LO SAI MANTENERE UN SEGRETO?

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PROLOGO

Aprì gli occhi e si vide circondata dal buio. Sbatté le palpebre più volte, ma il buio era ancora lì.

Provò a muovere le braccia che rimasero immobili e prive di forza. Anche le dita delle mani rifiutarono di obbedire. Desistette e attese paziente di riprendere il controllo del suo corpo inerte al centro del letto.

Chiuse gli occhi e immaginò di essere un esploratore che compiva un viaggio partendo dalla sua testa fino alla punta dei piedi. Fece il percorso a ritroso, partendo dai talloni per finire al punto di partenza.

Cominciò a sentire la sensazione leggera del lenzuolo di seta sulla pelle e capì che il suo corpo si stava svegliando. Ripeté la procedura altre due volte fino a quando riuscì a muovere le mani e i piedi.

Scostò il lenzuolo e girandosi sul fianco si sedette a bordo del letto. Il contatto del pavimento freddo sotto la pianta dei piedi le dava conforto.

Fece leva con le mani sul materasso e si alzò.

Accese la luce del bagno e si guardò allo specchio: il viso era screziato di sangue e gli occhi gonfi. Passò le mani nei capelli cercando di districare i nodi che si erano formati, ma desistette.

L'acqua calda della doccia riempì di vapore la cabina e le levò di dosso la notte.

1.

Non c'è niente di meglio che passare il venerdì sera seduti al bancone di un bar e guardare passare il tempo attraverso il vetro di un bicchiere.

Scendo la breve scala che dall'ingresso porta sotto il livello della strada. Faccio attenzione a non scivolare: nessuno ha mai garantito che i gradini siano puliti e soprattutto asciutti.

Chino la testa per non sbattere nella volta in cemento che sovrasta l'ultimo gradino e mi dirigo al bancone dove mi accomodo su uno dei tanti sedili vuoti.

Le note di un blues elettrico arrivano da due altoparlanti installati in alto, sopra l'ultimo scaffale, quello delle bottiglie con i liquori più costosi. Per la clientela media del locale, cioè per gente come me, un buon whisky o un bicchiere di rosso è più che sufficiente e meno dispendioso.

Mi sono sempre chiesto se qualcuna di quelle bottiglie è mai stata stappata.

La barista mi riconosce e si avvicina. Mi chiede cosa desidero mentre con gesto rapido sposta un piccolo tovagliolo davanti a me e appoggia una ciotola con delle arachidi sgusciate.

Ordino la solita birra in bottiglia e prendo una piccola manciata di arachidi che mangio una ad una.

Mentre aspetto che la birra arrivi, guardo le etichette delle tante bottiglie che sono all'altezza del mio sguardo. Ce ne sono di tutti i tipi, dimensioni e colori. Non sempre una bella etichetta è garanzia di un liquore all'altezza. Possono nascondere una realtà diversa da quella che ci si aspetta. Sorpresa o delusione.

Se ve lo state chiedendo in questo momento, sappiate che non sono un alcolizzato. Mi piace bere, si; ma mi piace anche non eccedere e rimanere nei limiti di quella sensazione che ti inebria e ti stende allo stesso tempo. Troppe nausee e davvero troppi mal di testa mi hanno insegnato a trovare questo equilibrio che, diciamola tutta, mi sta salvando la vita.

La barista mi porta la birra che stappa con gesto veloce e preciso. Infila il tappo nella tasca del grembiule e posa la bottiglia sul bancone. "Prego. Se hai bisogno di me mi trovi alla cassa."

Prima che si allontani noto che ha cambiato il piercing al naso. Stasera ha un anello argentato infilato nella narice sinistra. Venerdì scorso era una piccola gemma blu scuro. Sulla parte posteriore della spalla destra spicca il tatuaggio di una tigre che sembra muoversi ad ogni passo della barista.

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