Capitolo 15: Notizia

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«Prevedibile.» fu l'unica cosa che disse, il tono mite e lontano dalla delusione.

«È tipico della CIA, non rivelare l'accaduto interamente. – aggiunse l'altro, stoico. – I fatti in aereo hanno facilitato il loro operato; gli unici testimoni non sono stati altro che i passeggeri, influenzabili ai compromessi; li avranno pagati per non parlare. Un risarcimento proficuo.» posò il telecomando sul mobile accostato al muro, ritornando al punto di partenza. «Se l'attentato fosse avvenuto in un centro commerciale o in mezzo alla strada, il terrore avrebbe inondato il mondo. Ma non è questo il nostro obbiettivo, per ora.»

«La squadra cinque ha fatto un ottimo lavoro. Mettere alla prova Dave Morrison ci ha permesso di conoscerlo meglio.»

«Cinque contro uno: uno scontro affatto semplice per un soldato qualunque.»

«Stiamo parlando del Capitano più giovane che il Navy SEAL abbia mai visto: vanta di molti record, la sua stazza parla chiaro.» commentò l'uomo con falsa meraviglia.

Jason aveva riferito di aver visto un uomo irrompere nel nascondiglio che Barney Gonzales aveva usufruito per nascondersi dalla movida americana; non era stato spedito nel scattare una foto, ma dalla descrizione aveva già compreso che si trattasse di uno degli uomini che stava già tenendo sott'occhio. Gli era bastato, infatti, chiedere se fosse biondo, alto un metro e novanta all'incirca e dalla massa corporea ben pronunciata per fare subito il suo nome e mostrare la foto che stava tutt'ora osservando; Jason gli aveva dato la conferma che aveva sperato di udire con le sue orecchie. Che facesse parte della CIA gli era nuova, ma non avrebbe intralciato la linea su cui si stavano muovendo.

«Non avevamo dubbi su di lui. Si è rivelato solo più efficace di quanto avessimo immaginato.» il collega si sedette sulla poltroncina, adagiandosi comodamente come se non vi fossero più distinzioni tra lui e il suo superiore.

«Tuttavia è accompagnato da questo ragazzino.» l'uomo allungò la mano per sfilare in mezzo alle carte una foto, un po' mossa e sfuocata, di un ragazzo con gli occhiali e il cappuccio; era stata effettuata in aeroporto su due piedi. «Hai scoperto chi sia?»

«Negativo. So solo che ha a che fare con la CIA.»

«Per portarselo dietro, deve essere importante. I compagni di Dave Morrison hanno sempre avuto un ruolo nelle sue azioni.»

«Il proprietario del Caelum Hotel mi ha riferito di averlo visto zampettare tra la sala della sorveglianza e il pannello di controllo: ha voluto le chiavi. Ha forse scoperto della manomissione delle registrazioni.»

L'uomo mugugnò colpito, mettendo le due foto accanto. «Se così fosse, è sveglio. Meglio non sottovalutarlo.»

«Sarà fatto.»

Barney Gonzales era stato compromesso dalla CIA in meno di quarantotto ore dall'omicidio dei gemelli Spencer, il che confermava le incredibili doti di Dave Morrison e del ragazzo senza nome nell'averlo rintracciato con pochissime prove a disposizione. Mantenere un basso profilo per fare in modo che la CIA non potesse riscostruire perfettamente gli omicidi era il prossimo passo da effettuare; se Dave smascherava i suoi uomini poco importava. Non lo avrebbero condotto da lui, tuttavia. Avrebbe dovuto sgobbare per vedere davvero un passo avanti, ci avrebbe giurato. Giocare contro di lui era interessante; chissà come si sarebbe protratta questa partita. Fremeva dalla voglia di vederlo. Prese il bicchiere di bourbon accanto al computer e si alzò per fronteggiare l'enorme vetrata alle sue spalle; la notte, la città era un dipinto per i suoi occhi. Mozzafiato. Fece rigirare l'alcolico, il ghiaccio che cricchiava soavemente per colmare il silenzio del suo ufficio, e portò il bicchiere alle sue labbra per prenderne un sorso.

«Il giorno dove tutto avrebbe avuto inizio è arrivato, carissimo. – esordì con una punta di appagamento nella sua voce profonda e gutturale. – La fine, la quale era sembrata distante e irraggiungibile, è sul palmo della nostra mano.»

Il collega rimase seduto. «Sembrava solamente ieri quando abbiamo costruito questo posto. Solo io e te. E adesso siamo in centinaia.»

«Volere è potere. E noi siamo migliori di chi ce l'ha insegnato.» replicò, sfoggiando un ghigno pacato.

«Vedremo le difese cadere, il mondo tremare davanti a quello che siamo riusciti compiere a differenza loro

L'uomo annuì in silenzio, il riflesso del suo volto sostituitesi a quello del panorama.
Cicatrici invisibili tinsero la sua pelle impura, cicatrici indelebili, perenni, che il rancore non aveva cancellato. Le aveva alimentate, pulsanti e ardenti. Il rancore era un'arma che prendeva il controllo del corpo; lo forgiava, lo rendeva inscalfibile al dolore, in quanto si attivava nel momento in cui questi diventava incline a provarlo, da abituarcisi completamente. Se c'era una cosa che l'essere umano non era mai stato in grado di controllare erano le emozioni. Non importa quanto ti addestrino, quanto ti facciano lavorare nel diventare insensibile, stoico, un blocco di cemento che le avversità non avrebbero mai potuto scalfire neanche con la calamità più deleteria mai esistita, dentro di te le emozioni continuano a regnare sovrane, a soggiogarti, eliminando qualunque via di fuga dalle disgrazie di questo mondo. Aveva lottato così tanto per annullarsi, inibirsi davanti agli ostacoli che avevano impedito al suo cammino di compiersi, che era comunque caduto. Era caduto così tante volte da aver fallito, da essere calpestato come una bambola di pezza, diventata ormai vecchia e noiosa agli occhi di un bambino ammaliato dalle nuove tecnologie. Sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe avuto le forze di rialzarsi senza che il rancore lo aiutasse? Sarebbe giunto il giorno in cui avrebbe cancellato quelle cicatrici? La gabbia toracica pulsava, le dita bruciate rendevano la presa sul bicchiere irrilevante, come se non esistesse, come se stesse fluttuando nel vuoto. Sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe riacquisito il dono del tatto, anziché immaginarlo come un'oasi sperduta nel deserto, rivelatesi nient'altro che un miraggio scaturito dal sole cocente. Avrebbe trovato la via in quel deserto di ghiaccio cui era rimasto intrappolato per anni. L'avrebbe ritrovata.

«Quell'informatico che ti ha passato i codici... – tamburellò le dita sul vetro del bicchiere, richiamando l'attenzione del collega. – Ricordati che ci serve per il gran finale, perciò-»

«Non preoccuparti: ho già appuntato ogni cosa riguardo la sua routine e le ore in cui è in servizio. I controlli sono fiscali, le comunicazioni rintracciabili, ma la sua capacità di viaggiare oltremare gli concede un po' più di libertà. È difficile poter scorrazzare qua e là in un territorio ostico come quello, ma abbiamo i nostri metodi: le origini di sangue sono un ottimo camuffamento all'estero.»

«Eccellente. Quando tutto sarà ultimato, la CIA avrà le mani legate.»

Il collega fece scivolare le dita sulle carte, prendendo la foto di Dave. «Cosa vorresti farne di lui? Rispetto agli altri bersagli, sappiamo bene che è il più difficile da eliminare.»

L'uomo si voltò, incrociando le iridi con quella foto, la tipica fototessera di riconoscimento dei soldati. Ciò che non poté non essere notato, tuttavia, era la data risalente a quella foto; Dave era molto più giovane dei suoi attuali trentasei anni, e dalle piegature si poteva dedurre che la foto fosse stata conservata da un bel po' di anni. Socchiuse le palpebre, aumentando la pressione sul bicchiere.

«La sua morte avverrà in seguito, dopo che la sua sofferenza diverrà inestinguibile.»

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Angolo autrice:
Buon sabato a tutti! Passato delle belle vacanze di Pasqua? Avete mangiato carne? Vi siete ingozzati e ora siete a dieta? Vi sazio io! Con questo nuovo capitolo, piccolo, ma esaustivo! Le domande diventano sempre di più, i dubbi si ingrossano. Ma Dave e Noah sono davvero al sicuro, dopo essere riusciti a sventare l'attentato in aereo??
Scopritelo sabato prossimo con un nuovo capitolo mooooolto corposo! 

MIND OF GLASS: OPERATION YWhere stories live. Discover now