Capitolo 23 - La Regina Dianne

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Un nodo si formò nella mia gola secca, avevo paura della prossima domanda che ero intenzionata a rivolgerle più di tutte le altre che avevo in serbo per lei:"Se ti ha mai detto quanto fossi tremenda o se avessi sbagliato qualcosa da indurla a scappare? Non so, magari sfogandosi le sarà sfuggito di dirle quanto fossi una madre pessima".

Ecco, lo avevo detto e mai avrei pensato di farlo se non fosse che le parole si erano mosse da sole senza il mio controllo.

Gisy sussultò a quelle domande sparate a raffica come i colpi di un mitra:"No sua maestà, ma come le viene in mente di pensare una cosa simile?" Squittì in preda a colpe che si era presa da sola e che non aveva:"Ellie la ama come si dovrebbe amare una madre".

"Allora cosa è successo? Dov'è andata? Senza dirmi niente poi".

Le sentivo pungere quelle lacrime che cercavo di trattenere con tutte le mie forze, ma la voce, quella mi tradiva come non aveva osato fare più nessuno che volesse ancora rimanere vivo.

Gisy sospirò, fu lei ad allontanare lo sguardo dal mio per prestare attenzione alle sue mani intrecciate sulle gambe:"Vede sua Maestà, Ellie è cresciuta e non è una sua colpa". Iniziò a parlare con la calma che non avevo io nell'ascoltare:"Ogni figlio prima o poi cresce e come lei tanti altri hanno voglia di scoprire cosa si nasconde dietro la propria fortezza".

Quella saggezza nascosta dietro i panni di una donna che avevo fatto entrare nel mio regno con l'obbligo di prendersi cura di Ellie, diede al mio cuore una scossa lasciando che lo scuotesse così forte da farlo tornare a battere. Era fermo, perso e stanco, come la mia mente in subbuglio e lo stomaco affamato che non si nutriva per mancato appetito. Ma ora aveva ripreso a pulsare e mi chiedevo quanto fosse durato, forse il tempo di un'altra parola, magari quella sbagliata e si sarebbe nuovamente spento.

"Ellie non ha mai dato segni di voler uscire oltre i cancelli del palazzo", le feci notare.

"Se lo avesse fatto, le avrebbe permesso di farlo?" Mi guardò con serietà.

Questa volta fui io a spostare lo sguardo su quel vuoto che nella realtà era riempito da un armadio antico e una poltrona dai braccioli ricamati in oro ancora splendente:"Probabilmente no".

"Si è mai domandata il perché di questa sua ferma decisione?"

"Ho paura Gisy, paura che qualcuno possa farle del male".

"Ellie è seguita dai migliori uomini dell'intera Inghilterra, tenerla nascosta aiuterà solamente a renderla cieca di un mondo che nasce per vivere di imbroglio e malvagità, ci ha mai pensato?"

"Ogni giorno", ammisi perché era la pura verità:"Per cui mi stai dicendo che lasciarla lì fuori, da sola sia giusto?"

Quella mia domanda provocò una reazione visibile al corpo di Gisy:"No sua Maestà, prego con tutta la mia fede che lei torni sana e salva nel regno". La sua voce iniziò a calare:"Non voglio insegnarle come crescere un figlio, semplicemente le vorrei consigliare di lasciare ad Ellie la possibilità di vedere con i suoi occhi come funziona il mondo. Non gli imponga le sue paure come ordine a rimanere chiusa nelle sue stanze, piuttosto la porti con lei quando uscirà dal regno".

"È questo che vuole?"

"È questo che vuole lei faccia".

Furono poche le ultime parole di Gisy prima di lasciare le mie stanze con un inchino e un sorriso, il più naturale e spontaneo che si poteva ricevere in un momento dove la voglia di piangere prevaleva su ogni sentimento positivo. Io rimasi per poco tempo seduta, alzandomi avevo realizzato quanto mi era stato detto e ragionai sul fatto che probabilmente aveva ragione: non permettevo ad Ellie di uscire da sola ma non la rendevo partecipe neppure quando poteva farlo.

Princess on the runWhere stories live. Discover now