Capitolo primo

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Faceva freddo quella mattina di settembre... o forse ero io che non riuscivo a cogliere il calore di quella gelida mattinata. Ricordo ch'erano le 5 del mattino ed io avevo appena visto l'alba sulla spiaggia con Jack, il ragazzo con cui mi ero divertita la notte precedente. Ero andata in discoteca con delle amiche ma le ho perse nel corso della serata, una ad una avevamo trovato dei ragazzi con cui spassarcela un po'. Le mie amiche, dopo quella sera, si sono liberate di loro, io, invece, avrei preferito sapere che avrei passato i migliori anni della mia vita a sprecarmi dietro un ragazzo che non coglieva la mia bellezza, il mio essere stupenda anche senza filtri.

Due anni dopo quella mattinata, come già vi avevo anticipato, io stavo con lui che esteticamente non aveva niente da invidiare: era un ragazzo biondo con una chioma folta ma pur sempre corta; i suoi occhi si aggiravano sul blu molto scuro -letteralmente come il colore del mare nel punto in cui l'acqua è più profonda-; le sue labbra, quella sera, chiamarono i miei baci... diciamo ch'è l'unica cosa che guardo quando cerco uno da poter baciare in discoteca. Al contrario, a contrastare una dignitosa bellezza, c'era un carattere tossico, manipolatore. Un ragazzo che non guardava l'interno delle persone, bensì guardava le curve delle ragazze... guai però se avessero avuto dei chili di troppo: anche se pochi, lui non li tollerava. Per colpa sua ho iniziato a mangiare meno, ha perdere un po' di peso che non ho tardato a riprendere appena ci siamo lasciati, ma di questo parleremo più avanti.

Pochi giorni dopo, avremmo compiuto due anni precisi di relazione, ricordo ancora: 22 settembre. Dalla sera in discoteca, non tardammo molto a metterci insieme... giusto due settimane. Invece il mio corpo se lo era preso la sera stessa, quindi giusto il tempo per conoscere una persona al minimo.
Come l'anno precedente, lui quella data la dimenticò ed io me lo aspettavo... perciò nemmeno mi impegnai i ricordarglielo. Mi sentivo molto sfruttata ed era evidente lo fossi, ma a quel tempo io pensavo che una relazione fosse quello: baciarsi, scopare e salutarsi per strada... nessuno mi aveva mai fatto sapere che una relazione sana era composta da dell'amore che arrivava da entrambe le parti, che si stava insieme anche se con i vestiti, che ci si facevano dolci regalini giustificandoli con 'mi ha fatto pensare a te appena l'ho visto'.
Io da lui non avevo mai ricevuto il minimo amore: stavo male, stavo bene, ero felice, piangevo... lui continuava a chiedermi delle foto nuda perché anche se piangevo il mio corpo era bellissimo lo stesso. Diciamo che non ho delle curve pronunciate, però ho sempre saltellato per mettermi i jeans e i miei reggiseni sono sempre allacciati all'ultimo gancio.

Una sera, siamo andati in discoteca insieme e lo specifico perché non capitava spesso, di solito era lui che andava a divertirsi mentre io stavo a casa a sminuirmi. Quella sera doveva vantarsi di avermi preso... il mio corpo era molto ambito, diciamo come un quadro di Picasso per un collezionista d'arte. Questa definizione, ovviamente, non me la sono data da sola, me l'ha data un ragazzo speciale che avrei voluto ricevere prima nella mia vita: l'ha ribaltata e resa migliore... ma inizialmente non era proprio quello che ho descritto. L'ho conosciuto quel sabato, subito dopo essere scappata in un'altra sala perché Jack aveva toccato e baciato un'altra ragazza davanti a me. Non è stata la prima volta in generale, ma la prima volta in cui me l'ha proprio mostrato chiaramente davanti agli occhi. Nella sala in cui sono scappata, ho trovato il gruppo di ragazzi che mi hanno letteralmente costretta a lasciare la scuola, dati tutti gli insulti che mi mandavano. Venivo presa in giro da loro e per farli smettere, io ho smesso di andare a scuola e vederli. Quando questo è successo, io già stavo con Jack, ma a lui -come ho già precisato- non è mai interessato.

"Oh guarda chi c'è" dice il più grande tra loro tre.
Io sperai con tutta me stessa che non stessero parlando di me, ma in quel momento ero l'unica a cui potessero riferirsi.
"La piccola Cecily" dice l'altro sgorbio.
Io cerco di non ascoltarli, ma loro, ubriachi e forse un po' fatti, mi vengono vicino e mi trascinano per un braccio.
Il terzo di questi non parlava, non mi insultava, non l'ha mai fatto... ho sempre pensato fosse solo un po' più introverso.
Poco dopo arriva anche Jack per unirsi a loro e, mentre iniziano a toccarmi ed io a mandarli via e ritirarmi, il ragazzo muto si mette davanti a me per proteggermi.
"Lei non vuole essere toccata, perciò voi non la toccherete" dice esaustivo.
Jack si sposta e gli va davanti per dire: "Oh lei è la mia ragazza".
"A me non pare voglia esserlo..." dice verso di lui "o mi sbaglio lucciola?" aggiunge poi guardando me con due occhi che m'illuminarono quella sala buia, priva di luce.
Io faccio cenno di no con la testa.
A questo punto il ragazzo silenzioso si gira e dice: "Lei ha detto che ho ragione"
"Fammi passare" dice poi jack facendo il prepotente.
"Io non voglio più stare con te Jack" dico mentre cerco di sporgermi da dietro di lui per farmi valere.
"Te la metti così, ma non ti scorderai di me... voglio tu lo sappia" esordisce per poi andarsene.
Il ragazzo silenzioso si gira verso di me e mi chiede: "Tutto bene lucciola?".
"Adesso si, sto bene" gli dico io mentre non ho ancora ritrovato la strada per uscire da quegli occhi ipnotici.
Lui mi porge la mano e chiede: "Mi dai l'onore di riportarti a casa?".
"Mi faresti un grandissimo favore" rispondo io prendendo la sua mano.
Lui mi sorride e io mi perdo pure lì, nel suo sorriso. "Per me è solo che un piacere lucciola".
Mentre mi porta verso l'uscita, vediamo i suoi 'amici' che gli chiedono: "Uh Den, che vuoi fare con la puttanella?" poi scoppiano a ridere.
Lui si avvicina a quello che ha fatto la domanda e lo prende per il collo. "Osa dare a lei della 'puttanella' un'altra singola volta e vedremo che conseguenze dovrai pagare".
L'altro, evidentemente spaventato, scappa... e la stessa cosa fa l'altro appena il rag- appena Den lo lascia.

Arriviamo in macchina e mi tratta con tutto un altro carattere a confronto di quello che ha usato con i suoi amici e Jack... e ciò mi stupisce.
"Quindi il tuo nome è Den?" chiedo per ammorbidire un po' la situazione.
"Si, sta per 'Dennis'" risponde lui teneramente mentre sta al volante del suo suv bmw, bianco perla.
Io faccio un apprezzamento dicendo: "Mi piace".
"A me piace il tuo invece" mi dice mentre ancora guarda la strada.
"Lucciola?" chiedo io per tirare in ballo quel nomignolo che non so da dove derivasse.
"Entrambi" mi risponde lui dopo averci pensato per un secondo.
Io, curiosa, chiedo: "Potrò mai sapere il perché?".
"Certo lucciola, ma non oggi..." mi risponde sempre e comunque dolce "quando sarà il momento, te lo dirò".
"Va bene" rispondo tenera.

Appena arriviamo davanti casa -dopo che ovviamente gli ho esplicato ogni curva-, prima di scendere, mi viene voglia di dargli un bacio, sulla guancia, come per ringraziarlo.
"Buonanotte lucciola" mi dice sicuro di sé, ma con le guance rosse a causa del mio bacio.
"Ci rivedremo mai?" chiedo curiosa e speranzosa di ricevere una risposta positiva.
"Tornerò quando meno te lo aspetterai" mi risponde seducente e con un tono che trasmetteva molta fiducia.
"Allora non aspetterò..." dico sorridendo "buonanotte Den".
Lui mi fa un occhiolino, poi se ne va.

  Già mi ero resa conto che qualche cosa stesse cambiando: a prescindere non stavo più con Jack, già era un passo avanti; poi ho conosciuto pure Den, e ho capito di non aver fatto un altro passo avanti, avevo direttamente scalato una montagna.

Picasso's firefly Where stories live. Discover now