Ryan

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Brooklyn superò il cancello in ferro che delineava il perimetro tra casa mia e l'esterno. Parcheggio e ci avviammo verso il portone. 

La villa era enorme e lasciava senza fiato chiunque, indipendentemente da quante volte l'avesse già vista. Giocava con l'aspetto neoclassico del marmo bianco e quello moderno che dava vita ad enormi finestroni. Era disposta su tre piani che avevano qua e là un terrazzo o un balconcino con dei deliziosi tavolini dove intrattenersi per parlare o prendere il thè. Sul retro c'era la piscina riscaldabile, semi coperta da una struttura di vetro colorato. Tutto intorno, il verde dell'erba e la distesa di pini e abeti, regnavano sovrani.

"Signorina Makayla, signorina Brooklyn. Che strana sorpresa, non vi aspettavo di ritorno per quest'ora" la paffuta e dolce governante ci osservava con quei suoi occhioni blu. "Oh Margaret, non puoi capire che mal di testa che mi è preso" e con nonchalance mi buttai per terra. "Mi hanno sicuramente avvelenata. Sarà stata quella lattina di coca cola che mi avevi detto di non bere" inziai a dilettarmi in una terribile messinscena che assomigliava più ad una danza. "Perchè mondo crudele, perchèèèèèèè?" ed esalando quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo respiro, mi alzai con il busto per poi rifinire contro il pavimento. 

Margaret mi guardava cercando delle parole adatte "Grazia divina, come si deve fare con te". Le mani sulla faccia tentavano di nascondere quella che sembrava una spontanea risata. Brooklyn era un po' meno divertita visto la gravità della situazione e dopo aver salutato la governante mi prese per un piede, portandomi fino in camera mia.

Seduta sul letto iniziò una serie di domande come se mi avesse vista qualcuno, se avessi lasciato delle impronte o se lo zio del vicino della cognata del nipote di zio paperone potesse avere una minima idea del fatto che io fossi lì. "Per l'ultimas volta, ho fatto un lavoro pulito. Anche se mi beccassero cosa vuoi che succeda? Lo andranno a dire a mio padre?" avrei probabilmente dovuto cambiare le tende di un altro colore "Potrebbero! La cosa che mi spaventa più di tutte però è che tu possa finire davanti ad un giudice" iniziò a girare per la stanza come una belva inferocita e ciò mi distraeva dal pensare a quale tipo di tinta avrei dovuto far ricorso. Nere sarebbero state carine, però forse un po' troppo macabre. Viola di una tonalità più scura magari? Assolutamente non gialle, di quello ne ero certa. "Cosa ne pensi?" "Boh, magari indaco però prima dovrei fare delle prove" mi resi conto troppo tardi di aver risposto alla domanda di quell'animale inferocito con cui mi trovavo. "Sto parlando di tutti i guai in cui potresti andare a finire! A che diamine stai pensanso?!" visto che da regole ben stabilite, non posso mentirle, preferii ammutolire.

Dopo una scorpacciata di pop corn e patatine l'episodio di quella sera assomigliava sempre di più ad una tipica scena del film che stavamo guardando. Clare si era calmata e da un momento all'altro sarebbe crollata con la faccia nella ciotola delle caramelle per la stanchezza. Nella mia stanza sembrava essere scoppiata una bomba perchè avevamo trascorso una buona mezz'ora a giocare al gatto e il topo. Lei mi inveiva contro esponendomi il suo punto di vista sulle mie azioni e mi lanciava i primi oggetti che le capitavano sottomano mentre io cercavo di prediligere l'arte dei ninja schivando tutto all'ultimo.                                                                                                                        Poi si era buttata in un pianto disperato dove mi ha confessato tutto il bene che mi vuole e che se si arrabbia è solo perchè l'idea di vedere la sua migliore amica al freddo non la fa impazzire. Per lo meno non di gioia.

Mezz'oretta dopo crollai anch'io in un sonno profondo. Mi risvegliarono dei forti rumori. Qualcuno stava bussando alla mia porta. Cercai di fare il minimo rumore, misi velocemente la coperta coi gattini più carini di facebook sulle spalle di Brooklyn e aprii. ù

Non so quale Dio l'avesse creato, ma vi assicuro che non è sicuramente il nostro. Un metro e ottanta, due fossette che esaltavano i denti bianchi e le labbra sottili. Due occhi verdi, ipnotici come quelli dei gatti la notte che contrastavano il nero carbone dei capelli. I ciuffi non si decidevano di seguire un ordine dandogli un aspetto ancora più piacevole. 

"Maky" voce profonda e soave. "Ryan". Con un colpo secco l'anta sbattè contro lo stipite. Chiusi a chiave prima di riappisolarmi.




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⏰ Last updated: Dec 31, 2022 ⏰

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Gli/Le spezzo il cuoreWhere stories live. Discover now