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Jacopo decide di fargli visita, per la prima volta, in sogno. Lo fa portando in regalo a Simone uno dei ricordi che il dolore gli ha cancellato.

Jacopo gli racconta di una giornata luminosa di primavera, la stagione che entrambi amavano e in cui erano nati.

Gli narra di una giornata passata in giardino a giocare ad un mondo di pirati e principesse che avevano costruito loro, un mondo dove tutto avrebbe avuto un lieto fine, dove Jacopo correva con le sue gambette veloci per salvare Simone dalle grinfie di un nemico inventato , dove ridevano a crepapelle dopo che erano finiti in terra, a rotolarsi tra le foglie.

In quel ricordo sognante fa capolino anche Nonna Virginia che, ancora giovane, li sgrida che si sono sporcati tutti e li invita tra i suoi fiori curati a fare merenda.

<< Ho preparato il pane e ci ho messo tanta tanta nutella >> grida loro e Jacopo, il più goloso tra i due, appena sente la famosa parola con la n scatta su, tende una mano al gemello che non lascerebbe mai solo anche se ad aspettarlo c'è la sua merenda preferita, e, con la mano intrecciata alla sua altra metà, corre verso il tavolo e agguanta due fette di pane nelle sue mani piccoline.

Una fetta per lui e l'altra la porge al gemello che ha un sorriso che raggiunge gli occhi e lascia intravedere le fossette.

Simone crede di essere il bambino più fortunato del mondo in quel momento con sua nonna che gli sorride, i suoi genitori che fra poco faranno ritorno a casa e suo fratello che lo protegge costantemente.

La visione solare e luminosa del giardino sbiadisce piano piano e Simone si ritrova sveglio, con gli occhi spalancati e un po' umidi, sul letto della sua stanza illuminata soltanto dal sole che sta facendo capolino per dare inizio ad una nuova giornata.

Si gira piano, quasi si aspettasse di trovare Jacopo vicino a lui, che il sogno era così reale e le sensazioni così vivide da fargli quasi dimenticare la cruda realtà. Trova Manuel, invece, al suo fianco che lo guarda con un occhio aperto ed uno chiuso, mezzo addormentato e anche un po' preoccupato.

<< Oh Simò, tutto bene?>>

Il corvino annuisce anche se la sua testa è da tutt'altra parte, ancora a quella giornata luminosa e a quella sensazione di felicità.
Si tira su appoggiandosi al cuscino e sussurra << Credo di aver sognato Jacopo, solo che sembrava tutto così reale>>

Dopo aver sentito il nome del gemello, Manuel si sveglia completamente con l'attenzione completamente rivolta all'amico.

<< Ed è una bella o una brutta cosa?>> che non sa come Simone si potrebbe sentire, che su quell'argomento è ancora molto fragile ed è raro, anzi non accade mai, che lui ne parli.

<< Bella credo>> parla piano Simone, cercando con attenzione le parole che meglio definiscono come si sente <<ma di quella bellezza che porta con sé anche un po' di nostalgia e tristezza, una bellezza dolceamara>> .

La verità è che è contento di aver sognato il fratello ma la ferita che si porta dentro è ancora aperta. Sa che dovrebbe parlarne e che dovrebbe affrontare il dolore, glielo dice anche la dottoressa Marini, la psicologa da cui va da qualche mese.

Ma ogni volta che viene nominato Jacopo lui si blocca e crede che, finchè non ne parla, potrebbe riuscire a ritardare la sofferenza che il ricordo inevitabilmente gli porterebbe.

Il problema è che non può farlo per sempre e ,se comincia a comparirgli nei sogni, sarà costretto ad affrontare quella mancanza che sta diventando sempre più grande ogni giorno che passa, quasi come se si stesse trasformando in una presenza asfissiante.

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