Capitolo 3 - Per il bene di Hedea

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«Cosa mangi, se nessuno le raccoglie? Cosa mangiano i soldati? Si può vivere senza combattere, ma non senza mangiare.» Affondò la mano, ora priva di Sihir, nella terra umida. Era morbida - troppo, per essere coltivata - e la pioggia l'aveva resa ancora più malleabile, perciò le dita sottili di Maeriyel si fecero strada senza fatica fino al tubero che aveva nutrito col Sihir. «Moriresti, senza le patate. Loro sono più utili di te.»

Maeriyel estrasse dal suolo una patata bitorzoluta grande quanto la sua mano, facendo oscillare le foglie che vi erano attaccate. Non si preoccupò di staccarle: piegò il braccio e lanciò il tubero con forza verso la pozzanghera, e l'acqua schizzò così in alto da macchiare i pantaloni chiari di Boyaque.

«Bâtarde!» ringhiò lui, saltando all'indietro. Si voltò verso Maeriyel con gli occhi scuri ridotti a fessure irose sotto le sopracciglie aggrottate, mentre gli altri ridevano di scherno. «Lo hai fatto apposta!»

Maeriyel fece spallucce. «Embè? Hai paura di qualche goccia d'acqua?» Piegò la testa di lato, facendo oscillare la lunga treccia in cui aveva raccolto i capelli. L'afferrò tra le mani e la spostò oltre la spalla, cominciando a lisciarla. «Menomale che volevi "dare una lezione" ai sekken...»

«Io non ho paura di nulla!» disse Boyaque, gonfiando il petto. «Quando entrerò nell'esercito, sarò il miglior soldato di tutto l'Impero! Tieniti le tue patate, io in questo stupido paesino non ci tornerò più.»

Maeriyel schioccò le labbra, incrociando le braccia al petto. I suoi amici si mostrarono offesi per quella dichiarazione, lamentandosi per l'abbandono, ma lei sperava che Boyaque restasse fedele alle sue intenzioni. Non voleva che passasse a trovarli, come diceva Paver, o che scrivesse loro delle lettere, come chiedeva Soleil; sarebbe stato meglio se fosse semplicemente sparito.

Erano passati due anni dalla morte di Hervé, ma ogni volta che Maeriyel guardava Boyaque ripensava a quel giorno. Non aveva dimenticato il modo in cui l'aveva strattonata per gettarla a terra; era stata colpa sua se aveva cominciato in ritardo a cercare un nascondiglio, colpa sua se aveva perso quei secondi preziosi che l'avevano spinta verso gli orociondoli.

Forse avrebbe dovuto gettare lui, nella pozzanghera. Forse avrebbe dovuto solo premergli la testa contro il fondo.

«Ci sarà ancora la guerra?» borbottò d'un tratto Eliette, stringendosi le gambe al petto. Suo padre era stato inviato a Secim alla fine dell'estate; nessuno sapeva quanto ci sarebbe rimasto. «Quando saremo grandi...»

«Non ci sarà più nulla» la fermò Paver, serio in volto. Puntò gli occhi verso la pozzanghera, ma non cercò alcun sasso da lanciare. «Lo ha detto l'Imperatore, l'ho sentito alla radio: vuole distruggere tutta Secim. Quando la guerra sarà finita, non resterà neppure un sekken.»

«Bugia!» Eliette gonfiò le guance, offesa. Si spinse in avanti e tirò un pugno sulla spalla del fratello: sembrò metterci tutta la sua forza, ma Paver non liberò che un lamento scocciato. «Mamma spegne sempre la radio quando si parla della guerra. Non è vero che l'hai sentito.»

«Invece sì, non si è accorta che ero tornato e l'ha lasciata accesa.»

«Non ti credo.»

«Credici!»

«È vero, io l'ho sentito da mia mamma» si intromise Forois, chinando anche lui lo sguardo. «Non voleva mandare Vyorêl nella Capitale, dice che è troppo pericoloso: l'Imperatore è impazzito e i Sovalye si ribellano, e pure alcuni soldati.»

«E perché?»

«Per la cosa che dice Paver. Che vuole distruggere tutto.»

«Ma lo fa per proteggerci.» Maeriyel aggrottò la fronte, stringendo la treccia tra le mani «Me l'ha detto papà. I sekken sono persone cattive che vogliono farci del male, per questo l'Imperatore è in guerra con loro.»

CarnivorousWo Geschichten leben. Entdecke jetzt