Capitolo 11 - Lacrime, dolore e sangue

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Chiuse gli occhi. No, voleva che capisse cosa si provava. Voleva che provasse sulla sua pelle ciò che le piante dovevano sopportare a causa loro. Voleva che tutti sentissero le sue urla così come Maeriyel era costretta ad ascoltare quelle dei rami spezzati e dei frutti raccolti. Voleva punirla, perché era ciò che si meritava.

"E invece non hai fatto altro che peggiorare le cose."

Aveva oltrepassato il limite. Se i suoi amici l'avevano odiata senza una ragione, adesso ne avevano una per farlo. Forse non avrebbero denunciato la cosa ai Sovalye, poiché Maeriyel non aveva ancora compiuto sedici anni, ma non l'avrebbero perdonata. Avrebbero confermato a tutto il paese i sospetti che fino ad allora erano rimasti sussurri nel buio, e nessuno avrebbe più voluto sentir parlare di accordi.

Li avevano già rotti, dopotutto. Quale che fosse il motivo con cui intendevano giustificarsi, lei gliene aveva appena fornito uno più che valido. Non aveva importanza quanto quel patto fosse conveniente per loro: di fronte alla possibilità che Maeriyel potesse perdere la ragione come sua madre, chiunque si sarebbe rifiutato di assecondarla.

Nessuno avrebbe ascoltato le sue scuse, già lo sapeva. Forse avrebbero mostrato un po' di morbidezza per rispetto del lutto, ma non si aspettava un'indulgenza maggiore di questa. Eliette aveva ceduto alla rabbia tanto quanto lei, ma aveva minacciato solo una pianta e nessuno avrebbe giudicato la sua reazione esagerata. Maeriyel, invece, era fuori di testa e pericolosa. L'aveva detto Paver e presto sarebbe diventato il parere di tutto il paese - no, l'aveva detto Boyaque per primo e gli altri lo pensavano già da tempo, solo che non l'avevano mai detto ad alta voce.

Era stato lui a convincerli o ne aveva solo alimentato le paure? Aveva solo ipotizzato che avrebbero rotto gli accordi o sapeva che sarebbe successo? Maeriyel si rifiutava di credere che i suoi compaesani avessero preso una simile decisione in così poco tempo, come frutto di una rivelazione improvvisa. Se ci aveva pensato lui, dovevano averci pensato anche gli altri; doveva essersi creato un dissenso che attendeva il momento giusto per esplodere. Da quanto tempo stavano progettando di farlo?

Non avevano fatto altro che prenderla in giro, tutti quanti. Suo padre era morto e la prima cosa che avevano pensato di fare era tornare a coltivare i campi di nascosto. Maeriyel aveva dato a Vou-la-Forêt tutta se stessa, tutto ciò che aveva, e loro non avevano esitato a pugnalarla alle spalle.

E Boyaque...

Siamo rimasti tu e io, Mae-mae.

Maeriyel sentì il petto avvampare di una tale rabbia da non riuscire a respirare. Come aveva potuto anche solo pensare di potersi fidare di lui? Aveva permesso a solitudine e dolore di offuscare i suoi sensi, facendole dimenticare persino ciò che era sempre stato ovvio. Gli aveva permesso di entrare nel suo letto, nella sua mente e nel suo corpo, pur di riempire quel vuoto che lui stesso aveva contribuito a scavare.

E dov'era adesso? A vantarsi del suo successo, ostentando la sua verginità rubata quasi fosse un trofeo? Attendeva che Maeriyel corresse da lui dopo aver scoperto cos'era successo ai campi, per consolarla di nuovo? O forse era andato a rassicurare i compaesani, certo di poterla convincere a partire come l'aveva persuasa a concedersi a lui?

Così Vou-la-Forêt sarebbe stato libero della sua presenza. Una pazza isterica in meno di cui preoccuparsi.

Maeriyel si alzò dal letto in un impeto furioso, pestando i piedi nudi sull'erba. Le sabot dovevano esserle cadute poco prima, ma non si preoccupò di recuperarle; invece uscì dalla stanza e corse in bagno, chiudendo la porta a chiave dietro di sé. Le mattonelle erano gelide, eppure lei si sentiva bruciare, tanto che il sangue ribolliva nelle vene. Ardeva nel centro della pira, come i cadaveri di Hervé e di suo padre, come la legna e le foglie secche usate per accenderla, ardeva finché di lei non sarebbe rimasto altro che cenere.

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