Fottuto bastardo.

Percepii l'adrenalina nel corpo, dettata solo da ciò che avevo ingurgitato. Quella si era presa ciò che era mio e non sarei tornata a casa senza riprenderlo.

Ignorai il bicchiere, i vetri sul pavimento e avanzai verso di lui, che non la baciava più, guardava ancora me. Aveva le mani sulle sue natiche, ma mi osservò arrivare e l'unica mossa che fece fu spostarle.

«Via.» Toccò a me ripetere le sue parole. Sorrisi, ghignai, ma ero incazzata.
Lei si voltò come per chiedere spiegazioni e io sentii la testa girare, segno che l'ultimo bicchiere stava facendo effetto. Merda.

Con un gesto della mano, la convinsi ad allontanarsi, poi mi girai verso l'olandese che curioso seguiva ogni mia mossa e potevo confermare che Kyla aveva inserito il pilota automatico e io non controllavo più niente.

La porta vicino al muro, mi fece notare il bagno e appoggiando un palmo sul suo petto, lo spinsi dentro. Lui camminava all'indietro, ma non diceva niente, seguiva i miei movimenti leccandosi le labbra.

Entrammo oltre la seconda porta, ora in uno spazio ristretto e le luci soffuse del locale mi confusero. Sentivo caldo sulla pelle.

«E quindi cosa vuoi?» Chiese finalmente, in un momento in cui eravamo rimasti a osservarci e le mie dita continuavano a sostare sul petto.

«Perché hai dovuto farlo?» Domandai sussurrando, come se avessi paura che ci sentissero. Ma con quel frastuono, chi avrebbe potuto?

«Fare cosa Kyla, sii più specifica.» Sorrise ancora, prendendomi la mano per forse toglierla dal suo petto. Ma al posto di spostarla, tirò me in avanti, facendo sfiorare i nostri nasi.

«Tu... Mi stavo divertendo e poi hai dovuto...» Lui mi zittii, ridacchiando, facendomi innervosire. Perché hai dovuto baciarla davanti a me?
Con uno strattone tolsi la sua presa sul mio palmo, voltandomi per uscire dalla porta, ma mi ritirò dentro, forte, facendomi aderire con la schiena alla parete del bagno.

«Sei uno stronzo.» Cercai di riprendermi dal fiatone, ma ne uscì un sussurro. Non riuscivo a collegare il mio cervello ai cavi giusti e mi sembrava di correre da chilometri e chilometri.
Cercavo di scappare prima che arrivassero i pensieri, ma era una maratona contro il niente. Perché in quel momento non avrei potuto vincere niente.

Sempre uno scalino più in basso di lui, sempre una parola in meno di lui.
Max Verstappen riusciva a nascondermi i pensieri solamente restando davanti a me.

Sospiri, altri sospiri che si mescolarono con i suoi. Un tornado eravamo e proprio quello ci stava avvicinando.
Due calamite opposte che non possono fare altro che attrarsi. Vicini, vicini, vicini, sempre più vicini.
Guardai i suoi occhi, così lucidi e così rossi, chiedermi di fare qualcosa. Ma che cosa? Domandò la mia mente ma il mio fottuto cuore lo sapeva già.

Cedetti alla fine io, perché lui non sembrava aver intenzione di farlo e lo baciai con uno slancio. Forse così avrei potuto smettere di pensarlo.

Lui sorrise nelle mie labbra, calmo succhiò il mio labbro inferiore, ma poi Mad Max entrò in scena. Infilò entrambe le mani nei miei capelli, lasciandosi andare e feci lo stesso.

Mi trovai se possibile ancora di più contro il muro, immobile perché lui si muoveva già per entrambi.
Tirò su di lui la mia coscia, che strinse tra le sue mani forse marcandomi per sempre.
Un contatto che era rimasto nel mare, tornò a galla.

Lo sentii, il suo cuore battere forte come il mio, percepii le sue dita toccarmi i fianchi da sotto il vestito.

Un'esplosione nel mio petto, mi riportò alla realtà, perché fu così forte che sentii cedere le gambe.
Era completamente sbagliato.

Mad Max | Max Verstappen | Vol. 5Where stories live. Discover now