chapter 2;

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Mariasole's point of view

Vi svegliai a malincuore, piena dei soliti dolori mattutini che mi facevano alzare già scazzata.
Antidolorifici accompagnati da due bicchieroni d'acqua, quella era la colazione dei campioni.
Mi preparai e scesi nel bar dell'hotel, dove trovai già tutti in piedi, ad accogliermi con le loro facce assonnate.
Il solo profumo del caffè mi fece risvegliare, anche se di poco.
«Raggianti sta mattina» Alberto era al bancone con in mano una tazza di caffè e con il suo solito sorrisetto che era solito rivolgermi ogni volta che mi vedeva: che tipo.
«Un americano» chiesi al barista «Gli antidolorifici» parlai ironica rispondendo al moro.
«Hai trent'anni, mica sessanta» mi prese in giro il moro mettendo il gomito sul bancone.
«Ventisei Albe, ventisei» lo rimproverai con un sorriso e divenni più luminosa del sole vedendo il mio caffè.
Un tazzone enorme e amaro, l'unico che riusciva a tenermi sveglia nei giorni di registrazione.
Lo bevvi tutto, senza badare al fatto che fosse pure troppo.
«Signori, si inizia» richiamai l'attenzione della troupe e tutti insieme andammo nel luogo per le registrazioni.

~•~

«E abbiamo finito!» urlai contenta dopo aver registrato l'ultima scena e tutti seguirono il mio entusiasmo, facendo partire un applauso.
«Piangi?» rise uno dei cameraman asciugandomi la guancia.
«Ogni volta che finiamo di registrare» sorrisi contenta.
«La mia manager preferita» mi abbracció Albe e subito mi sentì sollevata vedendo il suo entusiasmo «Adesso una cena ce la meritiamo, no?» mi sorrise ed io annuí sconfitta, ma in parte se lo meritava.

~•~

Albe era un tipo molto particolare, così come le sue esigenze.
Non poco frequentemente, mi capitava di ricevere sue telefonate in orari del tutto improponibili della notte solo perché voleva raccontarmi una barzelletta, parlarmi di un sogno che aveva fatto o leggermi qualcosa che aveva scritto: si, un tipo molto bizzarro.
Ci somigliavamo troppo ed alternavamo periodi di liti interminabili a periodi di tregua inspiegabile e quello delle registrazioni era proprio di tregua.

~•~

«Dovevo aspettarmelo» sorrisi scendendo dal taxi: mi aveva portata al sushi.
«L'importante è che ci sia vino rosso, no?» mi sorrise aprendo la porta del ristorante.
«Quanto mi conosci bene» risi varcando la soglia.
Prendemmo posto e rimanemmo qualche secondo lì, fermi, senza dirci una parola.

eravamo da me e?||TananaiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora