Epilogo

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ed eccoci qui alla fine, grazie per tutto xx

«Forza, sbrigati!»

Il clima all'interno della casa era caotico, come durante ogni lunedì mattina. L'estate era appena giunta al termine e l'inverno era alle porte. La più fredda stagione dell'anno stava dunque per portare con sé i grandi maglioni, la cioccolata calda, il camino, la neve, e la scuola, che era il cuore del problema di ogni Lunedì.

Le lezioni erano iniziate già da qualche settimana, ma non tutti sembravano abituarsi subito al nuovo regime. In fondo, dopo un'estate trascorsa in vacanza al mare, in montagna con i nonni, al parco con gli amici, quale bambino avrebbe visto di buon occhio lo stare seduto per ore in un'aula?

«Marie, finisci i cereali e corri da papà!»

La bambina, che stava ancora facendo i capricci poiché non voleva saperne di andare a scuola, mise il broncio, per poi finire la propria colazione frettolosamente.

«Amore sbrigati, farai tardi!»

La bimba si pulì la bocca e le guance con il tovagliolo e iniziò a correre per la casa, alla ricerca di papà. Ogni mattina lui l'aiutava a vestirsi e le pettinava i capelli, facendola ridere mentre mimava smorfie e boccacce allo specchio e le sistemava i capelli in treccine o codini. Marie si sentiva sempre carina quando il suo papà le pettinava i lunghi capelli biondo scuro.

L'uomo aiutò la bambina a vestirsi porgendole un paio di pantaloni verdi, una maglietta gialla e un felpina rossa con una fantasia floreale. La invitò poi a sedersi sulle sue gambe, così che anche quel Lunedì potesse pettinarle i capelli nonostante fossero terribilmente in ritardo.

Solamente l'orario, infatti, potè impedire all'uomo di sbizzarrirsi con le acconciature più strane. Solitamente lui e Marie si divertivano a giocherellare insieme con i loro capelli, inventando ogni giorno nuove pettinature, utilizzando sempre tutti gli elastici colorati, le mollettine, i nastrini e, in estate, i fiorellini che raccoglievano insieme.

Stavano parlando di un episodio di Spongebob visto la sera precedente quando qualcuno fece capolino all'interno della stanza. L'uomo gli rivolse la sua attenzione e la bimba sorrise, vedendo il suo papà rosso per la rabbia, con i capelli spettinati e il suo zainetto sulle spalle.

«Piccola peste, ridi di me?» Domandò l'uomo prendendo la bambina dalle gambe dell'altro e sollevandola in aria.

Allora, ancora seduto sul lettino giallo di Marie, Christian guardò la scena che aveva davanti agli occhi. Sua figlia rideva e cercava di liberarsi dalla braccia di papà, mentre suo marito la sollevava in aria e le faceva la linguaccia come quando era piccola.

«Papà, lasciami andare!» Rise la bambina, abbracciando l'uomo quando questo la strinse a sé.

«Non ridere di me, posso essere pericoloso, sai?» Disse, guardandola con occhi minacciosi mentre celava un sorriso. La bimba rise, guardando papà seduto sul letto.

«Si, amore, papà Matti sa essere davvero cattivo e pericoloso» mormorò l'uomo, lasciando un bacio sul naso della bambina e lanciando uno sguardo d'intesa al marito.

In un attimo gli sembrò che non fossero passati quindici anni da quando un ragazzino dagli occhi più belli di sempre lo guardava con occhi minacciosi, per poi scoppiare a ridere contro il suo petto.

Gli sembrò di vedere il suo Mattia, giovane come anni prima, con i capelli più chiari, i lineamenti meno marcati e senza il leggero strato di barba che copriva il suo mento, sorridere spensierato e genuinamente.

Il suo Mattia che dentro non era cambiato, che era sempre stato il suo più grande tutor, in ogni circostanza. Aveva cominciato con l'insegnargli a svolgere esercizi di fisica, per poi passare alla preparazione del tea, a scegliere i migliori cartoni animati Disney, a fare corone di fiori, a mantenere relativamente la calma quando necessario. Lo aveva reso un uomo migliore giorno dopo giorno e, dopo avergli inconsapevolmente insegnato a vivere, gli aveva anche insegnato ad amare. Ingenuamente si era insinuato nel suo cuore, come il suo azzurro si era unito al verde sin dal primo istante.

«Amore, vieni?»

La voce delicata di Mattia, accompagnata dalla risata di Marie, lo riportò al presente. Il moro sorrise e annuì, seguendo i due per poi salire sull'auto.

«Ho dimenticato di dirvi una cosa, papà!» Disse la bimba ad alta voce quando ormai erano vicini al cancello della scuola elementare. Durante il tragitto ascoltavano spesso le canzoni di Biancaneve, Cenerentola, La bella e la bestia e di tanti altri cartoni animati. Christian aveva preparato quel cd per la sua bambina, e per il suo Mattia.

«Oggi devo rimanere a scuola anche il pomeriggio. La maestra ha detto che devo aiutare un bambino in geografia, mi ha chiamata tutor» spiegò la bambina, mentre i due seduti sui sedili anteriori ascoltavano. Christian parcheggiò, e si voltò verso la figlia insieme al marito.

«Tesoro, sei bravissima allora!» Esclamò il biondo orgoglioso, baciandola sulla guancia.

«Si ma a me non va, voglio venire a casa con voi! E se quello non capisce niente? E se è antipatico?» Mormorò, preoccupata.

«Vedrai, non sarà così male» disse il moro, sorridendo mentre guardava con la coda dell'occhio il suo tutor.

Le guance di Mattia si colorarono di rosso, come ogni volta, non avevano mai smesso di assumere quella tonalità purpurea che probabilmente era dello stesso colore del loro amore. Marie, dopo averli baciati e abbracciati, scese dall'auto con il proprio zainetto sulle spalle ed entrò correndo nell'edificio, dato che erano tutti e tre in ritardo. I due l'avevano rincuorata, facendo sì che non temesse più così tanto la lezione di quel pomeriggio.

Christian e Mattia guardarono dunque la loro bambina saltellare verso l'entrata, e i loro cuori non potevano che battere ad un ritmo accelerato. Marie era il loro orgoglio, la loro più grande gioia e fonte d'ispirazione. Era una bambina meravigliosa, e pensarono che anche lei un giorno sarebbe cresciuta, diventando sempre più forte, pronta a combattere e a difendere tutto ciò in cui crede, proprio come la donna che aveva profondamente toccato i suoi genitori, e dalla quale aveva preso il nome.

Marie sarebbe diventata una grande donna, come lo era stata l'anziana signora che anni prima aveva accolto due giovani vagabondi nella sua casetta tra la sabbia.

Dopo circa otto anni dalla loro avventura sulla West Coast, decisero di adottare una bambina. Si sposarono e fu il giorno più emozionante della loro vita: Christian stringeva nella mano destra un foglietto stropicciato, un disegno fatto da lui anni prima raffigurante un bel ragazzino dai boccoli biondi e le lunghe ciglia, mentre aspettava Mattia che, camminando verso l'altare, lo guardava con occhi lucidi e un sorriso sul viso. Anche nel momento in cui Christian mise l'anello al dito di Mattia, il più piccolo arrossì nonostante gli anni che erano passati, facendo così esplodere per l'ennesima volta il cuore del moro.

Adottarono Marie dopo diversi mesi. Non fu facile, anzi, dovettero lottare duramente per la loro bambina, ma non smisero mai di combattere. L'amarono sin dal primo istante, lo stesso in cui capirono che avrebbero voluto regalarle una vita migliore. Il suo dolce sorriso, gli occhi chiari, i capelli biondo cenere e le guance paffute erano i primi ricordi che i due ragazzi avevano di lei.

La bambina era ormai sparita dal loro campo visivo quando Christian guardò Mattia, ritornando al presente mentre si avvicinava a lui.

«Ti amo, Matthew» sussurrò, guardando negli occhi l'uomo che non avrebbe mai smesso di osservare come fosse il più bel fiore della Terra, l'opera d'arte più sconvolgente ed emozionante del pianeta.

Mattia arrossì, come la prima volta.

«Ti amo, Christian»

E si baciarono, continuando a coltivare quell'amore che li aveva salvati quando erano giovani, e li avrebbe uniti per l'eternità.



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Our Glade - ZenzonelliWhere stories live. Discover now