IV. Il caffè dell'Angelo

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Un brusio concitato le giunse subito alle orecchie: quasi tutti i tavoli erano occupati da uomini intenti a fare colazione.

Eloisa si guardò intorno per vedere se ci fosse anche Richard, ma improvvisamente l'oste le si parò davanti.

«Signorina, dovreste liberare la camera il prima possibile. Ho un cliente che aspetta» esordì senza tanti preamboli.

Solo in quel momento la ragazza si ricordò che non aveva denaro con sé e, quand'anche l'avesse avuto, non sarebbe stato valido per la Venezia del Settecento.

«Potrei restare ancora una notte?» domandò, cercando disperatamente di guadagnare tempo.

L'oste soppesò un istante la sua richiesta, scrutandola con sguardo indagatore.

«Non credo che sia possibile. Il cliente ha riservato da tempo, è un avventore abituale...» iniziò l'uomo ma, prima che potesse completare la frase, qualcuno intervenne:

«Lasciare in strada una lady non è certo un bel modo di comportarsi, sono sicuro che ne converrete con me.»

Eloisa alzò lo sguardo e i suoi occhi azzurri incontrarono quelli color nocciola di Richard Blair.

«Non si tratta di questo! Ho degli affari a cui badare e questa signorina, o lady - come la chiamate voi- non ha ancora pagato» protestò l'oste.

«Non preoccupatevi: penserò io a saldare il debito» rispose Richard, con grande sorpresa di Eloisa.

Con un sorriso il giovane mise nelle mani dell'oste una grande quantità di monete d'argento ornate dall'effigie del leone di San Marco.

L'oste sgranò gli occhi. «Ma, sior, è decisamente più di quanto occorre!»

«Vorrà dire che permetterete alla signorina di rimanere per tutto il tempo che vorrà» replicò il giovane, facendo un altro sorriso.

L'oste sbuffò, contrariato, ma dinnanzi al denaro dovette cedere. «Come volete» rispose seccato.

Poi si allontanò borbottando, ripetendo tra sé parole confuse, fra cui l'appellativo di "foresto", forestiero, evidentemente rivolto a Richard.

Eloisa tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a seguire il giovane che, avvolto in un tabarro scuro, si apprestava a uscire dalla locanda.

«Perché l'avete fatto?» domandò.

Richard si fermò e la guardò con sorpresa. «Avete proprio uno strano modo di ringraziare.»

«Non fraintendetemi, vi sono grata per il vostro aiuto. Solo, non capisco...» disse la ragazza, seguendolo fuori dal locale.

«Non avrei mai potuto lasciarvi in difficoltà con l'oste, soprattutto nelle condizioni di amnesia in cui vi trovate. A proposito, siete riuscita a ricordare qualcosa?» fece lui.

Eloisa scosse la testa. «Purtroppo no»

«Mi dispiace»

«Forse potreste aiutarmi, devo ritrovare a tutti i costi quel medaglione che mi è stato rubato» disse Eloisa, facendo del suo meglio per stare dietro a Richard.

«Mi rincresce, ma ho già fatto tutto quello che potevo. Ora, se volete scusarmi, ho un impegno importante» disse lui, facendo per allontanarsi.

Eloisa lo guardò mentre usciva dalla locanda, pensierosa.

Era consapevole che da sola non sarebbe riuscita a combinare granché: non sapeva come orientarsi, non conosceva a fondo le usanze di quell'epoca e non aveva idea di come rintracciare il medaglione. Detestava ammetterlo, ma l'aiuto di Richard Blair era indispensabile e, nonostante la fretta con cui si era dileguato, sembrava ben disposto nei suoi confronti.

Tra le pieghe del tempo (Anteprima)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora