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La riunione della De Claris Corporation si era appena conclusa e Ofelia, assistente personale del capo dell'azienda - nonché sua spalla destra -, Lauro De Claris, gli chiese sul da farsi visto che fino a quel momento non aveva ricevuto altre disposizioni. Lo aveva accompagnato a Londra in un viaggio di lavoro, com'era solita fare. La loro azienda, che produceva e distribuiva macchinari ospedalieri già in tutta Italia, stava concludendo parecchi accordi anche a livello internazionale e quel Paese offriva la migliore opportunità per farsi conoscere anche all'estero.

«Bene signore, siamo in perfetto orario!» esclamò Ofelia, richiamando l'attenzione del suo capo. «Chiedo alla reception se ci fanno recapitare i bagagli nella hall e ci chiamano un taxi per l'aeroporto?»

«No, Ofelia!» rispose lui distrattamente, con lo sguardo rivolto verso il suo smartphone.

Ofelia era abituata ormai da anni a quegli atteggiamenti distratti del suo capo, ma rimase comunque perplessa da quel rifiuto, perché lui non era di certo il tipo di persona che faceva ritardo e, quindi, non riusciva a capire perché avesse risposto in quel modo. Normalmente lei non avrebbe obiettato, ma quella sera avevano il volo di ritorno e non avrebbe voluto correre il rischio di perderlo, visto che si trovavano sotto il periodo natalizio ed era difficile trovare dei posti disponibili.

«No? Ha qualche commissione da fare prima? Forse potremmo farcela comunque a prendere l'aereo. La partenza è prevista per le 19. Anche se dovessero chiudere il gate potrei fare una telefonata e...» si interruppe nel momento esatto in cui Lauro alzò gli occhi dallo schermo del cellulare per puntarli sui suoi.

Erano così belli e magnetici che ogni volta Ofelia faticava a concentrarsi, qualunque cosa stesse facendo. E, prima di rendersene realmente conto, lui le spiegò il motivo di quella risposta.

«Ho posticipato il volo. Rimarremo qui a Londra un altro paio di giorni, che ho delle faccende da sbrigare.» sentenziò in tono autoritario, confondendo ancor di più la giovane assistente, che si accigliò scuotendo leggermente la testa.

Proprio pochi minuti prima avevano finito una riunione con il capo amministrativo di un ospedale di Londra per rifornire loro dei propri macchinari, a patto che il contratto si fosse concluso entro Natale. Perché mai aveva deciso di posticipare il volo se dovevano ancora fare un lavoro così importante?

«Un altro paio di giorni? Ma oggi è 22, tra due giorni è la Vigilia, signore. Non può trattenere il suo team qui, entro Natale devono concludere l'affare a Roma!» esclamò, cercando di farlo ragionare.

Il reparto amministrativo della loro azienda era composto da un numeroso team di legali, capeggiato proprio da Ofelia che, oltre a rivestire il ruolo di assistente personale, era anche un brillante avvocato. Lauro invece era un ingegnere e, anche se l'azienda era sua, preferiva gestire i progetti legati alla parte pratica, lasciando il resto delle questioni ad Ofelia. Si fidava ciecamente di lei. Nei nove anni trascorsi a lavorare insieme non aveva mai commesso un solo errore, anzi, più di una volta era stata lei a tirarlo fuori dai casini quando metteva mano su cose che non gli competevano. Non poteva proprio lamentarsi.

«Tratterrò solo te infatti, loro sono già in viaggio verso l'aeroporto.» disse tranquillamente, mettendo da parte il telefono per un attimo, non volendosi perdere la reazione della sua assistente, quasi come se aspettasse solo quel momento.

«Ma veramente il 24...» mormorò Ofelia, prima di bloccarsi e abbassare il viso.

Stava per ricordargli che era il suo compleanno, ma sarebbe stato tutto inutile dal momento che si trovava avanti ad un uomo che riteneva quelle ricorrenze "una perdita di tempo". In passato lui non era così, Ofelia lo ricordava bene, ma da quando l'azienda aveva iniziato ad ingranare, scalando il successo, Lauro era diventato una persona completamente diversa. Freddo, autoritario, austero e dava l'impressione che non gli importasse di niente e di nessuno se non dell'azienda e del lavoro. E lei odiava profondamente questo lato di lui, perché sapeva che dietro a quella maschera si nascondeva in realtà un ragazzo d'oro.

Natale sotto il cielo di LondraWhere stories live. Discover now