Capitolo 27: Tocca a me

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«Caricatori da cinquanta colpi!» informò Gregory, togliendo il suo caricatore per controllare il numero di proiettili rimasti. «Insieme arriviamo a centocinquanta! Non possiamo ricambiare di volta in volta, o rimarremo a secco!»

«Perfetto! Vogliono mantenerci fermi nello stesso punto così da avanzare con la soppressione!» ribatté Dave con aria palesemente esasperata. «Siamo in inferiorità numerica, ma non è con l'artiglieria pesante che potranno avere la vittoria in pugno e i nostri corpi sulla ghigliottina!» gettò un'occhiata alla casetta sull'albero, ormai priva della raffica. Attivò nuovamente la radio. «Abbiamo un contatto! Bravo Tre, dimmi quanti ne vedi!» gridò per farsi sentire al di là del trambusto.

La testa di Sully sbucò dalla finestra senza vetro, gli occhi azzurri intenti a revisionare il campo. Portò le dita sulla radio sul tattico. «Ne vedo cinque. Posizione degli altri quattro ignota.» prese qualcosa dal taschino, e tirò la linguetta con un movimento deciso. «Dite cheese!»

Uscì dalla copertura per lanciare una granata accecante verso il gruppetto di mercenari. Dave e Gregory si erano esposti non appena la raffica si era arrestata, sparando qualche altro colpo col fine di ucciderne altri, ma furono costretti a ripararsi quando notarono la granata di Sully cadere in mezzo a loro. Lo seguirono a ruota libera, prendendo anche le loro granate per illuminare un po' la festa.

«All'esplosione, avviate il fuoco!» ordinò Morrison. «Mirate alla testa! Alla testa!»

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Gettarono le granate. Una volta conclusesi il flash, Liam e Gavin si affacciarono alle finestre. Agganciarono i quattro nascosti agli occhi di chi era in giardino e fecero fuoco. Alcuni di loro erano rimasti storditi dalla luce luminosa, altri si ripararono appena in tempo; Bravo Cinque prese in testa uno di loro, sparando una raffica lenta di cinque colpi; Bravo Sei ne uccise un altro, crivellato nelle braccia e poi in testa. Gli altri due si erano accovacciati non appena la loro vista aveva subito un flash improvviso che non poterono contrastare. Era difficile centrare in pieno il bersaglio a quella distanza, perciò ai primi colpi era impossibile non fare cilecca, se non ti chiamavi Sully.

«Due sono giù, Capitano!» annunciò Gavin alla radio, sebbene dovettero nuovamente accovacciarsi. «Ne abbiamo solo tre, Bravo Sei. Possiamo farcela!» guardò in faccia Liam, passandosi una mano sul viso per ripulirsi dai residui di polvere e cemento.

Uscirono dalla copertura, il dito subito sul grilletto. Liam fu in grado di colpire in tempo il terzo mercenario, poiché la sua mira, insieme a quella del quarto era rivolta alla finestra della cucina, quella presieduta da Gavin. Gli bastò voltarsi nuovamente dal giovane per capire che, insieme al nemico che era stato preso sull'arma e poi in testa, un colpo era andato a segno e aveva preso in pieno il braccio di Bravo Cinque.

«Dammit!» Gavin arretrò, gli occhi serrati dal dolore.

Dovette abbandonare la presa sull'arma per coprire con la mano il foro in prossimità della spalla; puntellò la schiena al muro e scivolò lentamente a terra, stringendo le labbra in una linea sottile per sopperire alla fitta lancinante che si propagò per tutto l'arto e gli inibì per un breve periodo la capacità di poter muovere il resto del corpo. Sangue iniziò ad imbrattare la divisa e il guanto.

«Bravo Cinque!» lo chiamò Liam, correndo verso di lui e abbandonando la posizione. Si inginocchiò davanti a lui e tolse subito lo zaino dalle spalle per tirare fuori il kit di pronto soccorso, seguito da tutti gli utensili da medico che portava con sé quando episodi simili interrompevano l'andamento stabile dell'operazione. «Togli la mano, piano.» gli afferrò il polso e con delicatezza gli fece sollevare la mano dalla ferita. «Non irrigidirti così, peggiori solo le cose.»

«Scusa...Scusa...» ripeté Gavin, il fiato ansante e veloce. È solo che...Non mi abituerò mai ad un dolore del genere.»

Riaprì gli occhi, lievemente lucidi, e lasciò andare la ferita per osservarla in tutto il suo splendore. Stava sanguinando poco, il che almeno gli dava un certo sollievo. Niente sangue zampillante era sinonimo di nessuna arteria toccata e recisa.

MIND OF GLASS: OPERATION YWhere stories live. Discover now