Chapter 7: La costellazione del Capricorno (Extra)

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«Guarda lassù, Russell» disse mia madre, indicando una costellazione con il dito. «È il Capricorno, la capra di mare. È una delle costellazioni più antiche e affascinanti»

Intrigato, alzai il telescopio verso quella direzione e mi misi a cercare «Cosa rappresenta, mamma?»

«Si dice che il Capricorno fosse la forma che il dio Pan assunse per scappare dal terribile mostro Typhon» spiegò mia madre, con voce avvolta in un misto di entusiasmo e reverenza «È una creatura simbolica, caro. Rappresenta la forza e la saggezza necessarie per superare i momenti più difficili»

«Mi piace tanto mamma, questo capricorno» le risposi, abbracciandola e facendomi cullare dal suo profumo dolce e familiare.

Poi, la sua morte arrivò nella mia vita come una freccia in pieno petto. La malattia la divorò dall'interno, e non ci fu abbastanza spazio per la sua lotta. Mia madre fu strappata via dal mio mondo, dal cosmo, e io rimasi solo; accompagnato soltanto dalla fredda indifferenza del cielo notturno, unico ricordo tangibile di lei. Crescendo, l'ossessione per le stelle divenne la mia unica fede. Ogni notte scrutavo il cielo, leggevo libri, cercando inutilmente di trovare qualche traccia di lei tra le stelle, ma la mia ricerca fu solo un amaro promemoria della sua assenza.

Continuai a immergermi nelle cose per cui avevo un certo talento, o meglio, in quelle che sapevo potessero farmi fare soldi. Mi feci strada nel mondo degli affari solo per dare un senso di orgoglio a un nome che ormai era solo un suono vuoto. E così andai avanti, un passo dopo l'altro, mentre diavoli mi facevano da compagni di viaggio, insieme a un cinismo che non avevo mai immaginato potesse prendere così profondo radicamento in me. Cosa altro c'era da fare, dopotutto? Quella era la mia realtà, e ogni illusione di trovare qualcosa di più era ormai un ricordo sbiadito.

A ventidue anni, confesso che incappai in una donna che sembrava la luce che avevo cercato instancabilmente tra le ombre. Fu a Parigi, in una salle de spectacle sconosciuta, mentre sorseggiavo gin freddo e lasciavo vagare il fumo di una delle mie Opus X. Ero seduto da solo, i gomiti appoggiati al tavolino di legno, desideroso di compagnia quella sera, o almeno di sentire qualcosa: note di musica, voci indistinte, volti estranei, qualsiasi cosa che potesse staccarmi da quella paranoia. Eppure, a un tratto, sembrò che lei fosse scesa dal cielo solo per me, per me e per nessun altro lì dentro. Era come se il mondo intero si fosse dissolto, lasciando spazio solo a noi due, sospesi in una sorta di incantesimo.

«Excusez-moi...» dissi a un uomo seduto accanto a me «Può dirmi il nome di quella donna?»

«Oh, Je ne sais pas, signore» rispose «Lei balla qui abitualmente...»

La osservai danzare per ore, come se il tempo si fosse fermato e lei, instancabile, muovesse i piedi sul parquet con la stessa leggerezza di un folletto che danza tra i tulipani primaverili. Le braccia sottili, simili a rami d'autunno, sembravano dipingere nel vuoto, tracciando arabeschi incantevoli che imprigionavo il mio sguardo al suo corpo e io seguivo il loro percorso assorto da una luce che sembrava risplendere solo per me. I suoi capelli, della tonalità più profonda del cioccolato, si spiegavano sotto il seno tondo e perfetto, mentre il suo corpo sinuoso mi chiamava, richiedeva il mio contatto, e io sentivo quel desiderio vibrare in ogni cellula del mio essere mentre la voglia di possederla, di farla mia e soltanto mia, cresceva in me in maniera inarrestabile.

La volevo,
la desideravo.
Volevo farla mia a tutti i costi.

Avete mai visto un cane randagio, un bastardo come me, fidarsi e trovare il suo rifugio in una sola notte? Sciogliersi come un gelato sotto l'ardente sole di agosto, mentre la bramosia gli stringe il ventre dalla fame come un'ape attratta dal nettare di un fiore? Quella donna avrebbe potuto facilmente incarnare Mefistofele stesso, non me ne sarebbe importato. Immaginatela porgermi un candido foglio di carta, la sua richiesta muta ma inequivocabile: l'anima. In quel momento, non avrei esitato nemmeno per un battito di ciglia a cedere la mia essenza, in cambio di un attimo di luce in quel buio eterno.

Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇𝙐𝙀 𝙇𝙊𝙏𝙐𝙎Donde viven las historias. Descúbrelo ahora