico in modo sbrigativo, si precipita fuori dalla stanza verso quella di sua madre, poco più in là nel corridoio.

Apre la porta, la camera è vuota e si precipita verso l'armadio: sa che Anita conserva lì una scatola con i suoi giocattoli preferiti che si è portata dietro nel trasloco.

Manuel la tira giù e comincia a cercare buttando alla rinfusa tutti gli oggetti sul letto, sua madre sicuramente lo sgriderà quando tornerà e si troverà quel casino ma al riccio non sembra importare in quel momento.

Sul fondo trova finalmente l'animale tanto cercato e correndo, rischiando anche di inciampare, si reca in camera di Simone.

Trova il minore ad aspettarlo con lo sguardo rivolto verso la porta e il dinosauro ancora in mano, che spalanca gli occhi, sorpreso, quando vede Manuel tenere con sé un giocattolo identico al suo, in tutto e per tutto.

Manuel si fa avanti piano nella stanza, si inginocchia vicino a lui allungandogli con delicatezza il dinosauro.

Prende un grande respiro e si fa coraggio per spiegare a Simone la sua ipotesi.

<< Credo che questo appartenga a Jacopo...C-credo che l'uomo che me l'ha dato sia tuo padre>>

Simone lo guarda con i suoi grandi occhi color nocciola spalancati per lo stupore, prende il giocattolo tra le mani e osserva i due dinosauri, li accarezza, li rigira fino a che non nota due piccole lettere, scritte con il pennarello nero, sbiadite ma ancora leggibili, sotto il piede destro di ciascun dinosauro: una S e una J.

A Simone tremano le mani, gli sembra uno di quegli strani scherzi del destino, uno di quelli belli però.

Non è neanche troppo sorpreso da quella scoperta, come se in fondo lo sapesse che lui e il riccio sono legati da qualcosa di così indissolubile che doveva avere per forza origini più antiche.

Ora gli sembra molto più chiaro perché con Manuel si sia sempre trovato al sicuro, a casa sin dal primo giorno quando passavano più tempo a menarsi che a parlare senza, però, mai staccarsi gli occhi l'uno dall'altro.

Con le mani tremanti sposta i dinosauri verso Manuel che osserva le due scritte, le quali confermano la teoria che pochi minuti prima aveva preso piede nella sua testa.

Il maggiore alza la testa lentamente verso Simone che non gli hai mai tolto gli occhi di dosso e, anche a lui, tutto sembra più limpido, tutto ora ha un senso.

Si guardano occhi negli occhi, illuminati dalla luce del crepuscolo che disegna riflessi dorati sui loro volti.

Si guardano e, nel mentre, si parlano, si capiscono, si guariscono, si perdonano tutti gli errori fatti in passato e si amano.

In una frazione di secondo dove non si capisce chi ha agito per primo, le loro labbra si incontrano e nei loro cuori arriva la pace.

Manuel non si è mai sentito più sé stesso di così, con le labbra di Simone attaccate alle sue e le sue mani che gli tirano appena i capelli.

Ormai è chiaro per loro quando poi si ritrovano tra le lenzuola a donarsi l'uno all'altro e a diventare un tutt'uno, che questo fosse il loro destino fin dall'inizio, che quel dinosauro, che ora giace in terra, è stato un filo rosso che li ha uniti fin da quando avevano tre anni e che, nel corso della vita, li ha avvicinati sempre di più.

A volte si è ingarbugliato, ha rischiato di spezzarsi ma non si è mai rotto e li ha condotti nell'unico posto al mondo dove si sentono al sicuro, uno tra le braccia dell'altro.

Poco più tardi, quando Manuel dorme accoccolato a Simone che gli accarezza lentamente la schiena, il corvino si ritrova a pensare che forse è stato proprio Jacopo a scegliere Manuel per lui e si ritrova a ringraziarlo alzando la testa verso il cielo stellato che intravede dalla finestra della sua camera.

<< Migliore scelta non la potevi fare Jaco>>


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