0010_Strade, motori e... il Twuist bar

70 10 30
                                    

Il Twist Bar è il ritrovo di tutti i "Riders", la maggior parte ragazzi, Outcast che passano le notti a correre su mezzi motorizzati con l'unico scopo di avere una scarica di adrenalina.

In tutto il bar, i vari monitor, proiettavano le immagini di quel pomeriggio. Un pazzo aveva tentato di irrompere nel "CR" ma, grazie all'intervento delle sentinelle, l'uomo era stato arrestato e preso in consegna. Il telegiornalista leggeva un comunicato del consiglio dei medici.

«Gli esperti dicono che tale comportamento è dovuto dal fatto che, l'ex soldato, all'anagrafe Herry Hash, ha contratto un virus dai mutanti durante la guerra, conducendolo alla follia. Dicono inoltre che, tale comportamento, è un caso isolato e di non allarmarsi...»

Rabbit era seduto al bancone. Spiccava in mezzo alla gente di quel bar perché non aveva il tipico aspetto di un Rider. Era magro, molto pallido, capelli rasati quasi a zero e portava un paio di occhiali dalla montatura spessa che gli davano un aria più da intellettuale che da teppista di strada; insomma, non aveva di certo l'aspetto di un "duro", ma tutti lo conoscevano.

«Ehi Joh... Puoi togliere questa merda per favore?»

Il barista, che continuava in maniera compulsiva a rassettare il bancone con uno straccio, se lo lancio sulla spalla e guardando a mala pena il giovane rispose «C'è la stessa merda in tutti i canali Rabbit... Quello squilibrato ha alzato un gran polverone... Dicono che si sia fatto esplodere all'interno del centro; anche se questo i notiziari non lo riportano.» Scosse la testa per sottolineare la follia dell'intera faccenda e riprese il suo lavoro.

«Si... Così dicono...» Mormorò Rabbit, con lo sguardo perso nel boccale di birra davanti a sé.

«Ehi Rabbit..! Questa notte non corri?» Un altro ragazzo si avvicinò al banco, con aria da sbruffone. Aveva lunghi capelli rossi e un look trasandato.

«No Slim... Stanotte no. Non sono dell'umore... e poi sarà pieno di sentinelle.»

Slim si voltò verso i suoi compagni, indicò Rabbit col pollice e cominciò a deriderlo «Il coniglio qui ha paura delle sentinelle... Perché non dici la verità? Hai paura di mangiare la mia polvere, eh?» I compagni di Slim scoppiarono a ridere.

Rabbit si alzò e lo guardò dritto negli occhi. «Non ho paura! Né delle sentinelle né, tanto meno, di te.»

«Allora corri!» Lo sfidò Slim.

...

Rabbit ricordava vivamente il giorno del suo "risveglio". Aveva sedici anni. Era iscritto al programma di educazione per diventare ingegnere meccanico. La cosa non gli dispiaceva. Era portato per la meccanica, ma dentro di lui sognava qualcosa di più. Voleva essere un pilota. La notte sognava di portare le navette. Il pensiero di volare gli dava un senso di libertà; l'idea di mettere le mani sui comandi di un mezzo del genere, di potersi muovere e viaggiare a suo piacimento, lo mandava in estasi. Ma tutto ciò avveniva solo nei suoi sogni. Un giorno però qualcosa cambiò. Ricordava di essere a scuola, davanti al computer, mentre scriveva una relazione sulla revisione di un vecchio motore a scoppio, quando il computer cominciò a "parlargli", o meglio, a scrivere da solo e ciò che lesse il ragazzo avrebbe cambiato per sempre e in modo irreversibile la sua esistenza.

-Ciao Rabbit_

Nessuno lo chiamava così... Solo la sorella defunta l'anno scorso. Nemmeno il suo amico più vicino conosceva quel soprannome. Per tutti lui era Rendy Hutson. Preso da un mix di paura e curiosità, il ragazzo digitò alla tastiera.

Cyberpunk caffèWo Geschichten leben. Entdecke jetzt