Simone era appena tornato a casa dopo gli allenamenti di rugby che lo avevano distrutto. Così, una volta messo piede in camera sua, decise di fare una doccia per rilassare i muscoli. Dopo l’incidente, gli era difficile allenarsi come faceva quando stava bene, gli sarebbe servito altro tempo per riprendere il ritmo giusto.
Entrò in bagno, si tolse i vestiti sudati degli allenamenti e face partire l’acqua. Una volta sotto il getto, capì di non poter aver fatto scelta migliore. L’acqua calda gli aveva sciolto i muscoli indolenziti e liberato dal sudore presente sul suo corpo.
Una volta uscito si mise un asciugamano sui fianchi. Non era solito ad usare un accappatoio, di solito la porta di camera sua era sempre chiusa e non c’era pericolo che nessuno lo vedesse bagnare il pavimento con le piccole gocce che scendevano dal suo copro.
Non quel giorno, però.
La porta era spalancata e davanti a se, seduto sul suo letto, si ritrovò Manuel che lo guardava con un’espressione sorpresa in volto. Tutto si aspettava, tranne che trovarsi Simone in quelle condizioni davanti a se. Non gli dispiaceva però, anzi.
Osservava le goccioline sul suo petto scorrere sui suoi addominali e finire dentro all’asciugamano.
Si affrettò a distogliere lo sguardo. Che cosa stava facendo? Stava davvero fissando gli addominali di un ragazzo a bocca aperta. E poi: non quelli di un ragazzo qualsiasi, ma quelli di Simone. Ma in fondo con lui era diverso, giusto?
E se la risposta per poter continuare a guardarlo doveva essere per forza “si”, allora era quella la risposta giusta.
Non che potesse negare che Simone avesse un bel fisico, ma tra il pensarlo e il notarlo, c’era una bella differenza.
Simone, nel frattempo, era diventato un pomodoro.
Da quando era uscito dalla doccia e aveva visto Manuel a quando quest’ultimo si era messo a fissarlo dalla testa ai piedi, soffermandosi principalmente sul petto, il suo viso stava andando a fuoco. A interrompere quei pensieri fu Manuel, che si schiari la voce tornando a guardare il ragazzo davanti a se negli occhi, facendo tornare il diretto interessato alla realtà.
“Cosa ci fai qui?” chiese Simone, non aspettandosi la sua visita. “Sono venuto per sapere com’erano andati gli allenamenti di rugby dopo l’incidente. Mi ha aperto tuo padre.” Chiari il più basso.
Simone annuì e iniziò a torturarsi le mani, cosa che era solito fare quando era nervoso. Non che la presenza di Manuel non fosse gradita, anzi. Però trovarselo davanti mentre era coperto solo da un asciugamano non lo metteva proprio a suo agio. Non aveva problemi con il suo fisico, ma dopo la sera del suo compleanno, ritrovarsi a petto nudo davanti a Manuel era strano.
Decise di prendere parola e si appoggiò allo stipite della porta del bagno. “Poteva andare meglio, gli allenamenti mi hanno distrutto e ho pensato di fare una doccia per rimettermi in sesto. Se avessi saputo della tua visita non mi sarei fatto trovare così” si indicò il moro sorridendo, per cercare di smorzare la tensione. Manuel sorrise, era incredibile come Simone non avesse ancora superato del tutto quella sera. D’altronde neanche lui lo aveva fatto, semplicemente, era più bravo a nasconderlo.
“Tranquillo, è normale che stai così, vedrai che con il tempo tornerai a esse quello de prima” lo rassicurò Manuel.
Simone annuí, poi prese parola di nuovo. “Vabbè, io mi do una sistemata. Poi usciamo, che dici?” al più basso sembrò un’ottima idea, l’aria in quella stanza stava iniziando a farsi pesante, e non voleva mettere a disagio ancora di più il ragazzo di fronte a se.
“Ti aspetto fuori” e senza aspettare risposta, chiuse la porta della camera. Sì poggiò su di essa e tirò un lungo sospiro.
Si accorse di aver trattenuto il fiato fino a quel momento.
E capì che il ragazzo nell’altra stanza, non era l’unico a essere in imbarazzo tra i due.
Mentre Manuel cercava di capire il perché dei suoi comportamenti, Simone cercava di non andare nel panico. Non sapeva nemmeno lui il motivo, ma quella visita inaspettata lo aveva reso nervoso. Cercò in fretta qualcosa da mettersi, non voleva far aspettare troppo il più grande.
Una volta pronto, si recò in bagno per asciugarsi i capelli e dargli una sistemata, almeno per renderli presentabili.
Dopo una decina di minuti, uscì dalla sua stanza e scese in cucina, dove trovò Manuel.
“Alla buon ora” scherzò il più grande, Simone rise e indicò con la testa il giardino. “Usciamo?” Manuel annuì seguendo il ragazzo davanti a se.
Dopo qualche minuto si ritrovò seduto sulla sua moto, con Simone dietro di lui che lo stringeva forte. Non gli avrebbe mai permesso di guidare, d’altro canto, Simone non glielo avrebbe mai chiesto. Era già tanto essere tornato a salirci, così, strinse forte i fianchi del ragazzo davanti a lui, e chiuse gli occhi.
Non voleva pensare a niente, solo godersi quel piccolo momento. E sapeva che se avesse tenuto gli occhi aperti, sicuramente il suo pensiero sarebbe ritornato a quella sera.
Scosse la testa e strinse di più i fianchi del ragazzo.
Nel mentre, Manuel, cercava un posto tranquillo dove andare. Ma nessuno lo soddisfaceva. Così decide di fare una cosa diversa. “Ti fidi di me?”, chiese allora il più grande.
Simone rimase sorpreso da quella domanda, ma poi rispose di si. Manuel, felice di quella risposa, sorrise. “Allora apri gli occhi, voglio mostrarti una cosa”, Simone sentiva il vento fra i capelli, sapeva che non si erano ancora fermati. Era però curioso di scoprire cosa avesse in serbo Manuel per lui, sapeva che non gli avrebbe mai fatto del male.
Così, si decise ad aprire gli occhi.
Quello che vide lo lasciò a bocca aperta.
Vedeva Roma, la sua città, sfilargli davanti.
Il Colosseo, il Pantheon, la Fontana di Trevi, Il foro romano. Tutto li passava davanti, e lui non poteva fare a meno di rimanere meravigliato da tutti quei capolavori. Li seguiva con lo sguardo fin quando non li vedeva allontanarsi, poi si girava nuovamente e si ritrovava davanti un altro capolavoro.
Non si sarebbe mai stancato di Roma, la sua bellezza riusciva sempre ad incantarlo.
Piano piano tolse le braccia dal corpo del più grande, e le portò sul sellino della moto.
Manuel, da una parte, era felice di sapere che Simone stava nuovamente acquistando sicurezza, ma dall’altra sentiva il vuoto causato dall’assenza delle sue mani.
Una volta finito il giro, riportò Simone a casa. Lui scese dalla moto, si tolse il casco e sorrise.
Manuel non poté fare a meno di pensare che quel sorriso era la cosa più bella che il più piccolo potesse regalargli.
“Grazie, Manu. Ha significato molto per me quello che hai fatto”, “Beh, prima o poi dovrai torna’ a guida’. Mica penserai che ti scorrazzerò pe’ tutto l’anno eh.”
Simone scoppiò a ridere, portando il più basso a fare lo stesso. “Peccato, era proprio quello che pensavo di fare” disse. “A coso, e nun t’allarga’. Domani famo delle altre prove sta volta però guidi te.” Simone annuì, apprezzava questo interessamento da parte di Manuel.
Lo faceva sentire importante.
“Vabbè, devo andare. Sto morendo di sonno, di solito dopo gli allenamenti vado in letargo. Ma qualcuno ha deciso di cambiare i miei piani.” Manuel con uno scatto si alzò dalla moto.
“Ma che letargo ao. So le 8 de sera. Dovemo fa ancora un sacco de cose, non c’è sta tempo pe’ dormí”. “Tipo?”, chiese Simone. Non poteva fare a meno di sorridere.
Manuel posò una mano sulle sue spalle, tirandolo verso l’ingresso della villa.
“Tipo: ordina’ na’ pizza e sfondarce, oziare sul divano a guarda’ il programma nostro, ma soprattutto dovemo sistema’ la moto tua. Che te sei scordato?”
Tutte queste erano solo delle scuse, lo sapevamo entrambi. Ma avevano passato così tanto tempo separati, che anche un secondo insieme faceva la differenza.
Volevano starsi accanto, creare nuovi ricordi, dimenticare il passato e costruire nuovi momenti insieme.
Gli altri non importavano, l’importante era che loro due fossero insieme. Il resto poteva anche aspettare, magari un giorno, magari una settimana, o magari per sempre.

Angolo autrice:
È la prima storia che scrivo, tra l'altro pure in terza persona, quindi spero vi sia piaciuta. Ci ho impiegato tanto tempo prima di pubblicare, ma se io fossi una lettrice avrei amato questo genere di storia, spero che per voi sia la stessa cosa 💕. Volevo inoltre dare i crediti a annadaicapelliricci dato che mi sono ispirata, per la prima parte, alla sua storia "Arnica" che vi consiglio di leggere in caso non l'avesse ancora fatto.
Niente volevo solo fare delle piccole precisazioni, fatemi sapere e alla prossima 🤍

Roma ||SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora