Capitolo 55 - Social engineering

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"Anna, convoca tutti nella Cartesio... sì, anche i nuovi arrivati."

La saletta Cartesio era a uso esclusivo della mia squadra, ma veniva utilizzata come sorta di war room.

Poco dopo squillò il telefono.

"Dimmi, Anna. John? Sì, è qui con me... Dennis... Vedi di tirarlo giù dal letto e quando lo trovi dà lui venti minuti di tempo per arrivare, altrimenti dovrà mandare in giro molti CV."

Un quarto d'ora dopo io e John entravamo nella saletta.

Anna era già lì, "Ci sono tutti tranne Dennis, non è ancora arrivato."

"Sai che novità, ma l'hai trovato?"

"Sì, certo, spero abbia capito; ha farfugliato qualcosa sullo spazio tempo di Minkowski, ci dobbiamo preoccupare?"

"No, si stava solo svegliando."

Guardai i presenti, "Ciao, Enea."

Enea Ferrari: laurea in fisica e indubbie capacità scientifiche, ma qualche lacuna nei rapporti sociali, "Buongiorno, capo."

Francesca de Boer e Paolo Bertagnini erano i nuovi arrivati, sobbalzarono subito dalle sedie appena mi videro, rispondendo con un saluto formale.

"Ciao, ragazzi, tornate pure comodi e niente formalismi se volete lavorare con me."

Li guardai a uno a uno, mi sembrava un bel gruppo, con il giusto equilibrio di esperienza e gioventù.

"John Donn, lo conoscete più di fama che altro, ci seguirà su un nuovo progetto al quale tutti noi dovremo dedicare anima e corpo. Lui è il mio braccio destro, a volte anche il sinistro, ma soprattutto abbiamo un bel connubio mentale."

"Di', con pace d'animo, che sono anche il tuo emisfero destro e a volte anche il sinistro."

Continuai, "È un matematico, ma ama fare di tutto, soprattutto il burlone."

Percepii uno scambio di sguardi tra Francesca e John, ma continuai a parlare, "Tuttavia, non disprezza di fare il dongiovanni, direi con discreto successo", lo dissi guardando Francesca, come per metterla sull'avviso. "Anna, che già conoscete, è colei che ci accudisce tutti."

Un sorriso compiaciuto brillò sul viso della donna.

"Bene, manca solo il nostro hacker", sbuffai con sufficienza, "Dennis Ritch, la rovina della categoria degli informatici a cui anch'io appartengo. Ma ammetto che si muove tremendamente bene nel cyberspazio."

"Eccomi, capo."

Un ragazzo dai capelli biondi, che sembrava appena sceso da uno skateboard, piombò nella saletta. Ansimava ed era trafelato.

"Ventitré minuti, capo."

Indossava una T-shirt con una serie di simboli matematici combinati assieme, dove uno sguardo competente poteva intravedere: l'integrale di una trasformata di Fourier, una formula sulla teoria del caos, l'equazione di Schrodinger sulla Meccanica Quantistica, le equazioni di Maxwell e l'arcinota equazione di Einstein E=mc2. In coda al maxi formulone era impressa la frase, Quale parte non hai capito?

Dennis Ritch mi guardò preoccupato, "Posso credere che sia plausibile far rientrare i tre minuti di ritardo nella tolleranza?"

"Potresti crederlo, se non fosse che già i venti minuti... erano la tolleranza."

"Questo, Anna non me l'aveva detto."

Lo fissai, "Dove sono finite le tue magliette da geek?"

"Purtroppo non avevano un gran profumo, l'unica pulita... era questa."

L'OMBRA DEL PIPISTRELLOWhere stories live. Discover now