Così assorto che non feci caso all'uomo che avevo di fronte a me e, per evitarlo, finii per urlarlo con la spalla facendo cadere sul suo jeans chiaro il drink che aveva tra le dita. Lui si voltò e mi fulminò con lo sguardo. Era come se volesse uccidermi. In quello stesso istante, mi sentii tremare le gambe e il respiro si fermò in gola.

«Cerca di stare un po' attento, maledizione» mi disse, asciugandosi le mani a un fazzoletto di carta che aveva alla mano sinistra. «Cazzo, questo jeans costa più di te» esclamò con rabbia.

«M-Mi scusi, ero distratto. M-Mi dispiace» balbettai come uno scolaretto.

«Ti dispiace? Ti rendi conto dove siamo e cosa stiamo facendo? Ora mi tocca tornare in albergo e...» Mi guardò dall'alto verso il basso come se avessi commesso un reato da scontare con l'ergastolo. Cercai di sostenere il suo sguardo ma era tutto inutile. Come sempre, lui era più forte di me.

Dio, il colore dei suoi occhi.

Era ancora più profondo di come lo ricordassi. Thomas era cambiato. Era cresciuto. Era diventato un vero uomo. Alto, bello e con il fisico curato. Non era più quel ragazzino timido e estroverso che avevo conosciuto a diciassette anni. Cazzo, era di una bellezza disarmante!

Tolsi gli occhiali da vista e catturai un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Sfoggiai il mio sorriso migliore e lo guardai dritto negli occhi, sperando che potesse riconoscermi.

«Ti chiamerò Blue Eyes» aveva sussurrato in palestra, dopo che mi aveva regalato un bacio da togliere il respiro. «Perché non ti ho mai guardato fino a questo momento?»

«Veniamo da due mondi differenti» avevo precisato. Le sue labbra si erano legate ancora alle mie in un bacio carico di erotismo che mi aveva scollegato dalla realtà. Era tutto un sogno, non avevo ancora compreso di aver attirato le attenzioni di Thomas Mann.

«Ti sei deciso a partecipare al gioco della bottiglia. Dai, su. Dimmi la verità non aspettavi altro.»

«Parlerò solo in presenza del mio avvocato» avevo risposto, stando al gioco.

«Questa sera vuoi uscire con me? Ti offro una pizza da Sandy's.»

«Lo vuoi davvero, Thomas?» avevo chiesto, incredulo che tutto quello fosse vero e non un sogno a occhi aperti.

«Mi piaci, Noah» aveva risposto.

Strabuzzai gli occhi e cercai di tenere a bada il fiume dei ricordi. Gli argini si erano rotti ma dovevo comunque mantenere un certo contegno. Restammo fermi e immobili per un lunghissimo minuto. Continuai a sfiorare il suo sguardo e lui fece lo stesso con il mio. Poi fece un passo verso di me e prese tra le dita il badge che avevo al collo.

«Un giornalista» disse stizzito. «Voi non avete il benché minimo senso della moda. Siete bravi solo a criticare.» Si voltò e sorrise insieme a tre ragazze che avevano assistito alla scena. «Siete la rovina del nostro settore» aggiunse.

«Criticare è il mio mestiere, signor Mann.»

«E il mio è quello di essere qui e far capire alla gente che non tutti si possono permettere di esprimere opinioni» continuò con un tono stizzito. «Vedo che sai chi sono. Quindi dovresti conoscere ciò che faccio per vivere» bofonchiò.

«Io vedo che ha solo tanto a cuore il suo jeans. C'è una tintoria in fondo all'isolato. Posso...»

«Va in redazione a scrivere il tuo articoletto» sogghignò. «In una tintoria? Non laverò mai il mio indumento con prodotti dozzinali.» Mi diede le spalle e, seguito dalle sue amiche, si allontanò per dirigersi verso un'altra area lounge che era poco distante dal luogo nel nostro incontro/scontro. Lo guardai andare via, con la voglia irrefrenabile di rincorrerlo, di strattonarlo e di... ma rimasi lì dov'ero. Thomas era cambiato, in tutti i sensi. Ciò che si diceva in giro su di lui era vero. I soldi avevano offuscato la ragione.

Quando avevo beccato il suo profilo in un articolo che celebrava i dieci influncer più in voga nel settore della moda, stentavo a credere che un tipo come lui potesse ambire a un lavoro del genere. Sì, da ragazzino era ambizioso e voleva mettersi in mostra solo perché voleva essere notato, ma nessuno lo invitava alle feste di Tunner e ai balli scolastici. Diventare un influencer era un bel passo in avanti per Thomas, una cosa impossibile a cui credere. L'articolo aveva rivelato che era stato contattato dalla Levi's dopo che una sua foto, con indosso una t-shirt vintage, aveva racimolato più di 100mila interazioni in meno di 24 ore. Da lì in poi era cominciata la sua scalata al successo. Tre anni erano passati in fretta e ora era diventato l'imprenditore di se stesso, partecipando a eventi alla moda dove scorrevano fiumi di alcol e di soldi. Stentavo a credere che fosse tutto vero, come non volevo credere che fosse diventato una persona così altezzosa e scostumata. Un attimo fa, però, avevo avuto la conferma.

Ero proprio uno stupido ma... non avevo intenzione di gettare la spugna.

Chiamai l'attenzione del cameriere e bevvi tutto d'un sorso un calice di champagne. Le bollicine mi aiutarono a capire cosa fare e a sedare la rabbia che scorreva nelle mie vene. Ingollai un altro calice di quel liquido frizzantino e, nascondendomi dietro un albero, presi il cellulare dalla tasca dei jeans e lessi il messaggio che Thomas mi aveva inviato su Instagram. Sorrisi nel momento in cui diedi uno sguardo a quelle parole che aveva scritto nella chat. Anche attraverso un aggeggio elettronico era uno stronzo.

B. Eyes87: Ma lo sai che sei proprio bello? Mi piaci anche se hai il jeans sporco. È carina quella macchia rosa che hai sulla gamba destra...

Feci un lungo respiro e tornai in mezzo alla gente senza andare alla ricerca di Thomas. In realtà lo feci, ma non trovandolo più in mezzo alla folla, tornai sui miei passi. Scattai un paio di foto che inviai alla social media manager del giornale e mi accomodai su un panchina che avevo poco lontano. L'atmosfera era festosa e nell'aria si respirava un profumo di cocktail fruttati. Guardavo con un'aria stranita le modelle che si scattavano selfie e che sorridevano compiaciute per il proprio look. Tutti si stavano godendo il momento. Tutti, tranne me. Era ovvio. La delusione passò quasi subito. In cuor mio sapevo che le cose non sarebbero andate in maniera diversa. Cazzo, erano passati più di venti anni. Thomas non si poteva ricordare di me! Cosa potevo pretendere? Che potesse riconoscere il suo Noah, nonostante gli occhiali da vista, i capelli lunghi e la barba? Non ero più un ragazzino di 17 anni da tempo. Anche lui era cambiato, lo dovevo ammettere. In statura era rimasto più o meno lo stesso ma aveva messo su una buona dose di muscoli che avevano definito il suo corpo. Quell'espressione da diavolo tentatore, però, non era sparita. Così lo avrei potuto riconoscere anche in mezzo a una folla, anche se fossero passati altri venti anni. Era la sua qualità migliore. Mi ero innamorato di Thomas proprio perché era il classico bello e dannato. A scuola non era così altezzoso. Anzi, era un po' timido e spesso si nascondeva sotto i suoi occhiali da vista. Ora quelli lenti non c'erano più e potevo ammirare tutta la bellezza e la profondità del suo sguardo che mi provocava ancora un senso di vuoto dentro al cuore.

Dio, che bei momenti avevo trascorso insieme a lui. Nonostante fosse stato il mio primo ragazzo... be', tutti quelli che erano venuti dopo di lui erano una semplice copia sbiadita di Thomas. Rivederlo, sfiorare le curve del suo corpo e del viso... Sì, lo amavo ancora. Non lo avevo mai veramente dimenticato.

Il cellulare mi vibrò dalla tasca e fermò lo scorrere dei pensieri. Afferrai subito il dispositivo e lessi la notifica sullo schermo. Era proprio lui. Aveva abboccato. Lo avevo in pugno. Avevo ancora un'altra carta da giocare. 

L'influencer che mi amavaWhere stories live. Discover now