2 - L'Olimpo

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Erano solo passati una ventina di minuti ed io avevo un mal di mare assurdo: facevo fatica a respirare e ad ogni sobbalzo della barca, che non erano pochi, il mio stomaco faceva altrettanto.
C'erano solo due stanze sotto coperta, due camere da letto: una per me ed una per Resme.

Non mi aveva rivolto nemmeno una parola da quando eravamo saliti a bordo ed ogni volta che io provavo ad avvicinarmi lui se ne andava dalla parte opposta; non potevo fare altro che girare per la barca oppure accasciarmi sul pavimento quando la nausea diventava insopportabile.

Sei ore, trentadue minuti e diciassette secondi: il tempo che Resme ci mise per rendersi conto che io avevo bisogno di spiegazioni e che, forse cosa più importante, era ora di colazione.

"Nyota è ora di mangiare." Mi disse con un sorriso sbilenco.
"Grazie al cielo mi hai degnato  di parola! Sai pensavo che fossi diventato muto." Replicai ironicamente.
"Scusami. So che vuoi sapere di più, ma mentre tu eri qua io ero nella mia stanza: stavo contattando Zeus attraverso un messaggio Iride, lui, bhe lui sperava che tu fossi lei, cioè sua figlia." Rispose quasi in imbarazzo.

"Posso farle alcune domande?" Domandai in modo formale.
"Certamente," affermò trattenendo una risata: " fa pure come desidera."
"Partiamo con... Chi sei tu?"
Mi guardò sorpreso poi disse:" Inverti le lettere di quello che credi che sia il mio nome e troverai il nome del Dio dei viandanti e dei ladri, il mio."

Sì alzò per andarsene, ma poi ci ripensò e aggiunse:" Direi che per il momento questa risposta basta. Ti lascio pensare."
Detto ciò l'ex Resme se ne andò lasciandomi solo un po' di fette biscottate e della marmellata di mirtilli per potermi sfamare.

Passai l'intera mattinata a cercare di comporre il vero nome della mia guida, ma, non avendo mai letto di alcuna mitologia, non sapevo neppure se quello che avevo appena formato era la parola giusta, oppure quella sbagliata.

Il tempo scorreva ed io ero stanca per la notte insonne; nonostante i miei malanni ebbi comunque l'illuminazione: E - R - M - E - S !
Doveva essere giusto, lo sentivo, sentivo che nel nome Ermes c'era del potere, come c'era del potere anche nel nome Zeus!

Dopo questa scoperta caddi immediatamente in un sonno profondo come se il mio cervello, sfinito, avesse spostato il mio interruttore da On ad Off.

~~~~~

"Svegliati, tra un paio d'ore dobbiamo intraprendere l'ultimo tratto di strada, ed è da fare a piedi."
"Co- cosa? Res-, cioè Ermes, ma che ore sono?" Chiesi io mezza addormentata.
"Sono le quattro del pomeriggio, per pranzo non ti ho svegliata perché dormivi come un ghiro. Te lo hanno mai detto che mentre dormi farfugli parole incomprensibili? Comunque ti volevo dire una cosa che prima mi sono scordato di dirti: buon compleanno Nyota!" Pronunciando quest' ultima frase mi diede un pacchetto fatto con della carta da pacchi. Scartai nel minor tempo possibile il regalo per poi scoprire i all' interno gli oggetti che avevo visto in mano ad Ermes la sera precedente, quando ci eravamo incontrati nel giardino dell' orfanotrofio: il libro rilegato in pelle con sopra incastonata una gemma che, a guardarla da più vicino, sembrava un rubino; la veste smanicata dal colore candido con dei sottili lacci dorati; e, infine, presi il pugnale e mi accorsi che la sua impugnatura si adattava perfettamente alla mia minuta mano.

"Vedo che la cosa che ti affascina di più è il tuo pugnale, fatto con il ferro del fiume Stige, forgiato nelle migliori fucine dell' Oceano, con dentro le anime delle stelle d' inverno."
"Davvero è il MIO pugnale?"
"Si. E adesso vai nella tua stanza ad indossare la tunica che dobbiamo prepararci per arrivare sull' Olimpo; dopo la sentenza ordinata da Zeus ti porteremo da tuo padre."
"Olimp-?"
"Le domande dopo! Su, corri in camera tua, veloce!" Concluse Ermes mettendomi fretta.

𝑳𝒂 𝑮𝒆𝒎𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝑻𝒆𝒏𝒆𝒃𝒓𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora