Capitolo 1

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"Io lo so che sembra una pazzia, ma sono stanca di essere considerata la solita zitella del gruppo! Diamine mia zia avrebbe di certo riniziato a turbarmi con le sue domande sulla mia dannata vita sessuale." Squittisco zompettando da un lato della camera all'altro mentre la mia vicina di casa ghigna, seduta sulla piccola poltrona vicina al davanzale.

"Non posso darti torto. Ricordami dove l'hai trovato?" Domanda, sfogliando le immagini della rivistae e guardandole come una volpe affamata.

"Ho trovato il suo numero su Internet. Sottolineo inoltre, che si dice che sia il migliore." Continuo a sostenere, infilando la testa sotto la doccia.

"Penso lo prenderò anche io quel numero, sai nel caso in cui dovessi sentirmi sola." La sento continuare a ridere. Le faccio il verso, insaponandomi velocemente le radici dei capelli. Dopo essermi rimessa a nuovo, infilo i vestiti carichi del profumo del mio ammorbidente e chiudo la valigia, lanciandomici sopra. Con un sospiro mi guardo attorno, controllando di aver preso tutto.

Maria si alza dalla sua seduta, rifilandomi una pacca sulla spalla.

"Sappi che voglio essere aggiornata su tutto. Non mi lasciare sulle spine."

"Lo farò sicuramente." Sorrido, afferrando la valigia e percorrendo i metri che mi portano alla porta. Afferro le chiavi di casa, infilando gli occhiali da sole.

"Buon volo e fai la brava! Ci vediamo al tuo ritorno." Oscilla la mano davanti a se come una reale, raggiungendo l'ingresso della sua abitazione. La saluto a mia volta, mandandole un bacio con la mano. In pochi secondi il taxi guidato da uno spericolatissimo ometto dagli occhi scuri, mi lascia all'aeroporto.

Trascino il mio trolley giungendo al gate del mio volo. Nel giro di pochi minuti mi trovo a sedere al fianco del finestrino posto alla mia sinistra. Sicuramente più veloce di quanto mi aspettassi. Chiudo gli occhi, infilando i piccoli auricolari nelle orecchie, certa dell'effetto che l'alta quota ha su di me.

Non appena atterro a San Sebastián, la brezza marina seduta stante mi accarezza il viso. Certamente un'aria diversa rispetto a New York. Mi siedo su una panchina, controllando ripetute volte l'ora sull'orologio al polso. Dopodiché sfoggio il piccolo specchio dalla mia borsa per controllare che il trucco non sia colato e perfeziono la linea attorno alla labbra, con la matita. Abbasso gli occhi sul vestitino, preoccupandomi che abbia un aspetto almeno guardabile.

 Abbasso gli occhi sul vestitino, preoccupandomi che abbia un aspetto almeno guardabile

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Tamburello le dita sulla borsa, guardandomi attorno agitata. Un gruppo di bambini davanti a me gioca a pallone, sotto il sole caldo del pomeriggio.

Sarebbe dovuto essere qui dieci minuti fa. Per essere uno che si prende 7.000 dollari per una settimana, non sei molto preciso, penso, controllando di continuo se il mio telefono squilli o altro.

"Tu devi essere Grace, giusto? Perdona l'ora, ma il mio volo ha fatto ritardo."

Sollevo il capo, posizionando una mano davanti agli occhi per coprirmi dai raggi del sole. Una figura alta all'incirca quasi due metri si posiziona davanti a me.

"Oh, come fai a sapere che sono io?" Comincio ad agitarmi, una volta aver realizzato che l'ospite tanto atteso è arrivato.

"Beh, mi hai detto che mi avresti aspettato su una panchina di fronte al porto." Mi sorride, liberandosi dagli occhiali da sole e dandomi così la possibilità di osservarlo bene.

Ah giusto.

Le foto non gli fanno certamente giustizia. Quasi boccheggio, incredula dinanzi all'assoluta perfezione dei suoi lineamenti e del suo corpo slanciato e ben allenato, stretto da un pantalone chiaro e una camicia in lino. Moro, capelli incredibilmente scuri. Col sole fatico a capire il colore dei suoi occhi. La sua pelle ha un colore abbronzato, e lo riesco a vedere anche attraverso la camicia chiusa solo da tre bottoni che finiscono dentro ai suoi pantaloni. Tatuato, praticamente ovunque da ciò che riesco a vedere, tranne per il volto e il collo.

Deglutisco, stringendo la sua mano: una stretta forte e calda.

Avrei dovuto chiedere per un abbonamento fisso anziché per una sola settimana.

"Piacere Grace Rivera." Mi decido a parlare e a sorridere a mia volta, con la bocca prosciugata dalla saliva.

"Harry Styles." Sorride lui con le sue due fossette accanto al labbro, lasciando poi un bacio sul dorso della mia mano.

"Sei pronta?" Mi domanda, porgendomi un braccio, che volentieri accetto. Con l'altro tiene stretto il manico del suo borsone in pelle. Il suo bicipite sembra grande quanto la mia borsa.

Mai stata così dannatamente pronta.

Single Lady [h.s]Where stories live. Discover now