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 Il telegiornale non parlava d'altro da una settimana.

La vicenda della cattura delle Trix aveva fatto scalpore in gran parte dei regni vicini a Magix, i cui governi avevano trascorso diversi mesi nel terrore, temendo per la sorte dei propri cittadini. Tutti loro erano dotati di eserciti preparati ed eccellenti sistemi di sicurezza, ma inutile dire che avevano fatto volentieri a meno di ricorrervi. Fortunatamente la minaccia era rimasta confinata nella capitale del mondo magico e lì era stata fermata per tempo dalle schiere del Bene.

Del resto i governi e le monarchie di Magix e dintorni avevano i loro dubbi sul fatto che tre studentesse potessero spingersi più in là di così dando vita ad una vera e propria guerra interplanetaria, ma data la piega che avevano preso gli eventi c'era una remota possibilità che la cosa potesse accadere.

Grazie agli allievi delle scuole di Magix, tutti potevano ora dirsi sollevati.

Non sentendosi ancora fuori pericolo, i regni vicini avevano espresso all'unanime la loro volontà di maggior sicurezza e si erano affrettati ad accrescere i loro sistemi di difesa contro eventuali nuovi attacchi.

L'equilibrio tra le forze che vigeva nella dimensione magica e che tutti, da sempre, si impegnavano a mantenere era stato spezzato solo rare volte, e nessuno aveva la certezza di quando e come avrebbe potuto succedere di nuovo.

Con settembre alle porte e con l'inizio imminente della scuola, le fate di Alfea avevano avuto poche occasioni di seguire le notizie, ma i loro mezzi di comunicazione non mancavano mai di far avere loro aggiornamenti. Sui giornali campeggiavano ancora titoli riguardanti la condanna delle tre streghe più folli che Magix avesse mai conosciuto, seguiti da una sequela di istigazioni all'odio unite ad auguri di pace e giustizia.

Bloom, che non mancava mai di buttare un occhio alle prime pagine, si ritrovava spesso a tirare un sospiro di indignazione. Chi scriveva non aveva affatto torto, ma in quanto a imparzialità lasciava molto a desiderare. A volte avrebbe semplicemente voluto che la gente vivesse in pace, senza per forza prendersi a parole e a colpi. Il mondo magico era tutt'altro che perfetto, pensava. Ma, seppur magico, quello era il mondo reale e avrebbe dovuto imparare a convivere con i suoi difetti.

In città l'aria era ancora tesa. Tutti si guardavano le spalle dal prossimo, e Bloom temeva che la gente avrebbe cominciato a girare armata, se le cose avessero continuato di questo passo.

Erano tempi strani, e lo erano anche le conversazioni della gente. Le vicende appena trascorse e il vecchio monastero di Roccaluce, con il suo infallibile sistema di rieducazione, erano sulla bocca di tutti.

Le ragazze ne parlavano a pranzo e a cena, fuori dalle aule, nei locali.

Bloom poteva giurare di udire anche i professori parlarne in modo quasi ossessivo. Le lezioni del nuovo anno non erano ancora cominciate, ma già scommetteva che una volta risaliti in cattedra avrebbero reintrodotto l'argomento alla prima occasione.

Da quel che Bloom aveva potuto sentire, pareva che ai piani alti del monastero di Roccaluce, il centro della comunità religiosa e giuridica di Magix, nonché carcere di massima sicurezza, il Gran Consiglio stesse elaborando alcune nuove e importanti leggi per la sicurezza del pianeta, ma non era tutto qui; si diceva che addirittura volesse conferire ai monaci templari poteri più alti rispetto a quelli che già gli appartenevano, per dar loro maggior voce in capitolo nell'istruzione dei giovani e lasciare che intervenissero per garantire la giustizia nella dimensione magica.

Questa ambizione nel metter mano a competenze diverse da quelle religiose e giuridiche, come l'educazione e la formazione degli studenti, era qualcosa di cui Faragonda si lamentava spesso. Evidentemente non era la prima volta che i monaci di Roccaluce tentavano di acquisire potere dove ne sentivano la mancanza. In quel periodo, però, complice la tensione e il timore ancora fresco, la preside di Alfea non sembrava in vena di opposizione, ma anzi pareva ben disposta ad accogliere le proposte di aiuto dei membri del Consiglio di Roccaluce suoi conoscenti.

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