5. Vita privata

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IL VELENO DEL SERPENTE

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Vita privata

Aida tentò di cancellare con la gomma l'ultima parola che aveva scritto, ma il foglio si accartocciò sotto le sue mani e lei si lasciò sfuggire un verso di fastidio

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Aida tentò di cancellare con la gomma l'ultima parola che aveva scritto, ma il foglio si accartocciò sotto le sue mani e lei si lasciò sfuggire un verso di fastidio. Cercò di arginare il danno lisciando la carta, ma le pieghe non ne volevano sapere di distendersi. Per un istante fu tentata di buttare via il foglio e riscriverlo da capo, ma era ormai quasi arrivata in fondo alla pagina e lasciò perdere.

«Hai scritto?» le chiese Marisol, sdraiata sul letto con la testa oltre il bordo, guardandola al contrario. I capelli sfioravano il pavimento, ma erano troppo corti per raggiungerlo davvero. La scrivania di Aida era posta davanti alla grande portafinestra, a cui la ragazza dava le spalle, e quindi Marisol non poteva vederne che l'ombra stagliata contro la luce grigiognola di quel giorno uggioso.

«Sì, ci sono.»

«Alla fine la protagonista riesce a salvare il suo grande amore oppure no?»

Aida si porto il fondo della matita alle labbra e lo mordicchiò. «Sì, ma deve affrontare in combattimento il re che lo ha imprigionato. All'inizio sembra che stia vincendo, ma poi il re le ruba la spada e le spezza le braccia di vetro.»

«Quindi muore?» esclamò Marisol, tirandosi a sedere con gli occhi sbarrati. La luce della finestra la colpiva in faccia, creando un gioco drammatico di luci e ombre.

«No, perché poi il re cade sui vetri infranti e uno particolarmente appuntito gli taglia la vena del collo e si dissangua.»

«E i due innamorati fuggono via, insieme. Ma così lei resta senza braccia per sempre?»

«Sì.»

«Ma che finale triste.»

«Sai che non mi piacciono i vissero per sempre felici e contenti. Anche se comunque alla fine i protagonisti vivono davvero felici e contenti, insieme.»

«Sì, ma senza braccia.»

Aida fece spallucce. Le piaceva troppo come idea e non l'avrebbe cambiata nonostante tutte le lamentele della sorella. «A Beltran piacerà.»

«Finiscila in fretta, così oggi pomeriggio gliela facciamo vedere.»

Aida si chinò nuovamente sul foglio, con i capelli che le piovevano sulle spalle come sentieri di lava, e si immerse nella scrittura. A esclusione del tempo che era stata costretta a dedicare alle lezioni, non aveva fatto altro per tutta la mattina. Si era alzata presto apposta e aveva svegliato anche Marisol, che la sera prima le si era addormentata accanto.

«Bene, intanto cerco gli abiti di scena.» Marisol saltò giù dal letto e si diresse verso l'armadio di Aida. La ragazza la guardò di sfuggita mentre attraversava la stanza, poi rivolse di nuovo tutta l'attenzione al foglio e lasciò che Marisol facesse quello che voleva. Ogni tanto la sentiva parlottare tra sé, un puntino verde smeraldo davanti all'immenso guardaroba spalancato. In quei giorni, fatta esclusione per l'abito arcobaleno della sera prima, Marisol aveva deciso che si sarebbe vestita solo di verde.

Domhan Ekte • Il veleno del serpenteWhere stories live. Discover now