Capitolo 2 - Nella giungla

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Il giorno della scoperta

Era passato quasi un anno da quel tragico evento, e Kuna in questo lasso di tempo era vissuta nella giungla di Hayashi con la sua nuova amica Sanu, la tigre che l'aveva salvata dal destino che purtroppo era toccato al fabbro.

Fu difficile per la ragazza ambientarsi in quel luogo così ostile, e questo le causò non pochi cambiamenti: vivendo nella giungla, con quella fitta vegetazione e con insidie disseminate ovunque, Kuna imparò come camminare e correre utilizzando sia mani che piedi, come un quadrupede, utile per nascondersi tra l'erba alta ed assaltare le prede, oppure per non farsi vedere dai predatori, come pantere, o ancora per fare scatti ad alta velocità (quasi teneva testa a Sanu quando correva); poiché inoltre non era in possesso di alcuna arma, dovette costruirsene una da sola; prendendo esempio dalla tigre, strappò dal tronco di un albero dei pezzi di corteccia, e attraverso l'utilizzo di un sasso, rese quei pezzi appuntiti come rasoi ma resistenti come una spada; si legò poi gli artigli appena sopra le unghie. Aveva realizzato un'arma facile da usare, leggera ma allo stesso tempo pericolosissima.

Un giorno, infatti, durante una semplice camminata fra radici, erba e piante, spuntò dal cespuglio una pantera nera come la notte: aveva degli occhi così penetranti da far venire i brividi al solo sguardo, delle unghie affilate e sporche di terra, e dei denti appuntiti. Con un balzo saltò verso Sanu, e le diede un morso nella schiena. Kuna era rimasta indietro, ma dopo aver visto l'azione repentina della pantera, fu bloccata dalla paura; la stessa paura che aveva provato vedendo la morte in faccia.

"Se sto ferma qui, Sanu morirà! Paura, ho cose più importanti a cui pensare!" si disse in quell'istante, poi agì.

Dato che ogni artiglio era lungo abbastanza da poter penetrare di qualche centimetro nella pelle degli animali, Kuna si precipitò veloce come la morte verso la pantera, e compiendo un lungo salto, giunse fino al nemico, e affondò le sue armi nel collo dell'animale. Rapidamente morì, lasciando la presa.

Era diventata anche lei una specie di tigre. Ti ricordi della stoffa rossa, il suo desiderio realizzato? La mattina dopo la battaglia, aveva piegato attorno a petto e bacino quella meravigliosa stoffa rosso fuoco, ed aveva realizzato un capo attillato ma caldo, comodo sia il giorno, per cacciare, che la notte, per dormire.

Ora Kuna e Sanu stavano camminando tra l'erbetta alta, come facevano in pratica 6/7 ore al giorno. Mentre però la nostra ragazzina stava per saltare il tronco di un albero caduto, si sentì come un battito d'ali di libellula insieme al bisbiglio di un formicaio, un suono che proveniva dal cielo. Kuna guardò allora sopra di sé, ed un meteorite piccolo piccolo stava cadendo dall'atmosfera terrestre verso la terra. La traiettoria non era orientata verso Kuna e Sanu, bensì un po' più lontana.

Non ci volle poco prima che il meteorite cadesse con un frastuono allucinante, seguito dal brivido del suolo. Kuna si diresse vero il corpo celeste, alimentata dalla curiosità che da sempre provava verso il cielo, ma durante il viaggio sentì altri due esplosioni, due rumori dei quali non riuscì a capire bene la provenienza.

Dopo qualche ora Kuna era giunta al limite della giungla, dalla quale si vedeva una distesa di ghiaccio. Era la parte fredda del paese, dove nessuno più abitava. Anni prima una città, Kita, sorgeva come città più potente di tutte, arricchita dalla bravura dei commercianti e difesa dall'esercito meglio addestrato. Un giorno ci fu un lampo enorme, seguito dal rumore di una tempesta. Della città non era rimasto niente, ben che meno degli abitanti. Solo questo grande freddo.

Lì, davanti al luogo dove era solito svolgere gli scambi commerciali, c'era il meteorite.

Kuna si avvicinò ingenuamente al luogo dell'atterraggio, mentre Sanu per la paura non aveva oltrepassato il confine della giungla. Kuna osservò subito che il meteorite era circondato da una distesa di liquido nero, un po' denso (simile al petrolio, ma inodore). Kuna voleva toccarlo. A tutti i costi.

Avvicinò la mano alla distesa liquida, ma non appena una sua lunga unghia ebbe toccato il laghetto, esso si cominciò a muovere inaspettatamente, spaventando sia Kuna che Sanu. La tigre appena vide il primo movimento, corse subito verso Kuna con un invidiabile istinto protettivo; quando le fu vicina, si sollevarono dal laghetto tante strisce di quel liquido nero che si diressero ovunque, e Kuna non riusciva più a staccare l'unghia, tanto pareva incollata. La ragazzina guardò impaurita Sanu, che stava correndo verso di lei il più veloce possibile. Ma improvvisamente, quando dall'occhio sinistro di Kanu stava per cadere una lacrima di paura, le strisce nere si diressero verso Sanu come spinta da qualche forza magica.

Kuna, adagiata in ginocchio sul bordo di un lago pieno di un liquido misterioso, guardò Sanu mentre quelle strisce le afferravano i piedi e le gambe, salendo fino al petto. La tigre aveva corso così disperatamente che in qualche secondo era arrivata a pochi centimetri da Kanu. Le strisce nere le erano arrivate fino al collo, ma le zampe anteriori non erano state ancora toccate. Dando un ultimo sguardo a Kuna, Sanu spinse con la forza che le era rimasta in corpo il braccio della ragazzina, staccandolo finalmente da quel liquido. Ma dopo questo, le strisce le immobilizzarono gli arti e anche la faccia, e sigillarono il felino come una gabbia ermetica.

Solo quando della tigre era rimasta una statua di metallo, Kuna riuscì veramente a capire la sua bontà, il suo amore per lei. E ancora pianse per la sua amica perduta, ricordando i suoi genitori, il fabbro e i suoi amici.

La tristezza le colava dalle guance; una persona non può reggere tutto questo.

Kuna e il metallo misteriosoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang