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È la prima volta che metto piede qua dentro, mia mamma non me lo aveva mai permesso. Non so come mai abbia cambiato idea visto che è da mesi che le chiedo di poter vedere il suo ufficio e conoscere i suoi colleghi e solo ora mi permette di venire qua.

"Buongiorno, sono la figlia della direttrice, dovrebbe aver avvertito che sarei venuta" mi presento al citofono.
"Si, entra pure" le porte mi vengono aperte da due guardie che mi guardano con stupore.

Le saluto cordialmente e mi faccio accompagnare verso gli uffici.
È l'ora di pranzo e il giardino è vuoto, immagino siano tutti a mangiare.

Con una mano tengo il pranzo che ho preparato per me e mia mamma mentre l'altra la sventolo in aria per il troppo caldo. Il giardino è in battuta di sole ed è pure estate, ci saranno almeno 35 gradi.

Appena arriviamo a quelli che immagino siano gli uffici, mi guardo intorno in cerca di mia madre ma non riesco a trovarla.

"Vieni, la direttrice ha uno studio tutto suo" mi avvisa la guardia.

"Amore, eccoti, pensavo non arrivassi più" mi dice mia mamma appena entro nel suo ufficio. Mia mamma ha qualche mania per la puntualità è appena si tarda anche di pochi minuti, si mette subito in allerta.

"Già, sono qui" sorrido mentre mi avvicino per abbracciarla. Questa notte non è tornata a casa a causa di un problema che è sorto a lavoro per cui non la vedevo da ieri mattina.

"Allora, come ti pare? Non è brutto vero, ho anche la vista sul mare" si gira a guardare fuori dalla finestra lo splendido mare illuminato dalla luce del sole.

"Non è male. Ti ho portato il pranzo, così possiamo mangiare insieme" le porgo la borsa con il pranzo e mi siedo sulla sedia di fronte a lei.

"Amore lo so che te lo avevo promesso ma oggi proprio non riesco, però posso chiedere a qualcuno se ti porta a fare un giro, così vedi come è" mi dice appoggiando le mani sulle mie. Mi rattristo subito. Da quando ha iniziato a lavorare all'IPM è a casa sempre di meno e a me questo dispiace. Ci siamo traferite a Napoli con l'idea di ricominciare e di passare più tempo insieme ma non sta andando come previsto.

"Mi sono ricordata che devo vedere Serena, te la ricordi, la mia compagna di classe, devo andare" mento e mi alzo subito per uscire dall'ufficio.

Appena esco all'aperto, sbatto contro un signore sulla quarantina, con i capelli neri e la barba.
"Mi scusi" abbasso lo sguardo e continuo a camminare verso l'uscita.

"Chi sei?" mi blocca lui da un braccio.
"Cassandra, la figlia della direttrice. Piacere" mi presento subito per non destare sospetti. Giustamente le guardie devono tenere tutto sotto controllo e se trovano una ragazza che non conoscono a gironzolare per il carcere è giusto che si insospettiscano almeno un po'.

"Ah scusami, non sapevo del tuo arrivo. Massimo, piacere. Sono il comandante delle guardie" si presenta a sua volta.
"Te ne stai andando, ti accompagno" continua con il suo accento del sud.

"Mi ricordo la strada. Ora sono un po' di fretta mi scusi. È stato un piacere" mi lascia andare senza dire una parola. Forse, visto che è l'ora di pranzo mi lascia andare verso l'uscita senza nessuna guardia perché tutti dovrebbero essere in mensa a mangiare.

Tutti tranne il ragazzo che sta fumando vicinino alla rete del campo da calcio. Cammino senza guardarlo e ignorandolo.

"Nennè e tu chi sei?" mi dice appena gli passo vicino.
Lo ignoro ancora e mi guardo intorno sperando che ci sia almeno una guardia, ma le mie speranze crollano in fretta quando mi accorgo che siamo solo noi due. Avrei fatto bene ad accettare l'offerta del comandante.

"Scusami sono di fretta" gli rispondo quando lui inizia ad avvicinarsi.
"Io però ti ho fatto una domanda, è buona educazione rispondere" continua lui con un forte accento del sud.

Non ho ancora avuto il coraggio di guardarlo negli occhi e quando lo faccio, me ne pento subito.
È veramente un bel ragazzo.
Capelli scuri e occhi marroni, nello standard nel ragazzo del sud ma nella sua semplicità si nasconde una grandissima bellezza.
Forse qualcosa che cambierei è il suo taglio di capelli, è veramente osceno.

"Te lo ripeto, sono in ritardo" inizio a camminare più velocemente e lui mi si para davanti per bloccarmi la strada.

Da questa prospettiva posso dire che è davvero alto, mi supera di almeno venti centimetri e questa cosa mi incute timore e soggezione.

"Mi hai già rotto il cazzo, e io che mi sto anche sforzando di parlare in italiano per farmi capire. Ti ho fatto una semplice domanda, non mi pare di averti chiesto molto. Chi cazzo sei?" dice le ultime parole scandendole per bene ed avvicinandosi a me sempre di più.

"Cassandra" rispondo infine guardando in basso. Sono abbastanza spaventata dalla sua figura imponente.
"Vedi che non ci voleva tanto" mi dice lui ironicamente mentre si sposta di lato per lasciarmi passare.

"Alla prossima nennè" mi dice giusto prima che  le guardie vicino al portone lo aprano.

Non ci sarà una prossima volta, penso tra me e me.

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⏰ Última atualização: Feb 13, 2023 ⏰

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Stammi vicino||Ciro RicciOnde histórias criam vida. Descubra agora