PROLOGO

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Piazza della Signoria quel giorno sembrava più bella più del solito, riscaldata dal sole tiepido di giugno, che faceva sembrare dorate le pareti gialle delle case, sovrastate dalla torre dell'orologio del Palazzo del Parlamento, come un gigante, che osservava ogni cosa. Era come sempre affollata da centinaia di abitanti, tutti impegnati nei mille affari che costellavano le giornate di ognuno, soprattutto negli ultimi anni, da quando Firenze, divenuta parte e sua capitale del Regno d'Italia, aveva accolto artisti, commercianti, scrittori e scienziati, pronti a collaborare coi fiorentini per portare ancora più lustro alla città.
A Edoardo era sempre piaciuto fermarsi a respirare l'aria cittadina durante le sue passeggiate. L'insieme di odori, suoni e colori di quella frenesia quotidiana gli regalava sempre gioia. Era rinvigorente vedere così tante persone lavorare, divertirsi e vivere insieme. Maghi e Babbani che convivevano in pace, anche se gli uni non erano a conoscenza dell'esistenza degli altri ad eccezione di pochi, che garantivano a quell'armonia di essere possibile. Eppure quel segreto rimaneva intatto, nonostante il frequente contatto tra le parti. Non era mai accaduto in nessun'altra nazione di vedere maghi e babbani fianco a fianco, eppure l'Italia ci era riuscita. Edoardo ricordava ancora con orgoglio quando, pochi anni prima, lui e la sua famiglia avevano rappresentato la stirpe magica davanti al Re e, insieme a tutte le specie magiche, erano riusciti a stipulare un accordo che accontentasse tutti, unendo non solo i regni d'Italia, ma anche tutte le creature magiche e non che li abitavano.
"Che anno glorioso, il 1861." Si ritrovò a dire ad alta voce, drizzando fiero le spalle."Puoi dirlo forte, ragazzo." Uno dei tanti fiorai del mercato era davanti a lui, sorridendo contento. "Quell'anno ci ha portato grandi cose. Per favore, porta questi a tua madre." Gli porse un mazzo di gigli freschi con un inchino, per poi tornare ai suoi affari. Il ragazzo sorrise e poi si incamminò allegro, sorridendo educato ai vari passanti.
"Buongiorno madre."
"Caro." Dall'elegante divano color crema si alzò cautamente una donna di mezza età, estremamente aggraziata nonostante la gamba ferita che la costringeva a usare un bastone, adornato da un pomo d'argento. Si avvicinò ai fiori, godendosi il profumo, per poi sollevare la bacchetta di quercia e agitandola dolcemente. "Levioso." I fiori si sollevarono dalle mani di Edoardo e andarono a riporsi in un vaso di vetro di fronte alla poltrona. "Illuminano la stanza, non trovi?" Il ragazzo annuì e la seguì verso la sala da pranzo, pronto per il caffè mattutino, accompagnato dalle chiacchiere della madre. Appena entrati, le sedie si spostarono da sole per permettergli di sedersi: Renata, sua madre, come sempre sedeva a capotavola e lui al suo fianco.
"Ti ho anche portato la posta, c'è una lettera dall'Inghilterra." "Erina?" disse la donna, con gli occhi ambrati che si illuminarono di gioia. Ignorò il resto delle lettere, gettandosi sulla busta giallastra, sigillata dalle iniziali del marito. G.G, Girolamo Garlaschi, per i maghi uno dei più importanti alchimisti e produttore, oltre che commerciante di pozioni e oggetti magici, per i babbani, un rinomato mercante di stoffe e bizzarri aggeggi. Aprì la busta, lasciandosi intenerire dalla scrittura tondeggiante della figlia. Erina era la più piccola della famiglia Garlaschi, da qualche anno in Inghilterra insieme al padre per aiutarlo nel commercio, arte in cui si era rivelata particolarmente talentuosa. Renata lesse commossa la lettera, sorridendo di tanto in tanto. "Che dice?" "Ha concluso finalmente l'affare con quel mago, Xavier. È proprio come suo padre, non molla mai!"
Venne interrotta da una delle sedie, che si spostò per far sedere un ragazzo magrolino e pallido, con la pelle resa ancora più chiara dai capelli rossicci. "Federico, in tempo per la lettera di tua sorella." Lui rispose pigramente con uno sbadiglio, seguito dallo sguardo fulminante della madre: "Non sbadigliare in quel modo! E stai dritto. Sei di nuovo rimasto tutta la notte sui libri, vero?" "Non avevi una lettera da leggere?" Lei non rispose e continuò a leggere, stizzita. "Dice che vede tanti studenti di Hogwarts. Povera cara, come vorrebbe essere come loro." "Le piace lavorare con papà, lo sai."
Al contrario dei fratelli maggiori, Erina non aveva mostrato i tipici segni di magia a undici anni, età in cui entrambi erano entrati a Torrealba, la scuola di magia e stregoneria italiana. Per questo era stata classificata dal Ministero come maganò ed era quindi partita col padre. Non ne parlava mai con i suoi familiari, ma Renata conosceva la sua bambina e sapeva che sotto sotto avrebbe voluto una vita da strega come chiunque altro. "Non capisco dove sia il problema." sbuffò stizzito Federico. "Vorrei esserci io in Inghilterra, anziché qui a studiare." Prima che sua madre potesse rispondere a dovere, fu Edoardo a intervenire ridacchiando "Ne sei sicuro? Sai che gli inglesi non sono molto tolleranti, soprattutto con chi frequenta donzelle babbane." "Frequenti una babbana? E chi è?"
Lui non rispose, fulminando il fratello con lo sguardo. "Avevi promesso di non dire niente!" Edoardo sorrise sornione "Nostra madre deve sapere che rovini le donne. Hai già scelto la prossima vittima da incantare con le tue poesie?" Prima che il soggiorno si trasformasse in un campo di battaglia, Renata si schiarì severamente la voce, zittendoli immediatamente. "Smettetela, tutti e due. Ora uscite, devo rispondere alla mia figlia preferita."

I tuoi fratelli sono come sempre la fonte principale dei miei mal di testa, ma comunque noi stiamo bene. Mi manchi tanto fiorellino mio, non vedo l'ora che tu ritorni per goderci insieme l'estate.
Erina sorrise leggendo le parole della madre, per poi ripiegare con cura la lettera e conservarla nelle tasche del mantello. Una improvvisa folata di vento la fece rabbrividire e la nostalgia per il caldo italiano si fece particolarmente forte, ma doveva solo resistere: tra qualche settimana sarebbe tornata a Firenze per l'estate e il grigiore londinese sarebbe stato solo un ricordo. Non che l'Inghilterra non le piacesse, ma nulla poteva competere con i campi soleggiati della Toscana e soprattutto col calore di casa, insieme a tutta la sua famiglia.
"Buongiorno padre, ho portato la posta." Entrò in casa allegra, poggiando sul tavolo diverse lettere. Suo padre, seduto davanti all'intarsiato tavolo di legno, alzò lo sguardo oltre gli occhiali argentati e le sorrise. "Stamattina è arrivata posta anche per te, sai."
Erina prese la lettera dal tavolo, rimanendo basita di fronte alla busta, fissando intensamente il sigillo. La chiudeva uno stemma di cera rossa raffigurante quattro animali: un leone, un serpente, un tasso e un'aquila. Uno stemma che aveva visto centinaia di volte negli ultimi anni, sempre addosso alle uniformi nere di diversi ragazzi suoi coetanei che affollavano Londra. "Hogwarts?" la scuola di magia e stregoneria del Regno Unito, che accoglieva ogni anno centinaia di maghi e streghe, che aveva dato i natali a personaggi come Merlino, le scriveva.  "Sei sicuro che non sia per te?" disse confusa "Hanno bisogno di una fornitura di tappeti magici?". "Ne dubito." Rispose divertito il padre. "C'è chiaramente scritto il tuo nome." Lei continuò a analizzare la busta, constatando che effettivamente fosse indirizzata a lei. Cosa poteva mai volere Hogwarts da lei? Forse assumerla per le scorte di pozioni o magari volevano una mano per concludere un affare con qualcuno?
"Sai, se non la apri non saprai mai cosa c'è scritto. Magari un ordine da centinaia di tappeti magici!" Erina alla fine si arrese e la aprì con cura e lesse, con gli occhi che si facevano sempre più brillanti a ogni riga. "Sono stata ammessa a Hogwarts! Ma, come?" 
"Beh, ormai sei anche una strega inglese." Girolamo era estasiato quanto la figlia e si era avvicinato a leggere anche lui. "E poi negli ultimi tempi hai iniziato a mostrare segni di magia." Erina lo guardò confusa: era vero, da un po' riusciva a spostare oggetti, riparare piccole crepe e fare altri incantesimi involontari, ma non aveva mai detto nulla al padre o a chiunque altro. "Non è difficile notare bicchieri che si muovono o vasi che si riparano da soli." ammiccò lui in risposta, come se le avesse letto nel pensiero. Lei ripiegò la lettera, ancora incredula. "Ma ciò significa che non tornerò per l'estate." Suo padre scoppiò a ridere contento. "Sono certo che tua madre capirà. Ora va a cambiarti, so che un professore dovrebbe presentarsi qui a momenti."

Hogwarts Legacy - Il Risveglio Della Magia AnticaOnde histórias criam vida. Descubra agora