Capitolo 50: Dimitri Malokov

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«, Dimitri!» "Guardami! Guardami, Dimitri!"

E lui lo fece. Lo guardò, quanto bastava per non notare la siringa di adrenalina venir conficcata sulla sua coscia. Una scarica lo mandò in trance; raddrizzò la schiena, tendendo la colonna vertebrale e strabuzzando gli occhi. Con una ripresa di fiato irruenta, si divincolò dalla presa dell'altro per avere i suoi spazi e rallentare la frequenza cardiaca che, dal panico, era stata attaccata da un leone e aveva attivato i suoi istinti di sopravvivenza. Il raziocinio sembrò tornare in asse nel momento in cui il farmaco entrò in circolo, rinsavendo il suo cervello e la missione che aveva davanti; Max e Igor erano morti. Erano andati, persi, dimenticati. Ma aveva ancora tre persone da proteggere e da portare a casa sane e salve. Era o non era il leader dei Del'fin? Non poteva farsi travolgere dalla paura e dal terrore. Doveva fargliela pagare. Dovevano pagare per quello che avevano fatto. Lui si era fidato di loro, aveva nutrito una tenue e fioca speranza che davvero, questa volta poteva essere diverso, che il mondo avrebbe potuto incominciare a girare in un'altra direzione, ma era come gli aveva detto il suo Capitano; il mondo andava avanti in un solo verso, cambiarlo era ormai impossibile. Le sopracciglia si aggrottarono gradualmente dalla furia, i denti digrignati in un suono roco misto alla sofferenza che ancora la sua faccia stava patendo; stava svanendo, stava diventando un leggero fastidio simile alla puntura di insetto. L'addestramento militare era stato talmente estenuante e distruttivo che aveva subìto di peggio. Si risollevò, puntellando le mani sul pavimento, e fronteggiò l'amico con una rabbia mai vista prima.

«Mantieni le retrovie. Aiuta Rem e Iuri.» ordinò con una voce graffiata dalle urla previe e bassa dall'ira.

«E tu?» domandò l'altro, fissandolo incredulo non appena lo vide afferrare il fucile abbandonato a terra.

«Io vado a prendere quel maledetto.»

«Non puoi farlo da solo! Dimitri!»

Non gli diede ascolto. Mise il fucile d'assalto in posizione di attacco e balzò in piedi, uscendo da quella copertura che lo aveva reso immune alle intemperie per fin troppo tempo. Raggirò l'ambiente, utilizzando i bordi in metallo come copertura. Un movimento sulla periferia del suo campo visivo lo ridestò; puntò la canna dell'arma alla sua destra e sparò una raffica di tre colpi. Ad una distanza di sette metri centrò in pieno petto un soldato coreano che aveva appena oltrepassato la ringhiera per salire su quella che era stata fino a qualche ora prima la loro fregata. Avanzò, rimanendo accovacciato, sentendo il sangue ribollire dentro le sue vene. Anche i nordcoreani si erano animati in quella diatriba; avevano attirato l'attenzione e adesso quel punto in mezzo al vuoto assiderale dell'oceano era diventato il teatro di una guerra che vedeva non due, ma ben tre nazioni coinvolte. Avrebbe dovuto lasciare che qualcuno restasse con loro per tenerli d'occhio, invece li aveva lasciati soli.
Sì, proprio loro.
Quella squadra di imbranati a cui non avrebbe scommesso neanche un centesimo sulla loro efficienza. Invece adesso poté comprendere appieno il motivo per il quale fossero gli uomini migliori, il motivo per il quale
lui li avesse scelti come suoi sottoposti di fiducia. Sapevano il fatto loro, sapevano abbindolare le persone con quell'atteggiamento da stupidi idioti senza cervello. E lui c'era cascato come un coglione, abbassandosi ai loro livelli e permettendo a due suoi compagni di squadra di morire ingiustamente.
Tutto per colpa di lui.
Scivolò dietro una parete in metallo e si sporse di poco per avere una visuale di chi li stava attaccando dall'altro lato della nave.
Eccolo lì.
Il dannato.
La causa di quel massacro.
Gli zigomi si intirizzirono, un rivolo di sangue che gli attraversò il viso crucciato dalla rabbia. Quel volto non l'avrebbe dimenticato tanto facilmente; gli avrebbe fatto rimpiangere di essersi messo contro di lui.

«Che tu sia dannato, Dave Morrison.» mormorò a denti serrati non appena i suoi occhi si erano agganciati sulla figura del leader del Team Alpha.

MIND OF GLASS: OPERATION YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora