Capitolo 1 - Concedimi di amarti

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Percorrendo il corridoio, con ai lati una sequela di finestre enormi che davano all'esterno a sinistra e diverse porte in legno poste a destra, arrivò finalmente alla porta della sua camera, girando la maniglia di questa e dove vi entrò dentro subito.
Si mostrava come una grande camera, munita di un letto matrimoniale a baldacchino e un'enorme portafinestra che dava ad un balcone, anche questo molto spazioso e ampio. Era tutta piena di fogli, libri per bozzetti o per leggere e diversi strumenti di lavoro per dipingere, ma nessuno di questi era in disordine. Infatti, ognuno di questi possedeva un luogo assegnato e nemmeno i fogli che usava per i bozzetti o per le note veloci erano impilati in modo disordinato. Il pavimento della stanza era interamente spoglio della moquette, lasciando infatti vedere il meraviglioso legno duro e massiccio di quercia rossa e un grande tappeto sotto il letto a forma circolare e a motivi orientali. La scrivania che sorreggeva i diversi fogli e libri che servivano al giovane, era munita anche di uno specchio enorme ovale e di diversi cassetti attorno, pieni di oggetti e di materiale differente, oltre che di anelli e bracciali che qualche volta Roman indossava.
Posta lontana dall'entrata e parallela al letto, vi era una porta dipinta in bianco, con attorno delle decorazioni che ricordavano un arco di rose, la quale dava l'accesso al bagno, prontamente risistemato dalla nonna del giovane per lui.
Lasciando un profondo sospiro uscire dalle proprie narici, Roman andò verso questa, entrando dentro e guardandosi attorno prese alcuni asciugamani bianchi e morbidi, mettendoli sul bordo della vasca da bagno bianca e si iniziò a spogliare.
La sua carnagione dorata, quasi pareva un'abbronzatura che il suo colore naturale, veniva messa in evidenza dal suo fisico slanciato e magro, dalla quale si potevano intravedere i primi accenni di addominali, procurati con il movimento che faceva ogni mattina e anche per questioni genetiche ereditate prevalentemente dal padre. Le sue spalle larghe e belle possenti erano accompagnate dai tonici muscoli dei bicipiti e da quelli ben definiti della schiena.
Passandosi una mano, ancora sporca, sul pettorale sinistro, Roman si sporcò la pelle di quest'ultimo e rimase un momento a soffermarsi ad osservare i diversi petali dei fiori che galleggiavano sulla superficie dell'acqua, che poco fa la sua domestica aveva messo sotto sua richiesta.
Sporgendosi in avanti, accarezzò coi polpastrelli quest'ultima, creando dei movimenti sulla superficie e si formarono di conseguenza diversi cerchi o come delle onde, muovendo anche i petali da una parte all'altra. I suoi occhi marroni, rimasero incantati da tali movimento e assottigliando poco questi, studiò il movimento e le forme dell'acqua che, sotto al suo tocco, stava assumendo per poi inclinare il capo da un lato.
I movimenti, il modo in cui quella superficie piana si era increspata e i petali avevano preso ondeggiare pericolosamente su di essa... Tali movimenti affascinavano l'interesse e lo sguardo del giovane e la sua mente ricordava i movimenti dei panneggi di una scultura che tempo fa aveva creato che si ispirava proprio al movimento dell'acqua quando veniva mossa.
Decise poi di smettere di giocare in tale modo e di entrare dentro alla vasca, beandosi del suo calore, del modo in cui i petali gli accarezzavano la pelle liscia e dell'effetto che quell'acqua calda faceva ai propri muscoli e alla propria mente, rilassandoli e liberandolo di ogni pensiero della giornata. Posò le braccia ai lati della vasca, percependo un netto contrasto fra il freddo di questa e il calore dell'acqua, lasciando la propria testa cadere indietro e prendendo un bel respiro profondo. Guardò il soffitto, sbattendo le palpebre di tanto in tanto e si rilassò...

Si trovava davanti in quel momento ad una meravigliosa opera, la cui protagonista era una semplice Ninfa dell'acqua, che danzava e danzava e i suoi panneggi bagnati aderivano al suo corpo formoso e curvo, mentre i suoi capelli lunghi e mossi si libravano nell'aria. Il suo sguardo non esprimeva alcuna emozione, ma il suo sorriso era dolce e gentile, ma per niente felice, anzi, sembrava addirittura triste...
Il giovane stava davanti, con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni neri, che cadevano a palazzo fino alle caviglie, lasciando intravedere una porzione di pelle, per poi arrivare alle sue scarpe nere lucenti coi lacci. Il suo bacino era munito di una cintura nera, che teneva stretti i pantaloni e dentro era stata messa, quasi di fretta, una camicia bianca, dal tessuto leggero, con dei bottoni, ma con due liberi dalle loro rispettive asole che lasciavano intravedere parte del suo petto e la forma delle clavicole. La cravatta nera, leggermente allentata, si piegava un poco per via della sua posizione, dandogli un aspetto quasi casual da quello a cui aveva principalmente mirato il giovane.
Gli avambracci scoperti siccome le maniche della camicia erano state raccolte in risvoltini che arrivavano sino ai gomiti e grazie a tale scopertura, si poteva vedere l'orologio da polso che il giovane indossava al destro. La giacca nera, abbinata alla cravatta e ai pantaloni, aleggiava chiusa e piegata, sull'avambraccio destro, tenuta quasi in equilibrio da questo, a penzoloni.
I suoi capelli corti, con una lieve rasatura dietro, marrone scuro, erano stati portati indietro in modo ordinato, ma ciò nonostante alcuni ciuffi piccoli e ribelli, si erano scomposti da tale ordine e ricadevano curvi sulla fronte del giovane.
Il suo sguardo del tutto neutrale. La sua espressione totalmente seria. La sua postura troppo critica. Il suo picchiettio dell'indice contro il tessuto dell'interno della tasca dei pantaloni... Era lì e non si muoveva, né reagiva e quasi nemmeno sbatteva le palpebre. Ma in realtà, in quell'esatto momento, Roman stava ammirando, apprezzando, gustando, osservando, ogni minimo dettaglio di quell'opera, studiandone ogni singolo passaggio che l'artista aveva impiegato per creare tale opera e ogni singolo minuto che gli era costato della sua vita per portarla a termine.

Si chiedeva cosa avesse mai potuto pensare l'artista mentre procedeva con la creazione della sua opera, di come aveva studiato e pensato a farla. Ma soprattutto, chi o cosa era stata la sua ispirazione e perché era stata talmente importante da spingerlo a creare tale meraviglia.

Un pensiero talmente forte da volerlo concretizzare? Un'emozione forte che magari era stata nel suo cuore per una buona parte della sua vita? O forse, qualcuno, che era stato per lui non solo un'ispirazione, ma forse ben altro... Un amico, un familiare, un conoscente o magari... Un amante?

Forse, era questo che mancava in quel momento a Roman.
Forse, proprio qualcosa o qualcuno mancava in quel suo puzzle intrigato per poterlo rendere completo.
Forse, era proprio una determinata "cosa" o un "qualcuno" che mancava in quel momento nell'animo del giovane scultore.

Però, qualsiasi cosa stesse mancando in quel momento, Roman non ne era alla ricerca e non l'avrebbe mai cercata, né inseguita disperatamente. Si limitava a guardare, ad attendere, a rimanere lì e a vedere se effettivamente quel "pezzo mancante" sarebbe mai arrivato. Ma probabilmente, era solamente un suo pensiero passeggero.

Dopo aver passato un bel quarto d'ora davanti a quell'opera, il giovane si girò lentamente verso destra, in modo da proseguire la sua visita nel museo, ma non appena il suo sguardo si staccò dalla statua e si girò dall'altra parte, una figura catturò la sua attenzione. Tanto che lo fece fermare e lo lasciò senza parole, con gli occhi spalancati e le labbra schiuse, lasciandolo con il cuore che iniziò a prendere un battito differente da quello normale, monotono e tranquillo. Questo era veloce, travolgente e quasi doloroso.

Cos'era quel sentimento che si era innescato come un proiettile in quel momento nel suo cuore, nel suo corpo e nella sua mente?
Perché mai proprio in quel momento non riusciva a muoversi o a staccare lo sguardo da quel corpo?
Perché sentiva che in quel momento, il suo cuore, si sentiva leggero per la prima volta?
Cos'era quel sentimento, cos'erano quelle emozioni e soprattutto... Chi era quella persona?

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