Mistero al passo Diyatlov: parte 3

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La notte passò silenziosa, sia io che il Dottore, grazie al calore a alla stanchezza dormimmo tranquilli fino al giorno successivo quando Igor venne a svegliarci.
"signor Ivanov, Evgenjia, dobbiamo muoverci, non possiamo andare avanti, Alek peggiora e dobbiamo cercare di tornare indietro il più possibile per potere contattare qualcuno e farlo portare via"
"Perché, cos'ha?" domandò il dottore
"La caviglia é molto gonfia, non si alza"
"Vengo a dare un'occhiata"
il Dottore si avvicinò ad Alek e guardò attentamente la caviglia cominciando a tastarla.
"E' rotto, non può muoversi, in effetti dobbiamo tornare indietro. Igor, costruisci una barella, Eugenia, prendimi le fasciature e aiutami"
corsi verso il kit di pronto soccorso, presi le fasciature e le portai al dottore che, concentrato, cominciò immediatamente a medicare Alek il quale continuava a contorcersi per il dolore.
"Signor Ivanov, la barella é pronta, possiamo andare" disse Igor
"Forza Eugenia, aiutami a trascinarlo"
"Sì, Dottore!"
afferrammo Alek e iniziammo a trascinarlo lentamente, non con poco sforzo verso la barella costruita dai membri del gruppo, lo sistemammo sopra e iniziammo a camminare.
"Dottore, ecco perché sono arrivati in quel campo, ecco perché sono tornati indietro...questo cambio di rotta li sta portando verso la morte, noi dobbiamo impedirglielo"
il Dottore annuì
"No, non sappiamo cosa li ha uccisi e non sappiamo se potremo fare qualcosa, possiamo solo attendere Eugenia. Attendere che il tempo faccia il suo corso"
la camminata, così come il giorno precedente, durò qualche ora, sia il gruppo sia io e il dottore trascinavamo a turno la barella di Alek assicurandoci che stesse bene, anche se la gamba del povero Alek continuava a gonfiarsi. Arrivammo nella zona del campo nel primo pomeriggio e, esattamente come il giorno precedente, io e Zinaida cucinammo e il dottore e gli altri si occuparono delle tende.
"Le comunicazioni non sono ancora attive qui" disse Igor
"non possiamo comunicare con la centrale e sta per arrivare una tempesta peggiore di quella di ieri, perciò vi consiglio di sbrigarvi a montare le tende".
Mi avvicinai a Zinaida
"Allora, di cosa tratta il vostro progetto?"
"Dovresti saperlo, sei un agente del QQB"
"Un agente minore"
"Non posso rivelarlo allora, la missione é top secret".

Avrei voluto chiederle di più, ma avevo capito che esattamente come gli altri non avrebbe parlato se non fosse stato necessario e quindi mi limitai ad assolvere ai miei compiti.

Con la luce del giorno che gradualmente si attenuava, il gruppo si affrettò a completare i preparativi per la notte. Le tende furono ancorate con cura al terreno roccioso, mentre gli alberi offrivano un po' di protezione dal vento che continuava a ululare tra le cime. Era chiaro che la tempesta annunciata sarebbe stata ancora più feroce di quella della giornata precedente.
Dentro la tenda, il Dottore e io ci trovavamo seduti, avvolti nei nostri pensieri, nell'attesa della notte che si avvicinava. Nel buio crescente, i volti degli altri membri del gruppo erano illuminati solo dalla fiamma tremolante del fuoco esterno.
"Dottore," iniziai piano, "ho notato che qualcosa non va. Tutti sembrano tenere un segreto, come se ci fosse qualcosa che ci nascondono."
Il Dottore sembrò riflettere per un attimo, poi sospirò.
"Hai ragione, Eugenia. Ho avvertito anch'io un'atmosfera strana. Igor e gli altri sanno qualcosa che noi non sappiamo."
Appoggiandosi al sacco a pelo, guardò attraverso la tenda verso l'esterno.
"Non possiamo fare molto al momento, ma quando avremo l'occasione, dovremo scoprire cosa stanno nascondendo."
La notte calò, avvolgendo il campo in un manto scuro. Il sussurro del vento e il fruscio dei rami agitati riempirono l'aria. All'interno della tenda, ci stendemmo, cercando di trovare il sonno nonostante l'agitazione nel gruppo e il mistero che ci circondava, che rendeva difficile abbandonarsi al riposo.
Un urlo lacerante squarciò l'aria notturna, facendo saltare in piedi il Dottore. Con uno sguardo spaventato, si fermò per un attimo e poi afferrò il suo cappotto, uscendo frettolosamente dalla tenda.
"Dottore! Cosa sta succedendo?" chiesi con voce tremante, cercando di capire la situazione.
Senza rispondere, il dottore si mise in movimento, e io lo seguii immediatamente fuori dalla tenda. Giunti fuori dal riparo, ci trovammo di fronte a una scena scioccante: Alek giaceva sulla neve, in uno stato orribile. Non c'erano ferite esterne, nessuna traccia di sangue. Il suo corpo sembrava completamente prosciugato, come se fosse stato essiccato nel corso di mesi prima di assumere quella forma spettrale. Il dottore osservò il corpo con orrore.
"Mi dispiace, Alek... Mi dispiace tanto," mormorò con sincerità, il suo sguardo colmo di rimpianto.
Poi, il dottore si rivolse verso il gruppo, la rabbia mista alla frustrazione dipinta sul suo volto.
"Cosa è successo? QUALCUNO MI DICA COSA E' SUCCESSO!" gridò con voce ferma.
"E' top secret," rispose Igor con voce cupa.
Il dottore si avvicinò ad Igor, lo fissò intensamente con occhi minacciosi.
"Ora mi dirai cosa è successo, o stanotte moriremo sia io che tu, Igor. Hai capito?"
"Posso sapere chi è lei? Se fosse un agente del QQB, saprebbe già del progetto di cui si tratta," ribatté Igor, cercando di mantenere la calma.
"Io sono il Dottore, e ora risponderai a me, chiaro?" disse con autorità.
Un rumore simile a un ringhio crescente proveniva dallo zaino di Igor, catturando l'attenzione del dottore. Con aria sospetta, il dottore aprì lo zaino, rivelando un cilindro di metallo chiuso ermeticamente. Con il suo cacciavite sonico, il dottore aprì il cilindro, rivelando una creatura nera che si contorceva.
L'essere sembrava soffrire, e il dottore lo guardò per un attimo, cercando di comprendere la situazione. Poi, con rabbia, si rivolse nuovamente al gruppo.
"Questo... Questo non è un oggetto qualsiasi. Questo è un essere vivente. Avete preso una creatura aliena e l'avete rinchiusa in questo liquido, facendola soffrire. Che cos'è questo liquido? Ditemelo!" urlò, la sua voce carica di indignazione.
"La patria ci ha mandati in Siberia per testare la resistenza di questi... esseri. Ci hanno detto di portarli lontano dalla popolazione, nell'ambiente freddo, per valutare la loro resilienza," spiegò Igor con voce tremante.
"E a cosa serve questo esperimento?" chiese il dottore, i suoi occhi scintillanti di rabbia e disapprovazione.
"Per creare armi. Avevamo l'intenzione di trasformarli in armi," ammise Igor, abbassando lo sguardo.
Il dottore annuì, inorridito dalla crudeltà umana.
"Avete pensato che fosse una buona idea prendere qualcosa di sconosciuto e trasformarlo in un'arma. Voi umani non imparate mai. Prendete ciò che volete senza alcun rispetto per l'essenza stessa delle creature. Quanti di questi esemplari possedete?"
"Solo questo, e quello che aveva Alek" rispose Igor, con un'espressione di rimorso.
"Almeno c'è questa piccola consolazione. Ma ora dobbiamo liberarcene, altrimenti si riprodurranno, se non l'hanno già fatto," affermò il dottore con serietà.
L'atmosfera era carica di tensione e paura. Poi, uno sguardo di disperazione comparve sul volto di Zinaida.
"Dottore..." sussurrò, indicando il punto in cui Alek era disteso.
"Siamo già arrivati alla fase degli zombie... CORRIAMO! Prendete i dispositivi di comunicazione e mettetevi al sicuro!" urlò il dottore, afferrando la mia mano e trascinandomi dietro di lui.
Fuggimmo dalla scena, trovando rifugio dietro a un grande albero. "Cosa sono Dottore?" chiesi spaventata
"Questi sono parassiti, atterrano su qualche pianeta grazie alle meteore e poi si attaccano a dei corpi viventi, in genere animali. Entrano dalla bocca, si attaccano alla lingua, risucchiano tutta l'energia vitale e poi espellono le uova".
Mentre il gruppo si rifugiava, la minaccia dei parassiti alieni si faceva sempre più tangibile. L'orrore di ciò che era successo e la consapevolezza che questi esseri si stavano diffondendo ci spingevano a cercare una soluzione disperata.
"Dottore," dissi ansante, "se odiano l'elettricità, forse possiamo usarla a nostro vantaggio. Potremmo collegare i dispositivi di comunicazione tra loro, creando un circuito che emette elettricità."
Il dottore mi guardò con occhi brillanti di approvazione.
"Eugenia,ottima intuizione! Potremmo sfruttare l'energia dei dispositivi per respingerli. Dobbiamo farlo rapidamente, prima che sia troppo tardi."

Ecco un nuovo capitolo! Come andrà a finire questa avventura?

Cronache spazio-temporali: racconti in viaggio con il decimo dottoreWhere stories live. Discover now