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Mi svegliai di soprassalto sentendo le urla della mia compagna di stanza.
«Che cazzo urli alle tre di mattina»sbottai alla zingara che in quel momento stava urlando alla rossiccia della mattina precedente.
«Mi chiamo Naditza comunque»mi porse la mano alzandosi in punta, dato che io ero nel letto di sopra.«Ginevra»risposi senza lasciar trasparire nessuna emozione, dopodichè ripresi a dormire sperando che le due smettano di urlare.

Non mi ero mai svegliata in un carcere, ma quella prima mattina mi aprì gli occhi:avevo ucciso mia madre, la donna che mi ha dato alla luce.
Perchè me ne resi conto solo in quel momento?se mi stavo ferma, in quel momento probabilmente non ero a fare colazione con delle gallinelle soprannominate "zingare" da Naditza, che litigavano con la solita ragazza rossiccia, a quanto pare si chiamava Viola.
La routine dopo la colazione era quella del giorno precedente, ovvero sul campo a giocare.
Quella mattina avevo deciso di indossare un pantalone di tuta nero con sopra una maglia rossa corta semplice che arrivava fin sopra l'ombelico, che lasciava intravedere il mio piercing.
«Cre tien o piercing?»mi disse un ragazzo dall'altra rete, lo stesso ragazzo misterioso di ieri...
«No guarda è un ornitorinco»risposi con la prima parola che mi venne in mente in quel momento.
«Amò statt calm, volevo solo conversare»continuò a parlare e finalmente riuscii a guardarlo, e ammetto che era veramente bello:capelli castani, occhi verdi, e alcune lentiggini che gli contornavano il naso

«Amò statt calm, volevo solo conversare»continuò a parlare e finalmente riuscii a guardarlo, e ammetto che era veramente bello:capelli castani, occhi verdi, e alcune lentiggini che gli contornavano il naso

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«T si incantat pccrè?»mi chiese dopo miei attimi di silenzio.
«Non mi chiami ne amò ne pccrè ora vattene»risposi sbuffando.
«La principessa quindi parla pure il napoletano ve?»domandò ridendo.
«Ma c vuo?»gli chiesi tranquilla e nel mentre gli rivolsi uno sguardo di ghiaccio, grazie a questo si allontanò lasciandomi finalmente in pace.
"È veramente bello"pensai in quel momento.

Poco dopo venimmo tutti quanti chiamati, sia maschi che femmine, a seguire una lezione di poesia.
Ci venne chiesto di scrivere una poesia, io sono sempre stata negata a scriverle.
Venne letta quella del Chiattillo:un ragazzo milanese odiato da tutti lì dentro, che prendevano tutti in giro, mi dispiaceva davvero tanto.
Poi venne letta anche quella di...Edoardo, si, il ragazzo di qualche ora prima.

«Voglio chiagnere 'na lacrema,
annascunnuta a ll'uocchie

d'o munno indifferente

ca guarda e sse nne va.
Nun voglio parlà 'e niente
pecche ogne pparola
è ssulo 'nu rummore
pe cchi nun vo' capi.
E 'o core mio suspira,

mme dice: "Nun dà retta,
parla cu mme sultanto"
E i' stong a ssenti.»

Pronunciò la poesia con un tale tono che io rimasi quasi ammaliata, a bocca aperta.
«Ginevra?»mi richiamò la prof sbattendo la mano sul mio banco posto in 3 fila.
Stavo per rispondere, quando un ragazzo seduto accanto Edoardo mi precedette, «Professorè se fatt tard»lo ringraziai dato che era seduto poco distante da me e lui ricambio con l'occhiolino, aveva la classica aria da bad boy:capelli neri e occhi cupi.
Non mi stupii più di tanto quando, finita la lezione sia lui che Edoardo uscirono dall'aula insieme mentre ridevano.
Io uscii poco dopo sperando di non incontrarli, e invece...
«Accussi t chiam Ginevra eh?»mi chiese Edoardo prendendomi dal polso.
«Ora che lo sai puoi dormire tranquillo o farti una bella sega in santa pace»risposi girandomi verso di lui, nel mentre l'amico a fianco se la rideva.
«Cre ma vuo fa tu?»chiese occhi verdi.
«No e non ci tengo, a me basta sapere se qualcuno se la fa per me»risposi a tono:amo i botta e risposta.
«A guaglion ha carattere»parlò occhi neri al suo amico,«Ij song Ciro»si presentò baciandomi la mano che io tolsi immediatamente per poi andarmene.

Ed eravamo solo al secondo giorno...

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝||𝐄𝐝𝐨𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐂𝐨𝐧𝐭𝐞Where stories live. Discover now