Van Gogh

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A volte mi sembra di capire i filosofi e i letterati, forse a volte capisco un po' troppo Seneca che ricorda il destino uguale per tutti gli uomini, capisco un po' troppo Leopardi che analizza ogni cosa nella sua forma più completa, oltrepassando i limiti dell'osservazione dell'uomo, andando oltre, all'infinito, mentre la sua vita sembra solo procurargli sconforti e acciacchi.
Capisco a pieno Van Gogh, forse fin troppo.
Fin da bambina lo ammiravo, lo comprendevo, e mentre tutti i bambini nel museo dedicato all'artista si mettevano a giocare con le macchinine, io mi guardavo attorno, mentre vedevo i colori variare da un dipinto all'altro.
Capisco Van Gogh.
Capisco perfettamente i suoi autoritratti che variano dal giallo accesso al grigio. Capisco perfettamente come la vita possa farti sembrare di essere arrivato all'apice del piacere, quasi sembra farti volare, per poi sbatterti ripetutamente il cranio contro il terreno.
Capisco perfettamente la pazzia di Van Gogh mentre l'unico amico a lui caro se ne va via di casa, lasciandolo solo. Lo capisco mentre prende in mano quel coltello, i suoi pensieri frullano vertiginosamente, la colpa si fa più grande fino a annebbiargli la mente, per poi commettere il famoso atto.
Lo capisco mentre si sente lasciato solo, mentre tutti firmano una petizione per allontanarlo. "sei pazzo". Oppure è solo il frutto della tristezza, della solitudine e dell'abbandono che voi altri alimentate. Che voi altri non avete voglia di comprendere, che voi altri non avete voglia di ascoltare. Voi altri, a cui importa soltanto di voi.
Così si rifugia nell'unica cosa che vuole comprenderlo, all'unica via di fuga: l'arte. Si sfoga, piange, sorride, urla, riflettendo se stesso su una tela, così bianca e pura, che cerca di confortarlo. Solo lei. Un oggetto può fare molto più di un essere umano.
E si riflette, come io rifletto me stessa mentre scrivo queste parole. Si vede, riorganizza i pensieri contorti che su una tela sembrano molto più chiari. Si rilassa, guarda la sua camera tappezzata di stampe a colori giapponesi, mentre la sedia di Gauguin è ancora vuota. E lì si ricorda che lui è solo. Così prende un'altra tela, dipinge, e si libera.
Alla morte si ammazza, non si sa se per mano sua o per colpa di un ragazzino. Fatto sta che il risultato è lo stesso: è lui che sceglie di ammazzarsi, non la morte, con la fatica di essere Van Gogh. Grande e debole. Amato da tutti. Tranne forse da se stesso.

Pensieri astrattiTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon