1. Croazia

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Ciascuno, pur ignorandolo, ha bisogno di edificare un tempio per l'anima. Ho costruito il mio primo edificio in Istria. La Basilica Eufrasiana di Parenzo è una perla di arte bizantina, la cui storia inizia nel IV secolo, all'epoca dell'imperatore Valente. Era un periodo della storia romana in cui le case dei patrizi potevano trasformarsi in chiese, ed è quanto avvenne alla prima versione della basilica, che ancora oggi presenta un pavimento a mosaico nell'oratorio, parte dell'abitazione originaria. Quell'edificio fu poi raso al suolo, per lasciare spazio alla costruzione della nuova basilica nel 553. Le pareti furono mosaicate da maestri bizantini, i pavimenti da artisti locali.

Invadente la figura del vescovo Eufrasio, rappresentato su un mosaico dell'abside, che precisa con una dedica la sua fondazione. Su tutti i capitelli del doppio colonnato, che separa le absidi dalla navata, è raffigurato il monogramma di Eufrasio, appellato "santo", ma che santo non venne mai proclamato. Il ciclo di mosaici è di notevole fattura e presenta una raffigurazione della Vergine incoronata, una delle poche sopravvissute nell'arte occidentale dei primi decenni del Cristianesimo, preceduta dalla Vergine della Basilica di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna. Nel corteo alla sua destra, ritorna Eufrasio, che le dona un modello dell'edificio. Tra il vescovo e l'arcidiacono Claudio si trova un bambino, accompagnato dall'iscrizione "Eufrasio, figlio dell'arcidiacono".

Se questa ridondanza sfiora la megalomania, travestita allora dalla volontà di guadagnarsi il regno dei cieli, affascina vedere come l'arte ravennate esca dalla capitale tardoimperiale per definire il volto dell'Adriatico giustinianeo. Altri elementi tradiscono la successiva influenza veneziana, come le decorazioni medievali del ciborio, il polittico rinascimentale di Antonio Vivarini e un'ultima cena barocca di Jacopo Palma il Giovane.


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Ci muoviamo a sud lungo la costa. Il cielo si fa scuro e penso a quando le Madonne del Mare svolgevano una funzione salvifica per gli abitanti di queste e altre terre. Molti sono tornati a casa, molti sono periti, e per tutti il cuore materno ha serbato una speranza. Osservo il mare tremante, in superficie, e lo sento scosso non tanto dai venti, ma dai segreti racchiusi nell'abisso, ben più esteso del suo modesto fondale.

L'arrivo a Rovigno è nella pioggia, più minacciosa che forte. Escluse le distrazioni proprie del turismo, la città è incorniciata dalle nuvole e riluce come una rocca le cui strade si avvolgono a spirale fino a raggiungere la chiesa di Sant'Eufemia, posata su un rilievo. Il campanile è un fratello albino dell'omologo di San Marco a Venezia, ma per la sua posizione ricorda più un faro.

Conosciamo la famiglia croata che gestisce la pensione in cui avremmo dormito, e sùbito si instaura una genuina amicizia destinata a durare pochi istanti. È parte di ogni viaggio dire almeno un Non bisogna essere cinici, perché altrimenti si perderebbe la spontaneità del momento; occorre anzi una coscienza in grado di saper godere della presenza, per poi lasciarla andare con la stessa naturalezza.

Ci addentriamo per le stradine di Rovigno, tra i fiori che sporgono dai cancelli e i gatti immusoniti sotto gli stipiti delle porte. I tavoli ricavati dalle botti di legno si imbevono di umidità, mentre dall'interno dei locali provengono voci calde di turisti e rovignesi. La notte di stelle è mascherata da un manto di nuvole; la pioggia non è mai stata tanto variopinta. Capitiamo per caso nei pressi di un centro italo-istriano e ci fermiamo a mangiare nel ristorante di fronte. Scopriamo i fuži con tartufo e con gamberi e funghi, che ci scaldano il cuore in un'atmosfera domestica.

L'alba del giorno dopo è testimone solidale di chi parte a malincuore.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 16, 2023 ⏰

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