Capitolo 1 - Mietitura

Magsimula sa umpisa
                                    

Si rialzò borbottando e corse oltre l'albero della conta, in direzione del bosco. Il dolce pendio a sud si apriva in prati ampi prima di incrociare le fattorie, lasciando pochi nascondigli: dovevi essere veloce a raggiungerli prima degli altri se non volevi rischiare di farti scoprire, perciò quasi tutti preferivano trovare riparo tra la vegetazione più fitta a nord della collina. Era la prima zona che veniva perquisita, ma con un po' di fortuna il Mietitore - chi nel gioco aveva il compito di cercarli - non sarebbe riuscito a trovare nessuno.

Maeriyel si insinuò tra gli alti faggi, ignorati da tutti: i tronchi erano troppo sottili per costituire una buona copertura, e con quei rami così fragili e il fusto dritto persino Paver non sarebbe riuscito a raggiungere la cima, dove le fronde altrimenti rade si intersecavano creando ampie zone d'ombra. I suoi amici avrebbero puntato ai grossi castagni, magari sperando di trovare un tronco cavo: ce n'erano alcuni nelle vicinanze, ma erano ormai noti da tutti e controllati tassativamente, perciò si spinsero tutti un po' più in là. Maeriyel poteva sentire i fruscii dei loro movimenti, ombre che si muovevano rapide dinanzi a lei mentre la voce leggera di Eliette chiamava il dodici.

Virò sulla destra, dove fiori gialli scendevano a grappoli da fronde rigogliose. Gli orociondoli erano altrettanto snobbati: non erano molto alti e avevano tronchi spessi quanto una gamba. Il fusto però non era mai un blocco unico, reggendosi su agglomerati di tronchi che si aprivano come una gabbia, lasciando il centro vuoto. Piccola com'era, Maeriyel poteva farsi spazio e accucciarsi nel mezzo, stropicciando il vestito color zucca sotto le ginocchia quanto più possibile. Il verde dei suoi capelli, legati in due trecce morbide, era quasi lo stesso delle foglie oblunghe che cadevano giù dai rami sottili e l'avrebbero aiutata a confondersi con l'erba circostante. Nessuno controllava gli orociondoli, in ogni caso: i suoi amici erano troppo grandi per considerarlo un buon nascondiglio - tranne Eliette, che rotonda com'era non sarebbe passata tra i tronchi. Maeriyel stessa non li aveva mai usati prima e si era guardata bene dal confidare a qualcuno quell'idea.

Raggiunse in fretta l'orociondolo che l'aveva ispirata. L'albero si stagliava solitario, distaccato dai suoi simili per decine di metri coperti da arbusti di more. Maeriyel li aggirò con cautela e cominciò a studiare il reticolo di tronchi, individuando un buon punto per passare, ma era troppo in alto per lei. Mentre Eliette contava ventuno, Maeriyel sbuffò.

"Se Boyaque bara, posso farlo anche io" pensò, arricciando il naso all'insù in una smorfia. Allargò il palmo a mezz'aria e piegò le dita fingendo di strizzare una spugna invisibile, e il Sihir piovve su di lei come un acquazzone estivo. Maeriyel sentì le gocce di energia attraversarla e poi riversarsi nel terreno, così sollevò la mano come se tirasse su il secchio di un pozzo; invece, tirò su la pianta. I Ricercatori le avevano consigliato di studiare il mondo vegetale quanto più possibile, per avere un'idea precisa di cosa creare con Harvestide, ma a volte un'idea vaga era sufficiente. Così un tronco di non sapeva cosa spinse l'erba per farsi spazio, ignorando le leggi naturali per stagliarsi spoglio di rami e foglie, più simile a un ceppo tranciato. Maeriyel lo nutrì col Sihir facendolo crescere per una dozzina di centimetri prima di salirci sopra, continuando a sollevarlo fin quando non fu in grado di infiltrarsi tra i fusti dell'orociondolo e scivolare all'interno.

«Ehy! Quello è il mio posto!»

Maeriyel riconobbe la voce acuta di Hervé prima di scorgere i suoi capelli castani, una zazzera informe di ciuffi sempre spettinati che gli copriva la fronte sporgente. Perché era tornato indietro? Nessuno si spostava nella zona degli orociondoli, non con il fitto del bosco a portata di pochi passi.

Hervé però puntò dritto verso il suo albero, affacciandosi tra i tronchi con le sopracciglia aggrottate. «È il mio posto» ripetè in uno sbuffo.

«E da quando? Non ti sei mai messo qui.»

CarnivorousTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon