La prese e iniziò a masturbarmi velocemente, seguendo le sue spinte sempre più violente.

Io ero uno scompiglio di gemiti, urla e ansimi acuti, non preoccupandomi di niente e nessuno, dato che c'eravamo solo noi in più di 10 chilometri.

Non che di solito mi interessava, comunque.

Strizzò le mie natiche e me le morse, per poi tracciare con la lingua la mia colonna vertebrale, arrivando al collo, dove si fermò.

Lasciò delle grosse macchie scure, alcune rosse, alcune viola, usando la medesima intensità del suo pene e della sua mano.
Io: "M-inh" ansimai in un leggero sussurro, cercando di avvertirlo sul fatto che ormai ero già al limite.

Il richiamato sembrò arrivarci, perché spostò la mano e smise di segnarmi la pelle, concentrandosi esclusivamente sul mio fondoschiena.

Afferrò l'altro mio fianco libero e si fece largo tra le mie carni con ancora più foga, allargandomi sempre di più.

Il mio punto debole, che continuava ad essere colpito da ormai troppi minuti, cedette e mi liberai sul copriletto, urlando il nome del colpevole.

Quest'ultimo resistette ancora un po', ma alla fine si arrese anche lui, rilasciando la sua sostanza nel mio buco.

Si staccò da dentro di me e si spostò dalle mie gambe, non dimenticandosi di sculacciarmi il sedere, come sua abitudine.

Avevamo entrambi il fiato enormemente irregolare ed eravamo anche abbastanza stanchi, eppure questo ci fermò? No.

Almeno, non me.

Anche se ero ancora tremante per l'orgasmo appena avuto, mi sollevai e presi l'altro per le spalle, scaraventandolo sotto di me.

Posizionai il suo bacino in mezzo alle mie cosce e gli presi il pene tra le mani, rificcandomelo ancora dentro.

Questo gesto spiazzò Minho, il quale si lasciò sfuggire il mio nome con un sottile gemito acuto.

Mi aggrappai alla testiera del letto e me lo spinsi sempre più in profondità.

L'altro diede subito il suo contributo, afferrandomi i fianchi e seguendo il mio ritmo frenetico.

Chiusi gli occhi e portai la testa al soffitto, godendomi a pieno la bellissima sensazione di piacere che entrambi ci stavamo donando a vicenda.

Nella stanza si sentivano solo i nostri gemiti, i nostri nomi e le pelli completamente sudate sbattersi contro scontrosamente.

Non riuscendo a starsene fermo, il maggiore mi prese le natiche e continuò a palparle e strizzarle, accentuando sia i miei movimenti che i nostri versi.

Ci muovevamo insieme, su e giù energicamente e rozzamente, facendo tremare il letto sotto di noi, che probabilmente stava usando tutte le sue capacità per non cadere a pezzi.

Finalmente riuscì a colpirmi la prostata gonfia e puntai quell'esatto punto, azzeccandolo a pieno ogni volta.

Aprì una volta per tutte gli occhi e li collegai con quelli del ragazzo sotto di me, il quale mi stava già guardando con le iridi piene di desiderio e passione, come se volesse divorarmi da un momento all'altro.

Io glielo concessi e feci scivolare le mani sudate ai lati del suo viso, per poi collegare le nostre bocche.

Gliele schiacciai addosso, muovendomi in modo agitato, con il semplice intento di occupare la nostra gola secca.

Ci ficcammo entrambi la lingua in gola, scambiando sia la nostra saliva che i nostri fiati caldi e pesanti.

Ma nonostante questo contatto, le mie spinte non diminuirono anzi, crebbero sempre di più, portando sia me che il castano al limite.

Difatti, cedemmo contemporaneamente, io sporcando i nostri corpi e lui riempiendomi per la seconda volta.

Mossi ancora un po' il sedere, per poi staccarmi sia dalle sue labbra che dalla sua lunghezza, crollandogli letteralmente addosso.
Minho: "stanco?" chiese accarezzandomi i capelli umidicci;
Io: "sì" affermai flebilmente spiaccicando la mia guancia sul suo petto sudato;
Minho: "ci laviamo, mangiamo e poi dormiamo, va bene?" propose passando le dita sulla mia schiena, facendomi rabbrividire leggermente;
Io: "ma ho sonno" mi lagnai stringendomi di più a lui;
Minho: "lo so, ma dobbiamo lavarci almeno" rispose ridacchiando.

Sospirai e sollevai la faccia, poggiando il mento sullo sterno del maggiore e guardandolo.

Mi sorrise dolcemente, scompigliandomi teneramente i capelli.
Minho: "andiamo?" chiese facendo un cenno del capo verso la porta.

Io sbuffai, ma alla fine mi staccai da lui e mi alzai o almeno, ci provai.
Minho: "ti porto io" disse sollevandomi a mo' di sposa.

Sorrisi e allacciai le braccia attorno al suo collo, chiudendo gli occhi e rilassandomi sotto il suo tocco.

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Controllo di Jis inaspettato eheheh

Il nuovo professore~Minsung Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu