ℂ𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 54 𝑰𝒍 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒆̀ 𝑷𝒂𝒔𝒔𝒂𝒕𝒐

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La principessa arricciò le labbra alla risposta di quella maledetta serva.

«Balder che vuoi? Non vedi che sono impegnata!» si dimenò furiosa nonostante nessuno potesse vederla.

Aveva i nervi a fior di pelle quella sera, non possedeva di certo la pazienza necessaria per badare a quel rompiscatole.

Udì un vociare sommesso.

«Potresti accomodarti fuori? Ho bisogno di parlare con mia sorella.»

«Come volete, Altezza.»

«Balder?!»

Lo scatto della serratura giunse prima che potesse dire o pensare altro. La sua irritazione raggiunse i livelli di guardia.

«Insomma! Quante volte ti ho detto di non dare ordini alle mie cameriere?!»‎ strillò agitando i pugni. Il rumore dei passi però, si propagò nella camera.

«Vieni fuori, devo dirti una cosa importante.»

Stava deliberatamente ignorando il suo malumore. Lo sentiva sempre quando si sforzava di fare il serio.

«Lasciami in pace, devo prepararmi!»

Lanciò un'occhiata infastidita al tessuto del separé, cercando di scorgere qualche ombra. La sottoveste di stecche si afflosciò al suolo in una serie di anelli concentrici che ricordavano la coda di un serpente addormentato.

«Eccoti qua!»

«Oh, mio Dio! Balder!» le sfuggì un grido quando la testa del fratello spuntò da sopra il paravento. Risollevò svelta il corsetto con un braccio, premendolo sul seno. Era stata ingenua a pensare che quello spilungone non avrebbe approfittato della sua statura.

«Hai finito? Non serve che tu ti faccia bella per me» ‎le sopracciglia ondeggiarono furbe sopra gli occhi blu, seguendo l'onda di quella provocazione.

«Vattene via idiota!» gli lanciò una scarpa. Lo mancò, ovviamente. Spazientita, fu quasi ad un passo dal trucidarlo con lo sguardo. Poi cercò furiosamente intorno, ignorando l'occhiata divertita che la seguiva.

«Non sopporto quando fai il bambino!» con la vestaglia ebbe più fortuna. Gli piovve dritta in testa, cancellando dalla vista quel volto fastidioso.

Lui si dimenò per un attimo al di sotto del tessuto, prima di liberarsi dalla sua prigione.

«Ehi!» le soffiò contro. I lunghi capelli ora scompigliati e appiccicati alla faccia.

«Riponi le armi, sorella. Lo sai che sono venuto fin qui apposta per te!»

Gigliola lo fissò interdetta, era sempre una strana sensazione risentire quel tono così infantile. Ma la maggior parte delle volte, lo considerava solo un segreto piacere. Specie se si trovava reduce da una serata di battute squallide e sguardi maliziosi. Fu immediatamente grata a quei due occhioni blu che fingevano di essere offesi.

«Ahagh~ Balder, senti...» si massaggiò la tempia, racimolando un po' di pazienza da chissà dove. Fece anche lo sforzo di suonare meno ostile.

«Potresti... potresti aspettarmi lì solo per un minuto? Arrivo subito.»

Lui ricambiò sbattendo le palpebre.

«Un solo minuto, ricordatelo.»

Il volto scomparve dall'altra parte del paravento, un paio di passi seguirono l'ombra prima che se ne perdessero i contorni.

Con i denti stretti, Gigliola si tuffò nella camicia da notte e impugnò con fermezza la vestaglia, delle morbide pantofole ai piedi subito dopo. Era naturalmente ovvio che non le avrebbe mai concesso il tempo sufficiente per struccarsi come si deve. Per cui, rimandò l'azione ad un futuro più prossimo, graziato dalla sua assenza.

L'Ombra dell'OroWhere stories live. Discover now