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Il bar a quell'ora non era vuoto, ma di più. C'era solo un gruppetto di tre ragazzi che erano seduti in un angolo, li conosceva in quanto frequentavano spesso il bar e, giorno dopo giorno, aveva attaccato bottone anche con loro: uno dei tre era forse quello più rumoroso, si chiamava Inosuke e, nonostante molti lo avessero scambiato per una donna per i suoi tratti così delicati, non era delicato affatto. Capelli lunghi fino alle spalle, neri con sfumature  azzurre, e profondi occhi verdi.
In quel momento stava urlando come un pazzo, era come se venisse da un altro pianeta, anzi...come se vivesse un un villaggio dove non si trovasse ne corrente e ne elettricità.
La prima volta che lo aveva visto, si erano guardati in faccia e gli aveva chiesto cosa ci fosse nel menù, allora Rengoku gli aveva elencato tutto ma arrivato ai pancakes l'altro aveva sgranato gli occhi gli aveva chiesto cosa fossero. Allora lui, con tanta pazienza, glielo aveva spiegato.
L'altro era rimasto con una bocca spalancata, dopo aver esclamato tante cose che non aveva capito ma lo aveva fatto sorridere questo suo atteggiamento.
Da allora, ordinava solo i pancake.
Poi, al suo fianco c'era Tanjiro, il più calmo del gruppo, che sorrideva all'amico rumoroso. Lui aveva occhi e capelli rossi, come delle fiamme. E alla sua destra c'era un altro ragazzo, Zenitsu, cappelli biondi e occhi ambrati. Si ricordava di lui perché parlava sempre e solo della sorella di Tanjiro e di quanto l'amasse, l'altro rispondeva solo con un sorriso tra gentile e imbarazzato, non sapeva cosa dire ogni volta che tirasse in ballo la sorella. Aveva capito che si chiamasse Nezuko.
Poi, vicino al bancone, c'era un signore anziano seduto sullo sgabello.

"Hey, Kyoujurou. Datti una mossa."
Questo era Sanemi.
Quello scontroso dello staff. Nessuno chiedeva mai di essere servito da lui.
Aveva capelli chiari e anche gli occhi, una profonda cicatrice sulla guancia. Un altro motivo perché incuteva timore.
Ma si dimostrava gentile solo quando c'era il loro capo tra i paraggi.
Quest'ultimo era un uomo abbastanza alto e robusto, con i capelli neri come la pece.
Era un tipo molto religioso, nonostante l'apparenza.
Era più grande di Rengoku di sette anni.

Gli passò di fianco.
Il biondo fece un sospiro e prese uno strofinaccio, inziiando a pulire il bancone. Nel momento in cui l'anziano signore si alzò e uscì dalla porta, prese la tazzina e il piattino dove c'era il suo caffè e li mise nel lavello, lavandoli velocemente.

"Sanemi, non devi trattare tutti così. Lo sai che a Himejima non piace quando sei scontroso."
Questa era Shinobu. L'unica donna che componeva lo staff fatti di soli uomini. Lei era molto dolce, con quel visetto tondo e paffuto contornato dai capelli scuri.
Metteva tutti a loro agio. Tra di loro mancava Giyu.
L'altro uomo dello staff che aveva il giorno libero.

La donna stava sempre in cassa, mentre Sanemi si aggirava tra i tavoli sistemando le sedie e prendendo le cose sporche sul vassoio, mentre Kyoujurou di solito si occupava di carico e scarico delle merci insieme al suo capo, Giyu invece era al bancone. Tutto sommato erano un'ottima squadra.

Finì di lavare l'ultima tazzina.
Il tavolo dei tre ragazzi si era svuotato, erano andati via e Sanemi già aveva pulito.
Erano quasi le sette di sera e di clienti nemmeno l'ombra.
Shinobu e Sanemi si erano concessi una pausa, erano nel magazzino a sistemare la roba, mentre Kyoujurou aveva deciso di prendere scopa e paletta per pulire un po' il pavimento.

Sentì la porta aprirsi alle sue spalle, si arrestò e si andò a girare verso di essa, con un sorriso.
"Buonasera..."
Si fermò subito quando vide Hakuji sulla soglia della porta. Al suo fianco, Enmu.

"Oh, che sorpresa! Chi abbiamo qui, il sordo"
L'altro saltò in avanti, facendo un sorriso a trentadue denti, poi fece una giravolta su se stesso e si fermò di nuovo.
"Voglio una tazza di caffè !"
Urlò, come se lui non lo sentisse.
Kyoujurou spostò lo sguardo da Enmu a Hakuji, che se ne stava in silenzio.
"Mi hai sentito ?!?" Sbatté un paio di volte gli occhi poi rise:"ah, giusto, sei sordo!"

Kyoujurou storse le labbra. Aveva voglia di spaccargli quella maledetta paletta sulla testa. Strinse la scopa così tanto che le nocche sbiancarono, il suo viso si contrasse.
Hakuji sembrò accorgersene:"Enmu, sediamoci."
I due si lanciarono uno sguardo di intesa, Kyoujurou strinse le spalle e andò a posare scopa e paletta, dirigendosi verso il bancone.
Non ci voleva proprio. Pensò, mentre preparava il caffè, mentre una voglia di sputargli nella tazza di fece spazio nel suo corpo. Se non ci fossero state le telecamere lo avrebbe fatto, oppure no.

Finì di preparare il caffè, lo mise sul vassoio e glielo portò.

I speak from the heart (RenKaza)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt