this thing was a masterpiece.

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You
That's what happened, you.

La concezione che gli esseri umani hanno del tempo è strana: il suo scorrere è sempre uguale, eppure viene percepito più lento o più veloce, a seconda del momento.

Delle volte, esso pare fermarsi, in situazioni stressanti ed opprimenti, mentre scorre rapido durante i momenti più belli.

È un benefattore e un tiranno in base alle diverse prospettive.

Sono passati dieci anni dall'ultima volta che ho visto Simone Balestra e mi sembra non sia trascorso un singolo giorno.

Di sicuro, sul suo viso quei dieci anni non ci sono – forse ha fatto un patto col diavolo, chissà.

Lo sto fissando in questo preciso istante, in una stanza gremita di gente, volti che conosco, di alcuni rimembro il nome di altri no, ma tanto il più importante è ben fermo sulle mie labbra.

Simone ha ancora la pelle liscia e candida sul viso, non porta un accenno di barba e magari è questo a non fargli dimostrare per niente i suoi trent'anni; i suoi capelli sono folti, scuri neri come la pece, porta un cerchietto argentato sul lobo sinistro ed è...

Bellissimo.

Non è un aggettivo che gli rende giustizia, dovrebbero inventarlo, coniare una parola apposita per poterlo descrivere.

È bellissimo adesso, lo era dieci anni fa quando l'ho lasciato andare.

Quando ho dovuto lasciarlo andare, per inciso.

In questa immensa stanza con le luci che colorano ogni cosa di un tenue rosso, riesco a vederlo mentre regge un calice di vino in una mano, parla con tre persone che lo circondano e non pare badare a me.

Non troppo, perlomeno: qualche suo sguardo l'ho sentito addosso e ha avuto lo stesso effetto di sempre, devastante e cocente.

L'alcol che ho assunto nell'ora passata in tal posto non è sufficiente ad inibire i miei sensi, ad annebbiare la mia vista. Sono ancora fin troppo lucido e i pensieri affollano fin troppo la mia testa e non mi danno tregua.

Il mio tempo, adesso, è in stallo, occupato dalla musica lieve che si libera nell'aria torbida della serata, mescolata al chiacchiericcio della gente, al rumore di bicchieri battuti per l'ennesimo brindisi.

A quella festa neanche volevo andarci.

È stata Chicca, la mia migliore amica, ad insistere.

Chissà se lei sapeva che ci sarebbe stato pure lui.

Sono quasi certo di sì, addirittura che l'abbia fatto di proposito, ma non voglio essere troppo cinico.

Forse il ricordo è ancora tanto vivido per me, però per lei è scomparso.

Per te è scomparso, Simone?

L'ho perso di vista, lo stavo pensando troppo.

I remember it all too well.

«È buffo trovarci qui, non trovi?»

Torna prepotente la sua voce a colpirmi i timpani. Scavalca il rumore degli altri presenti, la musica e il tintinnio delle stoviglie.

Compio mezzo giro su me stesso e ce l'ho davanti. D'improvviso, la camicia bianca che indosso mi pare troppo stretta, ho caldo e le guance avvampano.

Mando giù a fatica della saliva e no, per davvero, l'aggettivo bellissimo non gli rende giustizia.

ALL TOO WELLWhere stories live. Discover now