Capitolo 2 - Il nome predestinato

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<<Bene ragazzo ti darò il vestiario e ti porterò dal tuo maestro >> disse Melissa.

Ernesto chiese al suo amico <<Oreste, tu vieni con me ? >>

<<No ragazzo il mio tempo è finito, devo fare un paio di commissioni ti verrò a trovare un altro giorno.>> rispose Oreste sulla soglia del portone.

Così Ernesto lo salutò e andò insieme a Melissa; entrarono dentro una stanza e dall'armadio Melissa fece uscire una tunica.

<<Ecco qui Ernesto, credo che sia della tua misura, vai a misurartela!>>

Così Ernesto entrò nel camerino e si mise quella tunica di colore verde.

<<Oh che amore che sei!...Ti sta proprio benissimo!>> esclamò con stupore Melissa appena lo vide.

Ernesto sentendola si fece ancora più rosso di prima rispondendole: <<Grazie signora Melissa... >>

Dopo il vestiario Melissa portò Ernesto nella sala di addestramento e nel mentre di una lezione gli presentò il suo maestro.

<<Ti presento il tuo maestro di arcieria, Pablo...È un ottimo scoccare di frecce hai molto da imparare da lui!...Invece questo ragazzo si chiama Ernesto, lo ha portato il nostro caro Oreste!>> disse Melissa.

Pablo sorpreso lo salutò dicendogli: <<Oh allora è una persona in gamba!...il piacere è tutto mio!>>

Così dopo le presentazioni Melissa se ne andò e i due arcieri si parlarono.

<<Bene Ernesto...fammi vedere cosa sai fare con l' arco!>> disse Pablo davanti alla sua classe.

Così Ernesto prese l' arco che gli prestarono in quel momento e con molta attenzione scoccò la freccia per prendere il bersaglio che era davanti a lui; la freccia sfrecciò a una velocità non visibile all' occhio umano che andò a finire proprio al centro del bersaglio.

Gli studenti che erano li a guardare rimasero esterrefatti da ciò che videro, non potevano credere che un novellino potesse fare un centro così perfettamente.

Pablo gli chiese: <<Ragazzo sei stato grande...Sei portato per essere un arciere!...>>

Ernesto gli rispose: <<La ringrazio è frutto dei miei allenamenti quando ero nei boschi!>>.

Pablo in quella prova vide un grande futuro in quel ragazzo; i suoi alunni invece già lo vedevano con una grossa invidia.

Il ragazzo dopo la prova iniziò a partecipare alla lezione, Pablo spiegò vari principi su come impugnare l' arco e come scegliere una freccia adatta per la traiettoria.

Ernesto prestò molta attenzione a quella lezione, era la prima volta che studiava per una traiettoria per una semplice freccia, non aveva mai dato importanza a ciò, era abituato a scoccare frecce a come si sentiva meglio.

Dopo un ora di lezione Ernesto doveva andarsene dalla sala di allenamento ma fu bloccato da un gruppo di alunni:

<<Eh così...Tu vieni qui...E scocchi una semplice freccia per farci sentire inferiori a te...Giusto?>> disse il uno di loro.

Ernesto sentendo quelle parole non sapeva proprio come rispondere, non era sua intenzione sminuire gli altri alunni che erano presenti nella sala.

Continuò a parlare dicendogli: <<ti sfido al bersaglio...Chi fa centro è il più forte...>>

Così Ernesto accettò, una mezz'oretta dopo erano tutti presenti nuovamente nella sala di addestramento, il ragazzo si preparò alla sfida ma fu interrotto nuovamente dallo sfidante:

<<Per te è troppo facile con le frecce normali...Vedi quelle sono delle frecce d'argento...sono usate per bersagli più grandi come le bestie ma la sua difficoltà è quella nella gestione della traiettoria è impossibile fare centro con una di loro...Tutti hanno provato senza nessun risultato!>> il ragazzo parlava già con la vittoria in mano.

Così la sfida iniziò, il ragazzo si preparò e scoccò la sua freccia e fece centro nel bersaglio, e nel mentre il pubblico che era presente fece un applauso; il povero Ernesto non sapeva come fare, non aveva mai scoccato una freccia del genere, così ci rifletté su e pensò alla lezione con il suo nuovo maestro Pablo e cercò di applicarlo.

Così con determinazione si preparò, guardò il bersaglio con un occhio solo, impegnò bene l'arco e con tutta la forza che aveva nel corpo scoccò quella freccia pesante, si sentì un grande tonfo nell' aria come se avesse lanciato una bomba, la freccia svolazzò in aria ronzando come se fosse un grosso vespone finché incredibilmente fece centro all' istante, ci mancava poco che il bersaglio non si capovolse per la spinta che gli diede la freccia.

Il pubblico che era intorno a Ernesto rimase ammutolito da quella scena, nessuno aveva mai fatto centro con quella freccia in tutta la storia dell'accademia, lo sfidante anche lui non credeva ai suoi occhi che ci sarebbe riuscito.

Il pubblico che era li che assisteva, cominciò a gridare "Freccia d'argento" in continuazione.

Così da quel giorno il novellino proveniente dai boschi prese il nome di: Ernesto la "Freccia d'argento" che se lo porterà per tutta la vita.

Freccia d'ArgentoWhere stories live. Discover now