CAPITOLO 1- DRAGHI E PASSAPORTE (Parte 2)

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Erina strabuzzò gli occhi, cercando di abituarsi alla penombra, ancora scioccata da ciò che era accaduto. Quella in cui si erano ritrovati era certamente una delle ali laterali della Gringott, sporgendosi oltre si riusciva ad intravedere il salone principale, dal quale proveniva un rumore di lavoro incessante, decisamente opposto al lento rantolo che proveniva dallo scranno posto di fronte a loro. "Eh-Ehm", accennò Fig senza ottenere risposta, "EH-EHM" ripeté deciso, al quale seguì un confuso borbottio e il rumore di cancelleria che cadeva. Poco dopo, fece capolino da sopra di loro il volto assonnato di un Goblin. Erina non riuscì a trattenere un risolino alla vista degli occhiali completamente di sbieco e del grosso segno rosso che adornava il centro della fronte del banchiere, come un tatuaggio di dubbio gusto. "Oh! Non speravo sarebbe arrivato qualcuno." disse il Goblin, "Allora, allora, allora" continuò, sistemandosi gli occhiali nel mentre che scrutava meglio Erina e Fig. "Camera blindata, 12, immagino." I due rimasero in silenzio, non sapendo di preciso che cosa stesse succedendo, ma d'istinto Erina disse in un tono tutto men che sicuro "Certamente... camera 12, sì." concluse sorridendo al goblin e voltandosi verso Eleazar confusa. "Bene" proseguì il Goblin, poco convinto. "La chiave?" Fig si guardò intorno stranito, Erina ancora più confusa di prima, tuttavia, un guizzò improvviso le suggerì cosa fare "Professore, la chiave, certo." disse mimando la chiave che poc'anzi li aveva trasportati lontani dal drago, il goblin soddisfatto prese la chiave dalle mani di Fig e scendendo dal suo scranno, non con poche difficoltà, si avviò verso una porta poco distante."Con me, prego".
A Erina era capitato più volte di andare alla Gringott con suo padre, per controllare conti e pratiche varie, ma una delle cose che di sicuro non la faceva impazzire di quel posto era il sistema di trasporto. Sfrecciarono lungo i binari alla solita velocità folle, incredibile come quei carretti riuscissero a rimanere ancorati alle rotaie; intrapresero tuttavia un percorso che non aveva mai visto prima, partiva e si diramava diversamente, si dirigeva molto più in fondo di quanto fosse mai scesa e ad un certo punto, prima che si fermassero presso una piattaforma, Erina rabbrividì, nel sentire in lontananza, il ruggito di un drago. Quando la loro corsa si arrestò, si trovarono davanti un Goblin dall'aspetto burbero. Era raro incontrarli ai piani superiori, ma suo padre aveva raccontato ad Erina di come non fosse stato bello avere a che fare con le guardie della Gringott, anche solo per aver tralasciato la firma di un documento. "Camera blindata?" chiese la guardia scrutando i passeggeri, con un tono insolitamente insicuro "12, eh eh, camera blindata 12." rispose il banchiere imbarazzato. La guardia grugnì lasciando intendere al goblin di poter proseguire con un cenno della mano, così il carretto iniziò a muoversi. Erina stava ancora pensando all'incontro col drago quando, nel mentre che sfilarono davanti alla guardia una strana peculiarità catturò la sua attenzione; non fece in tempo a capire di preciso cosa fosse, ma lo stesso bagliore che aveva caratterizzato il contenitore e il portale, sembrava provenire da una fascia posta al braccio del goblin. Si girò a cercare lo sguardo di Fig, ma incontrò invece quello del banchiere, che non appena si accorse di essere stato visto, si voltò il prima possibile verso la strada, "qualcosa non quadra" pensò Erina, ma ne avrebbe parlato al professore soltanto dopo. Probabilmente anche per dissimulare tutto, il banchiere si lanciò in un racconto di storie varie sulla Gringott, su come sia raro accedere a camere inferiori come la 12 e che ingressi esclusivi come questo erano riservati solo a pochi, discorsi che riempirono l'aria, nel mentre che il carretto scendeva sempre più in basso. Dopo all'incirca una mezz'ora dalla loro partenza, nella quale Erina aveva rischiato di addormentarsi più di una volta, nuovamente il fischiare dei freni annunciava una fermata. La loro corsa si arrestò davanti a una piattaforma metallica, dipinta di nero ed illuminata da quattro lampioni flebili, iniziarono ad avviarsi, oltrepassando il breve passaggio di grate scure per ritrovarsi su un camminamento roccioso, motivi poco visibili, per via della polvere accumulata creavano un disegno praticamente incomprensibile sul pavimento. Il banchiere si fece strada fra di loro, urtando leggermente Erina e lasciandosi andare a un risolino nervoso. Quando fu lontano, lei sussurrò all'orecchio di Fig, "Professore, la guardia aveva qualcosa di strano, un bracciale o qualcosa del genere e aveva lo stesso bagliore del contenitore e della porta, leggermente più scuro ma comunque molto simile, inoltre penso che anche il nostro amico...", disse indicando il goblin che si incamminava verso la porta, "...Sappia qualcosa, mi è sembrato stranamente agitato." Fig annuì ascoltando ogni parola e lanciando uno sguardo indagatore al Goblin rispose "Sicuramente dobbiamo restare all'erta, che qualcosa non vada è certo, ma  qui non possiamo smaterializzarci." disse preoccupato. "Proseguiamo con cautela, non sappiamo cosa saremmo costretti a fronteggiare." I due si avviarono verso la porta dove il Banchiere li stava attendendo. L'entrata era particolare, un cerchio inciso nella pietra contenente alcune rune e due torce che illuminavano l'ingresso facevano da contorno alla porta, che sembrava fosse stata montata al contrario, aveva infatti una forma ad arco, ma questo era rivolto verso il basso, con invece la parte piatta che rimaneva di sopra, sovrastata dal numero 12, inciso nella pietra in caratteri romani. Il piccolo goblin si avvicinò alla porta con la piccola chiave in mano "Le camere come questa non ricevono spesso visite, in particolare da quando sono stato assegnato al suo ingresso, nessuno ha visitato questa." e mentre un'espressione preoccupata solcava il volto di Erina, la chiave scattò nella serratura, rumori metallici, di ingranaggi e congegni si susseguirono rapidi, come se non conoscessero la vecchiaia e il banchiere si fece da parte quando infine la porta si spalancò. Una flebile luce di torce che si accendevano provenne dall'interno della camera assieme a un incredibile odore di stantio, una leggera ondata di polvere li travolse, costringendo Fig a qualche colpo di tosse. Il professore ringraziò il goblin con la testa e si fece strada verso l'interno, Erina iniziò a seguirlo insicura, guardandosi un'ultima volta indietro. Una volta entrati, non fecero in tempo ad abituarsi alla luce che uno spostamento d'aria richiamò la loro attenzione, "Ehi!", scattò Erina, prima che la porta blindata le si richiudesse a un palmo dal naso. Fig urlò incredulo, "Che cosa sta facendo? Esigo immediatamente una spiegazione!"
 "Sono desolato signore, ma le regole d'uso della camera erano queste, chiunque si fosse presentato con la chiave avrebbe avuto accesso garantito alla camera; tuttavia, una volta all'interno la camera andava chiusa, buona fortuna!"
"Ma si può sapere che..." Fig si interruppe, sospirando rumorosamente con il pugno alzato, dopo di che, si sistemò i vestiti cercando di darsi un tono e probabilmente di calmarsi, o almeno così pensò Erina, che sempre più sconsolata chiese "E adesso cosa dovremmo fare, professore?"
Fig si raddrizzò: era un uomo anziano dall'aspetto ma privo dell'austerità che molti possedevano. Aveva quasi sempre un viso rilassato, nonostante le occhiaie che si facevano strada tra le rughe del volto, accentuate anche dall'ombra del suo naso leggermente a patata, a fare da contorno al viso i capelli grigi si estendevano in lunghe basette, che tuttavia si fermavano senza collegarsi a nessuna barba e nemmeno a dei baffi. Il suo vestiario era semplice ma elegante, con una lunga giacca blu con delle rifiniture oro spento, fantasia che si andava a ripetere nei pantaloni; solo l'abito variava con una base dello stesso oro, ma con disegni bianchi e color cachi, cachi che si ripeteva come unico colore nelle scarpe e scompariva nuovamente, per lasciare spazio al blu e all'oro, nella sciarpa che teneva stretta al collo, in cui il dorato creava complessi disegni. Nonostante la situazione, i suoi occhi scuri trasmettevano sicurezza e la sua portanza, benché non fosse più alto della media, lasciava trasparire tutta la sua sicurezza ed esperienza. Osservarlo bene aiutava Erina a calmarsi e a dargli fiducia. Dopotutto, come diceva spesso sua madre "L'abito non fa il monaco, ma di certo aiuta."
Proseguirono avanti e indietro un paio di volte, illuminati da torce e candele che avevano risposto all'apertura della camera, che incredibilmente, nonostante la sua apparente importanza, sembrava non contenere nulla, se non qualche galeone impolverato. Rimasero fin troppo a lungo a spostare cianfrusaglie in giro qua e là senza riuscire a trovare niente, Erina era esausta, e decise così di mettersi a sedere appoggiata al muro infondo alla stanza, anche Fig la raggiunse poco dopo. Rimasero lì seduti a formulare idee sul come sarebbe stato possibile uscire da lì e, quando i discorsi si fecero più confusi, decisero che sarebbe stato meglio schiarirsi le idee mangiando qualcosa. Dopotutto, doveva essersi fatto tardi. Consumarono un pasto frugale con ciò che il professore aveva stipato in una sacca espansiva, "Se solo avessi avuto una di quelle, ora non avrei perso tutto quanto." disse Erina alludendo ai suoi averi dispersi da qualche parte per mare, o mangiati da un terribile drago. "Oh signorina, farò tutto il possibile affinché la scuola possa aiutarla con le spese per quanto riguarda il suo materiale scolastico, dopo tutto era compito mio accompagnarla sino a Hogwarts." Erina annuì in risposta, fantasticando su una cena nella Sala Grande, addentando un triste pezzo di pane. Senza nemmeno accorgersene, dopo che ebbero mangiato, i due si appisolarono nei pressi del muro. Erina si ritrovò a sognare di nuovo, ma non riusciva a capire dove fosse, la foschia era ovunque e a malapena distingueva le sue stesse mani, con calma stava camminando lungo delle scale, sino a imboccare una porta, dopo questa, un arco illuminato da una peculiare luce che si faceva strada nella nebbia si schiuse. Si alzò di scatto con un grugnito di dolore, tenendosi con una mano la testa e con l'altra si appoggiava al muro, improvvisamente si sentì sostenere, l'acufene che le impediva di sentire scomparve, e il mal di testa si affievolì nel mentre che il professor Fig la guardava preoccupato. Fece per aprire bocca quando dietro di loro, il lieve rumore di cardini, segnalò che una porta, che prima non c'era, si stava spalancando, lasciando spazio ad un'altra parete illusoria. Dietro di essa, Erina riusciva ad intravedere nella foschia un'altra stanza. Rimessasi in piedi, lanciò un ultimo sguardo incerto e preoccupato al professore "Credo che abbiamo trovato ciò che stavamo cercando." così, insieme, varcarono la soglia.

Hogwarts Legacy - Il Risveglio Della Magia Anticaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن