Capitolo 13 - Pianta carnivora

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Maeriyel digrignò i denti e annuì, tenendo lo sguardo basso. Non riusciva a vedere il viso di Boyaque, eppure il suo sesto senso le suggeriva che stesse sorridendo: doveva essere fiero della sua vittoria, non aspettava altro che poterle dire "avevo ragione".

«Mae-mae, ascolta: non devi lasciarti ingannare. Non dimenticare quello che ti hanno fatto. Qualunque cosa diranno, non devi ascoltarli.» Boyaque calcò quelle parole con urgenza, prendendole il viso tra le mani. La costrinse ad alzarlo e si chinò su di lei per cercare il suo sguardo, impedendole di fuggire dai suoi occhi neri. «Sai perché ora sei qui e non con i Sovalye alla porta? Millicent non ha denunciato nulla. Nessuno ha denunciato nulla, dopo quello che i nostri amici hanno fatto al tuo orto: hanno tutti paura di come potresti vendicarti, perciò hanno costretto quelle bande de crétins a chiederti scusa. Verranno da te a dirti di essere pentiti e chiederanno il tuo perdono, ma sono stronzate: non devi credere a nulla di quello che diranno, d'accordo?»

"Come se fosse possibile" pensò Maeriyel.

Avrebbe potuto perdonare Eliette per i capperi, perché entrambe erano state accecate dalla rabbia; avrebbe potuto offrirle comprensione se si fosse mostrata dispiaciuta, come lo era Maeriyel per averla aggredita, ma distruggendo l'orto di Eumeric avevano oltrepassato ogni limite.

Li odiava. Tutti quanti.

«Non mi interessa cos'hanno da dire» sibilò, velenosa. «Non ho intenzione di perdonarli.»

«Brava la mia ragazza.» Boyaque disegnò un sorriso soddisfatto sulle labbra prima di premerle sulle sue, rubandole un rapido bacio. «Questo posto non ti merita. Lasciali perdere, Mae-mae: siamo io e te, non dimenticarlo. Non puoi fidarti di nessuno, io sono l'unico dalla tua parte.»

«Perché non mi hai detto niente, allora?» lo sfidò, incatenando il suo sguardo. Sentiva il sangue bruciare lungo le vene, e il suo respiro alimentava le fiamme nel suo stomaco. «Se davvero ti importa di me, perché non mi hai avvisato che avevano intenzione di mietere?»

Lui aggrottò appena le sopracciglia, poi gettò la testa di lato. «Perché non lo sapevo: non hanno detto niente neanche a me, forse proprio per evitare che te ne parlassi. Ero giù in città quando è successo: se fossi stato in paese sarei venuto da te prima, no?»

«Potevi dirmelo quel giorno.»

«L'avrei fatto, se non mi avessi scacciato. Non volevi parlare e volevi restare da sola, ricordi? Mi hai detto tu di andare via.» Boyaque le accarezzò le spalle, disegnando lenti cerchi sulla sua pelle. «Non stavi bene, Mae-mae: non era il momento per farti sapere anche questo, saresti andata fuori di testa. L'ho fatto per te, per il tuo bene: il danno ormai era fatto, dirtelo prima o dopo non avrebbe cambiato nulla. Sarebbe stato meglio parlarne quando ti fossi ripresa.»

Maeriyel serrò le labbra e dovette mordersi la lingua per non scoppiare in una risata nervosa. Quelle giustificazioni erano così pregne di bugie da farle venire la nausea, ma a far avvampare il suo petto era la consapevolezza che, se gli altri non le avessero inconsciamente aperto gli occhi su Boyaque, ci avrebbe creduto. Avrebbe accettato quelle scuse raffazzonate, convinta che fosse colpa sua per averlo respinto e per non aver dato il giusto peso ai suoi avvertimenti.

Anche Boyaque aveva oltrepassato il limite. E Maeriyel lo odiava persino più degli altri.

Avrebbe potuto continuare a insistere, chiedendogli cosa ci facesse in città o quanto tempo vi fosse rimasto. Avrebbe potuto confrontarlo su quanto detto da Soleil e gli altri, sottolineando le curiose coincidenze tra le sue previsioni e quanto era successo. Avrebbe potuto sviscerare le sue menzogne fin quando non sarebbe stato costretto ad ammettere la verità.

CarnivorousWhere stories live. Discover now