Prologo

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Un passo.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Mike sentiva la vegetazione spezzarsi sotto il marciare pesante di un qualche essere. Sembravano ossa che venivano spezzate ancora e ancora, fino a farlo impazzire. Nel buio del bosco, con la sola luna a donargli qualche spiraglio di luce, la mente di Mike doveva stargli giocando brutti scherzi. Veramente, dei gran brutti scherzi.

«Willy? Willy, sei tu?» urlò. Mike, dal canto suo, cercò di farsi sentire sicuro di sé, per nulla intimorito dalla foresta. Dopotutto, quella era cominciata come un'escursione tra amici.
Un bubolare improvviso squarciò l'atmosfera. Mike sussultò, anche perché i passi cessarono nell'immediato.
«Willy, non mi piace questo gioco.»
Una mano lo toccò. O per lo meno, è quello che pensò lui.
Balzò all'indietro, spaventato, e inciampò su una radice.

Cacciò un grido che gli salì dal profondo dell'animo. Si mosse freneticamente, per cercare di rimettersi in piedi e scappare. Continuava a cadere e ricadere. Le gambe erano diventate molli, non lo reggevano.
«Maledizione, Willy! A te e alla tua passeggiatina del cazzo!»
Finalmente si mise eretto. Mosse qualche passo, sì, ma sbatté la fronte contro un albero.
«Vaffanculo», imprecò.

Mike, a quel punto, si toccò la fronte: aveva preso una bella botta.
Di nuovo un tocco.
Qualcuno lo prese per la spalla. Lo voltò.
Mike era terrorizzato.
Appena riconobbe i tratti del viso dell'amico, si tranquillizzò.
«Ci sono qui io ora» disse Willy.
Gli occhi dell'amico si illuminarono di un giallo innaturale.
«Non resterai mai più solo.» Willy, il suo amici d'infanzia, sorrise. I suoi denti erano aguzzi e insozzati di sangue

Mike gridò.
Non ci volle molto affinché la sua voce si affievolisse.

«Mai più.»

AlbaWhere stories live. Discover now